MASCHERONE
Termine architettonico entrato in uso nel XIV sec. per designare un elemento ornamentale a forma di volto umano grottesco o stilizzato, adoperato per lo più come bocca di fontana.
L'uso di protomi ferme nelle fontane greche è ampiamente documentato nella ceramica attica a partire dal VI secolo. Comunissime sono le teste di leone, un po' meno quelle di cinghiale e di pantera, rare quelle di cavallo o di mulo. Solo in un caso, però, appare una testa di sileno (hydrìa nella Collezione Torlonia, v. Antike Denkmäler, ii, tav. viii): è questo probabilmente il primo esempio conosciuto di vero e proprio m. da fontana.
Un'applicazione assai più vasta se ne farà in epoca ellenistico-romana. I tipi più comuni sono quelli della maschera teatrale o di divinità fluviali e marine, talvolta inserite entro una nicchia con decorazione a mosaico, come quelle che appaiono nelle due case pompeiane dette "della fontana grande" e "della fontana piccola".
Un esemplare in marmo del tipo con divinità fluviale è stato trovato a Villa Adriana, mentre un m. teatrale è quello riadoperato in una fontana secentesca di via Giulia, a Roma.
Un'utilizzazione diversa del m., come chiusino da fogna, è pure documentata in epoca romana. L'esemplare più conosciuto è la cosiddetta "Bocca della verità" che si trova nel portico della chiesa di Santa Maria in Cosmedin a Roma; la sua funzione è stata per la prima volta riconosciuta dal Canina (Arch. rom., ii, c. xi).
Bibl.: E. Q. Visconti, Museo Worsleiano, p. 32, tav. IX, 2; F. Mazois, Les ruines de Pompei, 1824-38, II, tav. III, 4; III, tav. XIII, i; W. Helbig, Führer, I, n. 77; id., Beschreib. d. ant. Sculpt. z. Berlin, n. 141, 281; F. Niccolini, Le case e i mon. di Pompei, Napoli 1854, I, Casa detta della seconda fontana, tav. III; Dict. Ant., s. v. Fons; Cloaca; V. Spinazzola, Le arti decorative di Pompei, Milano 1928, tav. 194; C. D'Onofrio, Le fontane di Roma, Roma 1957, p. 170, tav. 143-144.