BALDO, Massimilla
Nacque a Legnago, in provincia di Verona, il 12 agosto 1924 da Luigi, piccolo imprenditore proprietario di un’officina meccanica, e da Maria Gardone.
Frequentò il liceo classico di Legnago intorno agli anni Quaranta e ottenne la maturità nel 1943, quando la seconda guerra mondiale entrava nella fase più brutale. La sua famiglia dovette abbandonare la città e rifugiarsi in campagna. Milla (questo è il nome con cui veniva chiamata da tutti) non poteva frequentare l’Università e durante quelle lunghe giornate leggeva molto di letteratura, di poesia, di arte, di divulgazione scientifica. Nel liceo dove aveva studiato, l’insegnamento delle scienze era limitato a favore della materie umanistiche e Milla era interessata a colmare le sue lacune soprattutto nel campo della fisica. Come lei stessa racconta in alcune note autobiografiche contenute in un articolo dal titolo The discrete charm of the nuclear emulsion era, pubblicato in una rivista americana (Annual review of nuclear and particle science, 2002, 52, pp. 1-21), le capitò di leggere un libro di Ginestra Amaldi e Laura Fermi (Alchimia del tempo nostro) che le diede l’intensa esperienza di scoprire che quello che voleva era ritornare a una vita normale e studiare fisica.
Alla fine della guerra, Milla si iscrisse al corso di laurea in fisica, presso l’Università di Padova. La scelta fu approvata dai genitori, i quali ritenevano che la cosa più opportuna per una figlia (aveva due fratelli che studiavano ingegneria) fosse quella di sposarsi e, se avesse desiderato di avere un lavoro fuori casa, avrebbe potuto diventare un’insegnante in una scuola secondaria, professione a quel tempo considerata molto adeguata per una donna, perché compatibile con l'esigenza di formare una famiglia.
A Padova abitava presso il convitto della suore Canossiane, in Via Umberto I. Frequentò l’istituto di fisica in Via Marzolo, oggi dipartimento di fisica e astronomia Galileo Galilei. Tra i suoi professori vi erano Antonio Rostagni, Nicolò Dallaporta, Michelangelo Merlin e Giampietro Puppi.
Si laureò nel 1952 con una tesi sulla cattura nucleare dei mesone π, sotto la supervisione del professor Dallaporta. Dopo la laurea, fu invitata a collaborare – a titolo gratuito – con il gruppo di fisica delle particelle elementari. I primi tempi non furono facili per lei, anche per la difficoltà a inserirsi in un ambiente prevalentemente maschile. Era una donna dall’apparenza fragile e delicata, ma già allora dimostrava grande determinazione, tenacia, energia e forza di carattere, doti che certamente l’aiutarono ad affermarsi nella sua carriera.
Il 1952 fu un anno importante per la fisica: in Italia venne fondato l’INFN (Istituto Nazionale di Fisica Nucleare), che inizialmente comprendeva quattro sezioni (Milano, Padova, Roma e Torino); sempre nel 1952 venne realizzato a Ginevra - sia pure in una fase preliminare – il laboratorio del CERN (Centro europeo per la ricerca nucleare), ratificato nel 1954 dai governi coinvolti inizialmente nel progetto.
In istituto Milla incontrò Carlo Ceolin, fisico teorico di vasta cultura, figura altrettanto ricca e complessa, interlocutore autorevole e attento, che le fu vicino lungo tutta la sua vita. Nel 1953 Milla divenne la signora Baldo-Ceolin. Nel 1954 nacque Maria, la loro unica figlia, che ebbe due figli, Carlo junior e Saverio, adorati nipoti di Milla.
Nell’immediato dopoguerra l’istituto di fisica di Padova era in pratica deserto; a poco a poco il direttore Rostagni riuscì a riunire alcuni docenti (in parte rientrati dalle vicissitudini della guerra) e alcuni neo-laureati. Non vi era alcuna strumentazione adeguata e nessuno era aggiornato su quello che era accaduto in fisica durante il periodo bellico. Ma c’era una forte spinta a ricominciare, una voglia di ricostruire e una grande speranza nella ripresa.
Il settore ideale per la rinascita dell’attività scientifica parve quello delle cosiddette emulsioni fotografiche nucleari, che non richiedeva grandi e costose strumentazioni, né un lungo apprendistato. Si ritornò quindi ai raggi cosmici, che Bruno Rossi aveva studiato proprio a Padova fino al 1938, e che, con l'appoggio di Edoardo Amaldi, Gilberto Bernardini aveva investigato a Roma negli anni della guerra. Questo tipo di ricerca si rivelò un ideale elemento di raccordo per i gruppi che in alcune università italiane diventavano protagonisti della rinascita della fisica. I raggi cosmici non erano più visti come diretto oggetto di indagine, ma come sorgenti di nuove particelle. Queste erano prodotte nelle interazioni dei raggi cosmici (costituti in gran parte da protoni di alta energia) con i nuclei atomici dei componenti dell’alta atmosfera. Le emulsioni erano esposte a queste particelle, quindi montate su lastre e sviluppate; l’analisi al microscopio delle tracce che le particelle cariche avevano lasciato nelle emulsioni forniva informazioni sulle loro proprietà.
Lo sviluppo e la diffusione della tecnica delle emulsioni nucleari per studiare le proprietà della particelle elementari, che iniziò in Europa alla metà degli anni ’40, era dovuta principalmente a Cecil Powell (Bristol) e Giuseppe Occhialini (Milano). Questa tecnica fu ideale per lo sviluppo di una importante collaborazione internazionale (22 laboratori in 12 paesi europei), organizzata da Powell e Merlin. In un primo tempo le emulsioni nucleari erano esposte ai raggi cosmici ad alta quota in alta montagna; in seguito, un pacco di emulsioni veniva lanciato a quote ancora più alte (tra i 20 e i 39 km), dove l’intensità dei raggi cosmici è più elevata, mediante palloni stratosferici.
A Padova si costituì un gruppo di ricerca molto attivo, nel quale Milla ebbe un ruolo importante; in camice bianco (a quel tempo il camice era la divisa dei fisici sperimentali), faceva da supervisore a una schiera di ‘osservatori’ (era diventata in poco tempo una grande esperta) nel selezionare gli ‘eventi rari’ più interessanti.
Nell’istituto di fisica si respirava un grande senso di collaborazione e di partecipazione. Ogni giorno il direttore Antonio Rostagni riuniva per l’ora del tè tutti i fisici, inclusi i cosiddetti allievi interni, per fare il punto sullo stato della ricerca. Milla partecipava alla discussione con grande entusiasmo e passione, con nuove idee e proposte.
Uno dei principali lanci avvenne in Sardegna nel luglio del 1953; dopo qualche ora di esposizione ai raggi cosmici il pacco venne liberato e cadde sul mare con un paracadute; venne quindi recuperato da una nave. Le lastre furono distribuite tra i vari laboratori e analizzate al microscopio da numerose schiere di fisici e tecnici nei diversi laboratori europei. Nell’aprile del 1954 venne organizzato a Padova l’International congress on heavy unstable particles and high energy events in cosmic rays, dove vennero presentati i dati raccolti dalla collaborazione.
Tra i lanci successivi, va ricordato il progetto del G-stack (G sta per giant), realizzato dai gruppi di Bristol, Milano e Padova: si trattava del lancio di un voluminoso pacco di emulsioni nucleari (circa 15 litri pari a 60 kg), sufficientemente grande da contenere le tracce delle particelle assieme ai loro prodotti di decadimento. Il lancio fu eseguito da un luogo vicino a Genova; il pallone fluttuò per circa sei ore all’altitudine di 27 km; il pacco precipitò in un’impervia zona delle Alpi, ma fortunatamente solo il 10% dell’emulsione venne danneggiata.
Queste ricerche aprirono un mondo nuovo: furono scoperte moltissime nuove particelle elementari, tutte instabili, destinate cioè a decadere in quelle stabili, più leggere (protoni, neutroni, elettroni e neutrini). Fu individuata una categoria di particelle denominate strane, perché presentavano delle caratteristiche peculiari: non si riusciva a conciliare il meccanismo della loro produzione intensa con quello del loro decadimento, che avveniva in modo estremamente debole. Nel 1955 venne organizzata una importante conferenza a Pisa, dove vennero presentati i primi risultati del G-stack. L’analisi completa dei dati venne presentata nel 1957 in una conferenza internazionale che si tenne a Padova e a Venezia (intitolata Mesons and recently discovered particles). Il gruppo di Padova, cui – come si è detto - contribuiva attivamente Milla, presentò risultati nuovi sui mesoni K, particelle strane più leggere del protone, che hanno avuto un ruolo molto importante per la comprensione delle leggi che regolano i fenomeni delle particelle elementari. Durante il primo periodo della sua carriera scientifica, lo studio dei mesoni K costituì l’argomento principale della ricerca di Milla.
Con la conclusione dell’esperimento del G-stack, l’utilizzo dei raggi cosmici venne quasi completamente soppiantato dalla costruzione di acceleratori che fornivano fasci omogenei di particelle di alta energia e intensità. Furono inventati nuovi strumenti di rivelazione (tra cui le camere a bolle e le camere a scintilla), che sostituirono in gran parte le emulsioni nucleari. Milla seppe rapidamente impadronirsi delle nuove tecniche e iniziò un’intensa attività sperimentale ai nuovi acceleratori in diversi laboratori (al CERN di Ginevra e in alcuni laboratori negli Stati Uniti e in Russia).
Più che fornire una descrizione dettagliata e sistematica della vasta attività scientifica di Milla, è qui opportuno fornire alcuni spunti che possano dare un’idea delle problematiche di cui si è occupata, dei suoi esperimenti sempre all’avanguardia e delle implicazioni delle sue scoperte.
Milla era sensibile alla bellezza, all’eleganza e all’armonia, qualità che ritrovava nel mondo delle particelle elementari. In particolare, era affascinata dalle simmetrie, cioè dalle proprietà di invarianza delle leggi che emergevano dall’analisi dei nuovi risultati. Questo suo interesse influenzava fortemente anche il suo modo di insegnare la fisica, molto focalizzato sulle simmetrie e sulle leggi di conservazione che esse implicavano. Seguiva con grande interesse e apertura le idee, anche le più ardite, alla base dei modelli teorici più avanzati e promettenti e voleva verificarne sperimentalmente la validità. Anziché dedicarsi a esperimenti più tradizionali, Milla si cimentava nella realizzazione di esperimenti insoliti, estremamente difficili, ma molto più interessanti, che non davano la certezza di arrivare a risultati sicuri, ma fornivano comunque dati più precisi sui fenomeni indagati.
Nel 1955 fu scoperto a Berkeley, in California, l’antiprotone, cioè l’antiparticella del protone con carica negativa, che nel 1959 fruttò il premio Nobel a Owen Chamberlain ed Emilio Segrè. Milla era stimolata dall’idea di estendere la prova dell’esistenza delle antiparticelle agli iperoni (particelle strane più pesanti del protone). Con una strategia mirata, ebbe l’idea di esporre un pacco di emulsioni nucleari al fascio di mesoni π- di alta energia prodotto dall’acceleratore da poco in funzione a Berkeley. Con l’aiuto di un collega americano, D.J. Prowse, l’esperimento venne realizzato con successo nel 1958 e la portò, pochi anni dopo la laurea, alla scoperta del primo anti-iperone, chiamato anti-lambda ( D. J. Prowse - M. Baldo Ceolin, Physical Review letters, 1958, 1, p. 175). La scoperta dimostrò che la simmetria materia-antimateria si estendeva al dominio delle particelle strane e quindi a tutte le particelle. L’universo che ci ospita è costituito da materia, ma si pensò che un antimondo speculare costituito da antimateria sarebbe stato in sostanza indistinguibile dal nostro mondo.
Solo qualche anno dopo si scoprì che questa e altre simmetrie non erano perfette, ma presentavano segnali di rottura, di violazione, sia pure in modo estremamente debole e apparentemente effimero. Nel 1956-57 vennero scoperte la violazione della parità (simmetria rispetto all’inversione delle coordinate spaziali) e della coniugazione di carica (simmetria rispetto allo scambio tra particella e antiparticella); successivamente la violazione della simmetria rispetto all’inversione temporale, ecc. Tali scoperte non solo resero il quadro dei fenomeni più ricco e interessante, ma fornirono un elemento essenziale per la comprensione dell’evoluzione dell’universo. Sono queste asimmetrie che, secondo la teoria del Big Bang, resero possibile l’incredibile varietà dei fenomeni dell’universo che senza di esse, risulterebbe completamente uniforme e inospitale.
Milla investigò, con una serie di esperimenti e con tecniche diverse i vari tipi di violazione delle simmetrie nell’ambito della fenomenologia dei mesoni K. Pubblicò un lavoro di rassegna su questi argomenti in collaborazione con Lev Okun, uno dei massimi fisici teorici russi (Nuclear physics B, 1984, vol. 247, n. 2, pp. 293-312).
L’attività sperimentale di Milla nel settore dei mesoni K si era intensificata a partire dal 1957 in una collaborazione con Jack Fry dell’Università di Madison, Wisconsin, che trascorse un paio d’anni a Padova. Fu una collaborazione lunga e fruttuosa che continuò per parecchi anni, anche dopo il rientro di Fry negli Stati Uniti e portò a uno studio sistematico delle proprietà di queste particelle e alla loro classificazione. Gli esperimenti venivano effettuati al CERN di Ginevra e in altri laboratori negli USA.
Va ricordato un esperimento in un settore diverso da quello dei mesoni K, e cioè sui limiti di stabilità della materia. Milla seguì la via suggerita da un modello teorico del premio Nobel Sheldon Glashow: si trattava di indagare una ipotetica trasformazione di neutroni in antineutroni, prevista da una estensione della simmetria del Modello Standard. L’esperimento fu realizzato al reattore dell’Istituto von Laue-Langevin di Grenoble, con un metodo del tutto innovativo, che implicò il superamento di notevoli difficoltà tecniche e che permise di ottenere un limite tuttora valido sulla stabilità della materia (M. Baldo-Ceolin, Physics Letters B, 1985, vol. 156, n. 2, pp. 122-128).
All’inizio degli anni ’80 Milla iniziò a occuparsi dei neutrini, che divennero i protagonisti della sua ricerca. In collaborazione con un gruppo di Aachen, realizzò un esperimento al CERN in cui, per la prima volta, si registrarono i processi di diffusione neutrino-elettrone. Tali processi permisero di determinare parametri importanti per un confronto accurato con il cosiddetto Modello Standard della particelle elementari, che unifica le forze deboli e le forze elettromagnetiche (M. Baldo-Ceolin et al., Physical Review letters, 1978, vol. 41, p. 213). L’impresa fu estremamente impegnativa: i neutrini sono le particelle più elusive che possono attraversare il pianeta Terra da parte a parte come fosse quasi interamente trasparente, e si trattava di farle scontrare con la più leggera delle particelle cariche, l’elettrone. L’apparecchiatura sperimentale era molto bella, e Milla ne era orgogliosa: la considerava alla stregua di un’opera d’arte.
In seguito, fino al termine della sua lunga attività scientifica, Milla indagò, in alcuni importanti esperimenti realizzati al CERN con strumentazioni diverse, il fenomeno delle oscillazioni tra le differenti specie di neutrini, che mutano di identità nel loro cammino (specificamente tra il neutrino del μ e quello dell’elettrone). Tra le sue ultime imprese scientifiche va citata la partecipazione, con Carlo Rubbia, all’esperimento Icarus (acronimo di Imaging cosmic and rare underground signals), entrato in funzione nel 2010 presso i Laboratori nazionali del Gran Sasso e tuttora in corso, con l’obiettivo di fare chiarezza sui problemi ancora irrisolti della fisica del neutrino.
Nel 1988 Milla diede inizio, all’Istituto veneto di scienze, lettere ed arti, a una lunga serie di convegni internazionali, intitolati Neutrino telescopes. Un altro modo di guardare il cielo, titolo lungimirante che anticipò lo sviluppo della fisica astroparticellare (settore interdisciplinare tra la fisica del microcosmo, l’astrofisica e la cosmologia). Tali convegni, che Milla organizzava con estrema cura fin nei minimi dettagli e con grande eleganza, hanno richiamato a Venezia i massimi esperti mondiali, inclusi numerosi premi Nobel, e hanno rappresentato un punto di riferimento essenziale per la comunità dei fisici del settore. Così Milla è diventata ovunque‘‘the Lady of neutrinos’, la Signora dei neutrini.
Milla non si è occupata solo di fisica delle particelle; era interessata anche ad altri settori della fisica e della storia della scienza. Va ricordata innazitutto la sua ricerca su Galileo e la scienza sperimentale effettuata nell’ambito delle celebrazioni galileiane dell’Università di Padova, organizzate nel 1992, quarto centenario della chiamata di Galileo Galilei all’Ateneo patavino. In collaborazione con lo storico della scienza Carlo Maccagni e con altri studiosi (tra cui il fisico e storico americano Tom Settle), Milla ha ricostruito alcuni degli esperimenti sulle leggi del moto realizzati da Galileo a Padova, utilizzando i mezzi da lui impiegati. In particolare è stata costruita, sulla base delle indicazioni contenute nei Discorsi, una replica del piano inclinato, ora conservata nel dipartimento di fisica. La ricerca ha confermato che gli esperimenti di Galileo non erano meramente concettuali - come avevano ritenuto alcuni storici della scienza - ma basati sia su considerazioni teoriche sia su una precisa sperimentazione.
La originale rivisitazione di Galileo per ciò che ha ‘fatto’, oltre che per ciò che ha scritto, ben riflette la valutazione di Milla riguardo all'importanza della attività sperimentale. Nel dedicargli la ricerca su Galileo (Galileo e la scienza sperimentale, in Nuncius, XIV (1999), 2, pp. 423-454), ella significativamente attribuiva ad Antonio Rostagni il merito di aver «insegnato a generazioni di studenti come la sperimentazione, non meno della teoria, sia dotata di un alto contenuto intellettuale». Va inoltre citato, nell’ambito delle stesse celebrazioni, l’importante convegno interdisciplinare Galileo Galilei e la cultura veneziana, da lei organizzato nel 1992 presso l’Istituto veneto, che ha riunito a Venezia importanti studiosi di Galileo e del suo tempo.
Milla amava la divulgazione scientifica e le era piaciuta l’istituzione a Padova del premio Galileo dedicato a questo settore letterario; faceva parte con impegno ed entusiasmo del comitato scientifico.
Prima di ottenere una cattedra, Milla non aveva un posto permanente all’Università di Padova, ma soltanto la posizione di professore incaricato, che le veniva rinnovata di anno in anno. Nel 1963 partecipò a un concorso nazionale e risultò vincitrice; venne chiamata alla cattedra di fisica superiore all’Università di Padova, dove fu la prima donna titolare di una cattedra scientifica nell’Ateneo. Milla considerava l’attività didattica un compito fondamentale. Sua ferma convinzione era che didatti eccellenti a livello universitario possono essere solo coloro che sono, o sono stati, intensamente impegnati e creativi nella ricerca: lei stessa forniva una prova molto eloquente della fondatezza di questa convinzione.
Per vari anni tenne il corso di fisica superiore e quello di fisica generale; insegnava con grande passione ed entusiasmo. Aveva una grande capacità di comunicazione e riusciva a catturare l’attenzione e l’interesse degli studenti, che incoraggiava a perseverare nello studio e a credere in ciò che facevano,a guardare con speranza al futuro, anche in tempi di scarsa attenzione per la cultura e la ricerca.
Grande era la sua capacità di stimolare entusiasmo per la fisica, anche in campi distanti da quelli di suo diretto interesse. Non pochi studenti che si interessarono poi di ambiti di ricerca diversi da quello delle interazioni fondamentali hanno avuto da lei ispirazione e suggerimenti preziosi. Ha avuto moltissimi allievi, ha seguito moltissimi laureandi e ricercatori, che in parte hanno arricchito il suo gruppo o hanno proseguito in altre istituzioni e centri di ricerca. Sensibile al tema delle pari opportunità, dedicava una particolare attenzione al futuro delle donne, alla loro valorizzazione nella ricerca, consapevole delle maggiori difficoltà che esse avevano ad affermarsi, rispetto ai colleghi dell’altro sesso, come lei stessa aveva potuto riscontrare all’inizio della sua carriera.
Milla ha svolto importanti compiti organizzativi con grande competenza ed impegno. Alla fine degli anni 1960 divenne direttore della Sezione INFN di Padova.Nel 1973 succedette ad Antonio Rostagni nella direzione dell'Istituto (oggi dipartimento) di fisica Galileo Galilei, incarico che ricoprì fino al 1978. Durante la sua direzione seppe abilmente anticipare la transizione, da lei fortemente auspicata, che in tempi successivi avrebbe portato alla costituzione dei dipartimenti. Nel contesto di un istituto tradizionale, anche se già policattedra, ella volle essere affiancata da un consiglio di gestione, rappresentativo di tutte le componenti operanti nell'istituto.
Milla ha saputo svolgere tutti i suoi mandati con determinazione ed equilibrio, anche in anni bui e difficili per la vita politica e universitaria del nostro paese. Con grande dedizione ed energia, riusciva a portare avanti a pieno ritmo sia la ricerca scientifica, sia la gestione dei suoi compiti istituzionali.
Ha fatto parte di numerosi comitati internazionali per la programmazione della ricerca e di comitati di redazione di diverse riviste internazionali; ha ottenuto importanti premi e riconoscimenti, tra cui: il premio Feltrinelli dell'Accademia nazionale dei Lincei per la fisica, (1976); la medaglia d'oro del ministero della Pubblica Istruzione ai benemeriti della scuola, della cultura e dell'arte (1978); la medaglia d’oro del ministero della Ricerca scientifica e tecnologica ai benemeriti della scienza e della cultura (1995); il premio della Società italiana di fisica in occasione del cinquantesimo anniversario della teoria di Fermi (1984), e quello in occasione del primo centenario della sua fondazione (1997). È stata socio effettivo dell'Accademia nazionale dei Lincei, dell’Istituto veneto di scienze lettere ed arti, dell'Accademia galileiana di Padova, dell’Accademia delle scienze di Torino. Grazie ai suoi vasti interessi per la cultura, il suo contributo alle accademie è stato sempre di grande rilevanza. Va ricordato, in particolare, il suo saggio L’unità del sapere (Padova 1998), in cui illustra il ruolo importante della cultura umanistica nella formazione dello scienziato, e ribadisce il compito precipuo delle accademie di conciliare e far dialogare la cultura scientifica e la cultura umanistica.
Va ricordato il suo grande impegno politico in tante battaglie sociali che hanno segnato la storia del nostro dopoguerra, soprattutto per la difesa della democrazia e per l’emancipazione della donna. Era orgogliosa della mimosa d’oro che aveva ricevuto come riconoscimento dall’UDI (Unione delle donne in Italia), associazione di promozione politica, sociale e culturale. Pur non essendo iscritta a nessun partito politico, la federazione del PCI di Padova avrebbe voluto candidarla nel 1976 al Senato della Repubblica, come rappresentante indipendente della cultura, per dare voce a una parte della società italiana e per aumentare il prestigio delle liste e il consenso elettorale. Milla fu molto riconoscente per la richiesta, ma dopo qualche ripensamento declinò l’invito, perché non voleva abbandonare la ricerca. La sua passione per la fisica era per lei più forte di quella per la politica.
Un ruolo importante nella vita cittadina ebbero le riunioni a casa di Milla e Carlo Ceolin (allora era in Via dei Tadi, in centro di Padova) in quello che venne chiamato ‘il salottino’, che raccoglieva un gruppo di intellettuali padovani per reagire al clima di violenza e di sopraffazione della cosiddetta Autonomia operaia. Nel 1995, l’Università di Padova ospitò la conferenza nazionale delle Università italiane nel cinquantenario della Liberazione. Nell’ambito di queste celebrazioni si tenne un convegno su L’Università dalle leggi razziali alla resistenza, che Milla contribuì a realizzare, assieme ad altri colleghi, tra cui Antonio Lepschy e Cesare Pecile. Molto importante fu il suo contributo come relatrice al convegno. Il suo intervento era dedicato al grande fisico Bruno Rossi, fondatore dell’istituto di fisica dell’Università di Padova, allontanato dalla cattedra perché ebreo, nel silenzio di colleghi e studenti. Fortunatamente questa triste storia non si concluse in tragedia: le ricerche di Rossi sui raggi cosmici l’avevano reso noto in ambito internazionale e gli aprirono il mondo accademico americano.
Milla aveva moltissimi interessi oltre alla fisica: l’arte, la letteratura, la poesia, la musica; amava la montagna, le piacevano i viaggi. Approfittava della partecipazione a molti convegni in varie parti del mondo per visitare paesi e luoghi nuovi. Nonostante volesse essere sempre presente a tutte le relazioni dei convegni, riusciva, durante la pausa pranzo o alla fine delle sessioni, ad andare a visitare una mostra, una chiesa, un museo, un giardino botanico (aveva la passione dei fiori). Era instancabile; le sue giornate erano lunghissime: a qualunque ora si concludessero, voleva riunirsi con amici e colleghi per discutere sugli eventi della giornata. E infine telefonava a Carlo, per raccontargli quello che aveva fatto, quello che aveva visto, e per avere notizie di Maria e dei nipoti Carlo e Saverio. Appassionata di montagna, normalmente trascorreva il mese di agosto a San Martino di Castrozza, in Trentino. Con Carlo faceva lunghe escursioni e si cimentava anche con ferrate e arrampicate.
Morì a Padova il 25 novembre 2011.
Una bibliografia essenziale degli scritti di Milla Baldo-Ceolin si trova negli Atti dell’Istituto veneto di scienze, lettere ed arti, t. CLXX (2012-2013). Una descrizione autobiografia dell’avvio e dello sviluppo della sua carriera scientifica è contenuta nel citato articolo dell’Annual review of nuclear and particle science.