D'ALEMA, Massimo
Uomo politico, nato a Roma il 20 aprile 1949. Iscrittosi al PCI nel 1968, iniziò la sua carriera politica a Pisa, dove frequentava la facoltà di Filosofia. Nel 1975 fu eletto segretario nazionale della Federazione giovanile comunista e nel 1983 fu chiamato a dirigere, come segretario regionale, la federazione pugliese del PCI. Entrato nella segreteria nazionale nel 1986, diresse il quotidiano l'Unità dal 1988 al 1990 e sostenne la trasformazione del PCI in Partito democratico della sinistra (PDS), avviata per iniziativa di A. Occhetto e sancita dal congresso di Rimini nel febbraio 1991. Deputato dal 1987 e presidente del gruppo parlamentare del PDS (1992-94), nel luglio 1994 ne divenne segretario nazionale superando, nelle votazioni del consiglio nazionale, il suo diretto concorrente, W. Veltroni. Sotto la sua guida il PDS condusse una dura opposizione nei confronti del governo Berlusconi (maggio 1994 - gennaio 1995), per poi entrare a far parte della maggioranza che sostenne il successivo gabinetto Dini (gennaio 1995 - maggio 1996), comprendente tra le altre forze il Partito popolare italiano e la Lega Nord.
Convinto della necessità di stringere alleanze con il centro moderato, laico e cattolico, fu uno dei promotori della coalizione elettorale, denominata l'Ulivo e guidata da R. Prodi, che ottenne la maggioranza relativa dei seggi alla Camera e al Senato nelle elezioni politiche dell'aprile 1996 e che costituì, con l'appoggio del Partito della rifondazione comunista (PRC), la base parlamentare dell'esecutivo di centro-sinistra presieduto dallo stesso Prodi. Impegnato in particolare sul terreno delle riforme istituzionali (nel febbraio 1997 fu eletto presidente di una Commissione bicamerale per le riforme costituzionali), D'A. pose quindi in primo piano l'ipotesi dello sviluppo del PDS in una nuova forza unitaria in grado di aggregare ulteriori personalità e organizzazioni di area socialista, laica e cattolica di sinistra. Nel febbraio 1998 fu quindi sancito l'avvio del processo di formazione dei Democratici di sinistra (DS), guidati dallo stesso D'A. e comprendenti, oltre al PDS, la Federazione laburista, i Comunisti unitari, i Cristiano sociali ed esponenti della sinistra repubblicana.
Nell'ottobre 1998, dopo la caduta del ministero Prodi, D'A., designato presidente del Consiglio, formava un nuovo governo di centro-sinistra, di cui entravano a far parte le forze politiche aderenti all'Ulivo, l'Unione democratica per la repubblica (UDR) e i Comunisti italiani, nati in seguito a una scissione subita dal PRC, schieratosi invece all'opposizione. Il mese successivo D'A. lasciava la segreteria dei DS, sostituito da Veltroni, e assumeva la presidenza del partito. Primo ex comunista a capo del governo, D'A. si proponeva di proseguire sulla via del risanamento finanziario e delle privatizzazioni, nonché della riforma dello stato sociale. Le divergenze interne alla maggioranza, accentuatesi col formarsi del nuovo raggruppamento de I Democratici, legati a Prodi e ad A. Di Pietro, rendevano tuttavia spesso accidentato il cammino del governo, costretto anche a confrontarsi con una situazione molto difficile sul piano internazionale. In particolare D'A. sostenne l'impegno dell'Italia nell'intervento aereo della Nato contro la Iugoslavia a favore del Kosovo (marzo-giugno 1999). La politica del governo non premiava tuttavia le forze della coalizione di governo nelle elezioni europee svoltesi nel giugno 1999. Nuove tensioni nella maggioranza portarono, nel dicembre 1999, alle dimissioni dell'esecutivo e alla rapida ricostituzione di un nuovo governo D'A. in cui maggior peso era riconosciuto a I Democratici.
Ha pubblicato tra l'altro: Un paese normale. La sinistra e il futuro dell'Italia (1995); Progettare il futuro (1996); La sinistra nell'Italia che cambia (1997); La grande occasione (1997); Kosovo. Gli italiani e la guerra (in collab. con F. Rampini, 1999).
Bibl.: A. Rapisarda, Massimo D'Alema, Roma 1996; C. Baccetti, Il PDS. Verso un nuovo modello di partito?, Bologna 1997; G. Fasanella, D'Alema, Milano 1999.