MASSIMO di Torino, santo
Ben poco si sa di questo vescovo, la cui produzione letteraria è tuttavia notevole. Risulta che era ancora vivo nel 465, allorché firmò per primo dopo papa Ilario (il che dimostra che doveva essere in età molto avanzata) il sinodo romano; già nel 451 egli aveva sottoscritto, al settimo posto, il sinodo di Milano che accettava l'epistola dogmatica di papa Leone I. Dal suo Sermo LXXXI sembra potersi concludere che fosse nato fra il 380 e il 385, probabilmente nelle Alpi Retiche nel distretto di Trento. È il primo vescovo di Torino di cui si conosca il nome, ed ebbe per successore S. Vittore: la sua sede era allora suffraganea di Milano. Torino lo venera come patrono.
Dai suoi scritti appare animato da vivo zelo pastorale, specialmente nel combattere gli avanzi di usi pagani nella sua diocesi. Tali scritti comprendono 118 Homiliae, 116 Sermones, e 6 Tractatus (di cui gli ultimi tre frammentarî e apocrifi): editi da B. Bruni a Roma nel 1784, sono riprodotti in Migne, Patrol. Lat., LVII; ma ricerche posteriori hanno dimostrato che alcuni di questi scritti sono falsamente attribuiti a M.
Bibl.: F. Savio, Gli antichi vescovi d'Italia, Torino 1899, p. 283 segg.; O. Bardenhewer, Geschichte der altkirchl. Liter., IV, Friburgo in B. 1924, p. 610 segg.; S. Colombo, Per un'edizione critica delle opere di S. M. vesc. di Torino, in Didaskaleion, 1924, p. 71 segg.