FENOGLIO, Massimo Besso
Nacque a Chiesanuova (Torino) da Lorenzo e da Lucia Basolo il 25 giugno 1892. Nel 1920 conseguì la laurea in scienze naturali e nel 1922 quella in chimica, presso l'università di Torino. La sua carriera scientifica ebbe inizio con la nomina ad assistente alla cattedra di miniere presso la Scuola di ingegneria di Torino, di cui era titolare Augusto Stella. Trasferitosi lo Stella a Roma, il F., rinunciando a due posti vinti per concorso, l'uno presso l'Ufficio geologico, l'altro presso l'Istituto sperimentale delle ferrovie come ispettore chimico-petrografico, che avrebbero implicato un suo trasferimento a Roma, optò nel 1925 per la nomina a professore di ruolo negli istituti tecnici, dove insegnò chimica, prima a Pinerolo e successivamente a Torino.
Nel contempo frequentava l'istituto di mineralogia dell'università di Torino, diretto da Emilio Repossi, dopo il trasferimento a Napoli di Ferruccio Zambonini; nel 1927 consegui la libera docenza in mineralogia, docenza che esercitò presso l'università di Torino, dove tenne anche per incarico diversi insegnamenti. Comandato nel 1934-35 per l'insegnamento di mineralogia nella facoltà di scienze dell'università di Messina, nel 1935 risultò primo vincitore nel concorso alla stessa cattedra. Nel 1936, collocato a riposo Luigi Colomba, che era succeduto al Repossi, il F. fu chiamato a coprire la cattedra di mineralogia dell'università di Torino.
Lo Zambonini prima, durante gli studi universitari, lo Stella e il Repossi più tardi ebbero una profonda influenza nella formazione scientifica dei Fenoglio. Dal primo egli assorbì l'importanza della chimica, della cristallo-chimica e della chimica analitica in particolare, nella ricerca mineralogica; dallo Stella la non comune conoscenza dei giacimenti minerari. Dal Repossi apprese i criteri di impostazione e la visione mterpretativa dei problemi petrografici.
In effetti l'opera scientifica del F. si articola in modo equilibrato fra temi riguardanti la mineralogia in senso stretto, la petrografia, la cristallografia, la geochimica e la giacimentologia. I suoi contributi mineralogici riguardano una quindicina di specie mineralogiche: fra essi hanno particolare rilievo quelli concernenti i carbonati naturali neutri e basici di magnesio idrati: nesquelionite, lansfordite, artinite, idromagnesite, nonché un raro carbonato ultrabasico di magnesio e ferro idrato, la brugnatellite. Si tratta di un complesso articolato di ricerche eseguite fra il 1933 e il 1942, nelle quali il F. sottopose a revisione sistematica questo importante gruppo di carbonati, la costituzione chimica e l'individualità mineralogica dei quali erano ancora oggetto di discussione. Il F. ebbe modo di studiare materiali di eccezionale bellezza e purezza, da lui stesso raccolti nelle litoclasi delle serpentine che ospitano il noto giacimento di magnetite di Cogne in Val d'Aosta. Le sue ricerche confermano per la nesquelionite la composizione di un carbonato di magnesio triidrato, dimostrano che la lansfordite si identifica con il pentaidrato, confermano la composizione dell'artinite, carbonato basico triidrato, e conducono alla precisazione della composizione di un altro carbonato basico idrato, l'idromagnesite. Per la brugnatellite il F. poté confermare la composizione già stabilita da E. Artini.
Le ricerche sui carbonati basici legati a rocce serpentinose condussero il F. a occuparsi anche della zaratite, un carbonato basico di nichelio tetraidrato, che egli riuscì a ottenere per sintesi ricavandone interessanti indicazioni sul meccanismo di formazione in natura. Riusciva infatti a ottenere la zaratite facendo agire una soluzione diluita di cloruro di nichelio sopra la nesquelionite, carbonato di magnesio triidrato. Il procedimento gli era stato suggerito dall'avere egli osservato in natura la frequente associazione della zaratite a carbonati di magnesio quali la magnesite e l'idromagnesite o al carbonato doppio di magnesio e di calcio, la dolomite. A un esempio di come l'osservazione naturalistica, accoppiata a un'accurata indagine chimica, possa portare a risultati ottimali.
Il F. fu certamente fra i primi ad adottare negli studi mineralogici le tecniche rbntgenografiche, di cui fece largo uso, anche se non si spinse oltre alla determinazione delle costanti reticolari. Egli poteva così dimostrare la presenza di cristobalite β nell'opale associato alla magnesite di giacimenti delle Prealpi piemontesi. Più tardi, in collaborazione con l'allievo G. Rigault, stabiliva le relazioni fra composizione chimica e proprietà cristallografico-strutturali dei granati.
Fra i numerosi studi petrografici del F. spiccano le ricerche, condotte fra il 1929 ed il 1956, su graniti, porfidi e tufi, gabbri anfibolici, lherzoliti e serpentine inquadrabili in relazione alla loro appartenenza alla "zona Ivrea-Verbano" e alla "zona del Canavese" e sulle reciproche relazioni geologiche delle due zone considerate. Più recenti. ma ancora legate a problemi riguardanti formazioni eruttive delle Alpi occidentali, sono da ricordare le ricerche, svolte con la collaborazione di G. Rigault, sulla formazione dioritica di Cogne-Valsavarenche. Un ulteriore campo di ricerca, scaturito da una sua collaborazione con la scuola di Padova per il rilevamento del massiccio dell'Adamello, lo vide impegnato nel 1938-39 in un particolareggiato studio geologico e petrografico della Val Nambrone, in cui il F. portò apprezzati contributì alla conoscenza della differenziazione magmatica di quel massiccio intrusivo. Caratteristiche riconosciute dei suoi lavori petrografici sono la grande accuratezza nelle osservazioni microscopiche, la qualità e il significato delle analisi chimiche.
Nel settore minerario il F. si dedicò principalmente ai giacimenti di nichelio e cobalto legati alle ofioliti mesozoiche delle Alpi piemontesi di Val di Lanzo e Val di Susa. Rendono pregevoli queste sue ricerche i rilevamenti sul terreno, le osservazioni al microscopio in luce riflessa, le rare analisi chimiche degli arseniuri naturali di nichelio e cobalto della serie smaltite-cloantite. P da notare come queste ultime ricerche assumano spontaneamente e gradualmente un orientamento geochimico nei suoi studi sulla diffusione del nichelio nelle masse serpentinose delle Alpi piemontesi. Tale orientamento si andrà manifestando più tardi in modo più spiccato nelle ricerche, realizzate con la partecipazione di G. Rigault, sugli elementi del gruppo delle "terre rare" nella scheelite di Traversella, sulla distribuzione dell'uranio e del torio nella formazione dioritica di Cogne e sulla geochimica dell'europio.
Seguendo una consolidata tradizione dell'epoca, il F. dedicò parte della sua attività anche allo studio cristallografico di sostanze organiche, con una serie di lavori su alcuni derivati del bifenile. Si tratta di ricerche cristallografico-morfologiche, ottiche e róntgenografiche, le quali, anche se non si possono ancora considerare strutturistiche, portarono tuttavia un non trascurabile contributo alla caratterizzazione di un importante gruppo di composti.
Attento studioso delle figure più rappresentative di mineralogisti e geologi nel periodo del Risorgimento, illustrò in modo magistrale le figure di Q. Sella, di A. Sismonda, di G. Spezia, di A. Ferrero della Marmora, di A. Stoppani e di L. Pilla (Cenni su l'opera di mineralogisti e geologi, soci dell'Accad. d. Scienze di Torino, durante il Risorgimento, in Atti dell'Accademia delle Scienze di Torino, XCVI (1962), pp. 729-744).
Lavoratore instancabile, seppe proteggere l'istituto da lui diretto dagli eventi bellici e si prodigò nell'opera di riorganizzazione nel dopoguerra. Con pari impegno curò la formazione dei suoi allievi, molti dei quali giunsero a ricoprire cattedre universitarie. Ottenne per i suoi meriti ampi riconoscimenti. Gli fu conferito nel 1934 il premio ministeriale dell'Accademia nazionale dei Lincei e nel 1942 quello dell'Accademia nazionale dei XL, fu insignito della medaglia d'oro dei benemeriti della scuola, della cultura e dell'arte. Fu socio, ordinario dell'Accademia Peloritana di Messina e dell'Accademia di agricoltura di Torino, socio nazionale residente dell'Accademia delle scienze di Torino, socio corrispondente dell'Accademia nazionale dei Lincei e dell'Accademia Pontaniana di Napoli, presidente, nel triennio 1961-63, della Società mineralogica italiana, di cui era stato uno dei fondatori.
Morì a Torino il 18 ag. 1970.
Il F. fu autore di oltre 80 pubblicazioni, fra le quali sono da menzionare in particolare: Studi petrografici sulla zona del Canavese, in Periodico di mineralogia, I (1930), pp. 61-98; II (1931), pp. 213-258; IV (1933), p. 42; Ricerche sui carbonati naturali neutri e basici di magnesio idrati, in Rend. d. R. Acc. naz. d. Lincei, classe di scienze fis., mat. e naturali, s. 6, XXIV (1936), pp. 219-222; Igiacimenti di nichelio ecobalto delle ofioliti mesozoiche delle Alpi piemontesi, in Rend. d. R. Acc. d'Italia, classe di scienze fis., mat. e naturali, s. 7, II (1941), pp. 216-221; Osservazioni geochimiche sul nichelio presente nelle masse peridotitico-serpentinose delle Alpi piemontesi, in Rend. d. Acc. naz. d. Lincei, s. 8, VIII (1950), pp. 282-285; Ricerche spettrografiche sulla scheelite di Traversella, ibid., XVIII (1955), pp. 420-429 (con G. Rigault); Contributo alla geochimica dell'europio, ibid., XXII (1957), p. 420 (con G. Rigault); Relazioni fra composizione chimica e proprietà fisiche e cristallografico-strutturali dei granati, in Rend. d. Soc. mineralogica ital., XVI (1960), pp. 7-22 (con G. Rigault). Pubblicò inoltre il testo Lezioni di mineralogia (Torino 1937; poi: Corso di mineralogia, Torino 1954).
Fonti e Bibl.: Necrologi, con elenco delle opere, in Atti d. Accad. delle scienze di Torino, CV (1971), pp. 505-514, e in Atti d. Accad. naz. d. Lincei, cl. di scienze fis., mat. e naturali, Celebrazioni lincee, n. 78 (1973), pp. 1-12.