PAVAN, Massimiliano
Storico dell'antichità e della cultura classica, nato a Venezia il 30 agosto 1920, morto a Padova il 17 gennaio 1991. Allievo di A. Ferrabino e di A. Degrassi, ha insegnato Storia greca e romana all'università di Perugia dal 1964 al 1975, quindi Storia romana all'università ''La Sapienza'' di Roma. È stato direttore del Dizionario Biografico degli Italiani e condirettore dell'Enciclopedia Virgiliana e dell'Enciclopedia Oraziana. A partire dal 1979 ha promosso, presso l'Istituto della Enciclopedia Italiana, una serie di seminari internazionali sui momenti ''epocali'' della storia antica: l'incontro fra mondo greco e mondo romano, quello fra classicità e cristianesimo, ed infine fra il cristianesimo, mediatore di classicità, ed il germanesimo. Queste iniziative sono legate alla definizione di una prospettiva ermeneutica del mondo classico che ha trovato ulteriore manifestazione nella fondazione, insieme a G. Bianco e a V. Verra, della rivista Fondamenti (1985). Ha promosso la costituzione del Comitato di studio della recezione di testi classici nelle culture orientali, che ha diretto fino alla morte, presso l'Istituto italiano di studi filosofici di Napoli. Ha inoltre presieduto il Comitato nazionale per l'edizione del carteggio di Canova.
Nella sua ricerca sono individuabili quattro filoni principali: il primo è la caratterizzazione del mondo classico e i rapporti fra Grecia e Roma, svolto in una serie di contributi culminati nella monografia Il momento del classico nella grecità politica (1972). In essi la classicità è colta nella coerenza di tutte le sue manifestazioni storiche, in una unità concepita dagli stessi protagonisti come modello e non come imitazione (La grecità politica da Tucidide ad Aristotele), da cui emerge anche il senso di un confronto con l'esperienza dell'età repubblicana e imperiale di Roma (Roma, 1988; Roma e l'Oriente, 1990). L'identità sostanziale della classicità greca e romana è stata sostenuta da P. nell'introduzione al suo L'antichità classica (1977), in cui è percorso tutto l'itinerario del mondo classico, da Omero a Giustiniano, in chiave unitaria, ivi compreso l'innesto del cristianesimo. Infatti l'eredità del mondo antico e il cristianesimo è un'ulteriore tematica coltivata con continuità da P., seguendo l'idea guida di storicizzare il cristianesimo antico e di valutare il suo debito nei confronti della società e della cultura ellenistico-romana, in una prospettiva formulata emblematicamente nella premessa al primo fascicolo di Fondamenti, Processo al classico (1985), e già elaborata in una serie di saggi sulla continuità fra classicità e cristianesimo (La crisi della scuola nel IV secolo, 1952; Stato e comunità cristiane nel Norico, 1973; Cultura classica e cristianesimo in Cappadocia, 1979), nonché sulla mediazione esercitata dal cristianesimo fra romanesimo e un mondo germanico (Sant'Ambrogio e il problema dei barbari, 1978). Quest'ultimo problema ha orientato P. verso la terza tematica, della romanizzazione dell'area adriatico-danubiana, quale cerniera di confronti, scambi e assimilazioni (La provincia romana della Pannonia Superior, 1955; L'ambiente militare della provincia del Norico, 1956; Ricerche sulla provincia romana di Dalmatia, 1958), inducendolo a promuovere convegni e ricerche storico-archeologiche sull'area della X Regio Venetia et Histria.
Quarto, ma non secondario filone, è quello della recezione del ''classico'' nella cultura moderna con una serie di studi (in parte confluiti nel volume Antichità classica e pensiero moderno, 1977), dedicati al significato delle riflessioni moderne sulla classicità, da Vico a Voltaire, a Von Humboldt, a Winckelmann a C. Balbo e a Manzoni fino ai nostri giorni (Discussione sulla storiografia Italia-Urss, 1964). Una menzione a parte merita la monografia L'avventura del Partenone. Un monumento nella storia (1983), che delinea l'influenza del monumento di Pericle e di Fidia sulla cultura europea moderna e, tra l'altro, ripropone in un quadro unitario i temi di numerosi suoi saggi sul neoclassicismo e su Canova.