FATTORI, Massimiano (Massimiliano, Massimo)
Nacque ad Urbino nel 1630. Sacerdote e compositore, esercitò esclusivamente nella propria zona d'origine.
Nel 1650 fu nominato maestro di cappella della cattedrale di Sant'Angelo in Vado; mantenne l'incarico fino al 1653, anno in cui passò al servizio del duomo di Pesaro. Il 19 ottobre fu nominato maestro di cappella dal capitolo dei duomo, per un periodo di tre anni, dopo ripetuti rifiuti da parte di altri maestri, per l'esiguità del compenso; infatti il duomo pesarese versava in gravi difficoltà economiche per cui si era dovuto ridurre anche il numero dei musicisti in organico.
Il 2 ott. 1658, su proposta del vescovo, il capitolo del duomo di Fano lo nominò maestro di cappella e nel dicembre 1659 gli propose una conferma dell'incarico per i successivi tre anni. Rifiutata la proposta, il 10 apr. 1660 il F. lasciò la cappella del duomo di Fano. Dopo breve permanenza a Pesaro, nuovamente al servizio dei duomo, si trasferì ad Urbino, dove, il 16 dic. 1660, gli fu affidata la direzione della cappella musicale, con 29 voti favorevoli e 2 soli contrari "a conditione che debba insegnare a cantare come promette nel suo mernoriale" (Ligi, p. 113). Il F. mantenne l'incarico fino al 27 dic. 1668, giorno in cui, votato a maggioranza il suo esonero, gli successe fra' Giuseppe Tamburini.
Nel 1669 tornò a prestare servizio nella cattedrale di Sant'Angelo in Vado. Nel 1674 diede alle stampe la sua principale opera, dedicata al cardinale Sigismondo Chigi: Mottetti a due e tre voci (G. Monti, Bologna 1674).
Il 24 maggio 1677 venne nuovamente eletto maestro di cappella del duomo di Urbino, con 20 voti favorevoli e 17 contrari. Nel mese di ottobre ricevette alcuni libri di canto, tra cui figuravano alcune opere di Palestrina. Il 27 dic. 1680 fece istanza "di non essere palottato per detta riferma, ma adimandava licentia da detto servizio" (Ligi, p. 121). Gli successe fra' Francesco Antonio Urio.
Dal gennaio 1688 al dicembre 1689 diresse nuovamente la cappella musicale della cattedrale di Sant'Angelo in Vado. Stesso incarico ricoprì negli ultimi tre anni della sua vita. Morì, infatti, a Sant'Angelo in Vado (od. prov. di Pesaro e Urbino), nel 1704.
Alcuni suoi mottetti a due e tre voci, manoscritti, sono conservati nella Biblioteca comunale dell'Archiginnasio di Bologna (ms. A2569); citiamo: Festina nobis gaudia, O beata Maria, Vanitas vanitatum et omnia vanitas, Videns crucem Andreas exclamavit, Amo te Jesu et nil aliud, Quis est iste sanctus e, per una messa da morto, il mottetto Aeternam dona eis Domine.
Bibl.: G. Radiciotti, Contributi alla storia del teatro e della musica in Urbino, Pesaro 1899, pp. 52 s.; Id., La cappella musicale del duomo di Pesaro, in La Cronaca musicale, IV (1914), pp. 66 s.; B. Ligi, La cappella musicale del duomo di Urbino, in Note d'archivio per la storia musicale, II (1925), pp. 111 s., 119 ss.; R. Paolucci, La cappella musicale del duomo di Fano, ibid., III (1926), pp. 115 s.; G. Gaspari, Catalogo della Biblioteca d. Liceo musicale di Bologna, II, Bologna 1961, p. 419; Diz. encicl. univ. della musica e dei musicisti, Le biografie, II, p. 710.