Sforza, Massimiliano
Primogenito di Ludovico il Moro e di Beatrice d’Este, nacque il 25 gennaio 1493 a Milano. Fu battezzato con il nome di Ercole in omaggio al nonno materno, duca di Ferrara; il nome fu in seguito affiancato e poi sostituito da Massimiliano, in onore del re dei Romani. Educato in vista della successione al ducato milanese, S. si trovò invece coinvolto ancora fanciullo nel collasso dello Stato sforzesco durante le guerre d’Italia. Il 31 agosto 1499, Massimiliano e il fratello minore Francesco abbandonarono Milano dinanzi all’avanzata dell’esercito del re di Francia Luigi XII. Il 25 aprile 1500 i due bambini trovavano riparo a Innsbruck presso Massimiliano I d’Asburgo il quale incamerò denari e preziosi dei figli del Moro, garantendosi così le spese di mantenimento.
Nel 1512 gli eventi presero una piega favorevole. Ridimensionata l’influenza francese in Italia, il 20 giugno entrò a Milano il vescovo di Lodi, Ottaviano Sforza, in veste di luogotenente della lega Santa e del «duca» Massimiliano. La restaurazione sforzesca prevedeva un impegno degli svizzeri alla protezione militare del Milanese: il 29 dicembre S. entrò ufficialmente a Milano. I francesi non minacciavano più, ma il dominio su Milano era solo apparente: il ducato – questa l’idea che se ne aveva a Venezia – era di fatto «governato da tedeschi, da sguizari et spagnoli, tutti sitibondi de denari» (M. Sanudo, Diarii, 15° vol., a cura di F. Stefani, G. Berchet, N. Barozzi, 1886, col. 458). Palese, a giudizio di Francesco Guicciardini, l’incapacità di S., inadeguato al ruolo anche sul piano dell’immagine: «estravaganti» i suoi «pensieri», «sordidissimi i suoi costumi».
Le mire francesi sulla Lombardia non cessarono, e S. fu bersaglio dell’alleanza franco-veneta di Blois del 23 marzo 1513. Nello scambio epistolare tra M. e Francesco Vettori del 1513, l’oratore fiorentino a Roma interpella più volte M. sulla delicata congiuntura internazionale, senza nascondersi la debolezza politica ed economica del ducato milanese. Il re di Spagna – scrive Vettori il 21 aprile 1513 – «può credere che in quello stato sia pochissimi danari [...] e quelli pochi che il duca [Massimiliano] non li possa avere per esser giovane e nello stato nuovo e debole» (Lettere, p. 247). Il quondam Segretario rispondeva il 20 giugno, per un verso ribadendo il ritratto di «un duca di Milano posticcio» (p. 263), e, per altro verso, confermando il perdurare delle pretese francesi sulla Lombardia. Nelle successive missive del 27 giugno e 12 luglio 1513, Vettori sottolinea come la difesa svizzera del ducato sia legata solo alla possibilità di «trarne ogni anno grossa pensione» (p. 269); giudizio ripreso da M. il 10 agosto: «ogni volta che si lascerà in Milano un duca debole, la Lombardia non fia di quel duca, ma de’ svizeri» (p. 277). Nel complesso – scrive ancora Vettori il 20 agosto – S. appare un «re delle feste» che «si lascia portare da questa sua fortuna a balzelloni» (p. 281).
Il 1° gennaio 1515 salì sul trono di Francia Francesco I, intenzionato al recupero di Milano. Ancora una volta S. puntò soprattutto sulle milizie elvetiche, ma il 4 ottobre 1515 dovette arrendersi: si portò a Pavia, dove rinunciò definitivamente al ducato in favore di Francesco I, e accettò di risiedere da privato in Francia con un assegno vitalizio e la promessa della porpora cardinalizia. Quando Francesco I fu sconfitto a Pavia il 24 febbraio 1525 e cadde prigioniero, S. coltivò velleitari propositi di rivalsa. Logorato dalla vana attesa della nomina cardinalizia, S., dal 1527 di nuovo a Parigi, fu anche preda di attacchi di follia. Egli lamentava inoltre ristrettezze economiche, dato che Francesco I aveva sospeso le provvisioni per disporre del denaro per il riscatto dei figli. S. morì a Fontainebleau il 25 maggio 1530, istituendo erede del ducato Francesco I.
Bibliografia: G. Benzoni, Massimiliano Sforza, in Dizionario biografico degli Italiani, Istituto della Enciclopedia Italiana, 71° vol., Roma 2008, ad vocem.