FERRETTI, Massimo
Nato a Chiaravalle (Ancona) il 13 febbr. 1935, già nei primi anni venne colpito da quella malattia cronica, l'endocardite reumatica, che lo segnerà per sempre, rendendo il corso dei suoi studi difficile e discontinuo. A Iesi, dove frequentò il ginnasio e si trasferì con la famiglia, cominciò a studiare i poeti moderni e a scrivere versi: già nel maggio '54 usciva a Siena il poemetto Deoso;nel '55, sempre a proprie spese, a Iesi, la prima raccolta di Allergia.
Questo libriccino, inviato a critici e riviste letterarie, risvegliò l'interesse di E. Falqui, che incluse la lirica "Omaggio a Virgilio" nell'antologia La nuova poesia (Roma 1956), e di P. P. Pasolini, che ne pubblicherà a più riprese liriche su Officina. Deoso vuol essere un nuovo mito, un Prometeo che conosce il segreto della vera grandezza al di là dei limiti di spazio e di tempo. L'inesauribile, sempre rinnovato slancio con cui egli sorvola mondi "interminati" e con il quale i versi si susseguono ai versi con riprese sempre più intensificate, nonché alcune particolarità lessicali di linguaggio arso e raffinato insieme, ci rimandano a La bufera montaliana e al Bateau ivre di A. Rimbaud. Del poeta "maudit" il F. amerà mantenere sempre qualcosa: la "statua nera dell'impotente inferocito" (Pasolini, lettera al F. del 26 giugno '59), l'improvvisa irrisione, lo sprezzo della parola, dell'immagine cruda, l'insofferenza totale per la società del suo tempo, "l'allergia", appunto, come rifiuto fisiologico incontrollabile.
Sulla linea di Deoso, il mito della rigenerazione, con il richiamo a Virgilio e l'augurio di una nuova età, è presente in Omaggio a Virgilio, con la figurazione-emblema della casa vuota, senza più lari, della terrazza senza fiori, che sogna una rinascita attraverso la gelida purezza del pupazzo di neve. Approdata ad Officina, la poesia del F. convinse Pasolini sì che appoggerà Allergia (ripubblicata da Garzanti, Milano 1963) per il premio Viareggio "Opera prima", conseguito nell'agosto '63. Ha inizio un rapporto di amicizia fra i due poeti testimoniato da un epistolario di grande interesse, pubblicato nell'86 (Lettere a Pier Paolo Pasolini e altri inediti, a cura di M. Raffaelli, Chiaravalle 1986), rapporto che però s'incrinerà presto, quando il F., dedicatosi al romanzo, parteciperà al Gruppo '63.
Uno slancio ritmico di grande felicità percorre i versi di Allergia. Al primitivo nucleo di versi quali risultano dalla prima plaquette si aggiunge la sezione autobiografica "La croce copiativa", dove si abbandona la struttura dell'oggetto-idea come fulcro della poesia (cfr. "In memoria di un albero", "Anch'io sono il mare") già eliotiano e montaliano per la narrazione libera e quasi sfrenata. La coraggiosa rivisitazione di tutti i sapori dell'esistenza, marcata dalla malattia e dalla guerra, la gioia di vivere e il senso dell'estraneità, tutto è ritagliato dallo sfondo di un mondo mercificato e ripugnante. Se una avidità sensoriale straordinaria coglie i ritratti femminili di "Piccola antologia sentimentale", sono le sezioni "Il Donchisciotte della rabbia" e i "Versi urbani", che chiudono il libro, a presentare una nuova, più riposata scansione ritmica, una scelta sicura dei tempi in cui s'aggregano materiali linguistici di varia estrazione, dalla parola tecnica a quella arcaica, dall'incipit quasi gnomico scandito con suggestiva lentezza alle rime facili, alla serie di domande concitate fino ad un'inaspettata chiusa autoironica. Allergia, dunque, presenta una commistione di tanti diversi elementi poetici necessari a una costellazione, a un tema musicale; "modi per organizzare i materiali linguistici": tali il F. definisce in una sua dichiarazione gli "aneddoti in prosa" che si possono estrapolare dal libro.
Il passaggio dalla lirica al romanzo fu mediato per il F., autore di recensioni per Paese sera-Libri e per Il Giorno, dalla assidua frequentazione del romanzo contemporaneo. Rodrigo, il romanzo edito nel 1963 da Garzanti (Milano), fu preceduto dal racconto Un incidente all'aeroporto, del 1961.
Rodrigo ripercorre meticolosamente la preparazione di un suicidio, mentre episodi della vita del protagonista si riaffacciano come per caso, presentati senza approfondimenti psicologici e sentimentali, ma con ottica evidenza; in tal modo l'atto e il senso del suicidio vengono come "dissacrati", riassorbiti dalla banalità della vita di provincia, prese come specimen di tutta la realtà ormai privata di senso e valore. Ma il protagonista pare quello stesso di Allergia, allergico al mondo ma bramoso di vita, arrabbiato talora come un fanciullo, ma pure teorico, desideroso di ideologica coerenza, anche letteraria come un autore del "nouveau roman".
Nel 1963 il F., che a Roma, dove si era stabilito senza aver concluso gli studi di legge, fu sempre in cerca di un lavoro sicuro, venne invitato a Palermo al primo convegno di ottobre del Gruppo '63. Qui diede pubblica lettura di alcuni brani del nuovo romanzo, Il Gazzarra, che uscirà presso Feltrinelli (Milano) nel settembre '65. Instaurava da questo momento un ottimo rapporto con A. Porta, N. Balestrini, R. Pedio, mentre sembrava quasi volersi sganciare da ogni rapporto di dipendenza nei riguardi di Pasolini.
Il Gazzarra è un romanzo senza memoria, senza trama alcuna, senza caratteri psicologici, ma con la presenza totalizzante di una generica anima giovanile, che si vede agire ed esprimersi attraverso il gioco dei tre "indiani", i tre giovani amici. Il gioco è dunque l'unico protagonista, quasi che l'uomo abbia subito una sorta di "regressione a condizione prelogica" (Pedullà), e il F., che ha fatto sue le suggestioni di W. Faulkner e J. Joyce e le tesi di A. Robbe-Grillet ed ha sentito il fascino del Tristram Shandy di L. Sterne, accoppia alla meticolosità descrittiva una frenesia dispersiva di azioni e parole che rende difficile la lettura.
Il Gazzarra non ottenne buona critica e il F. tornò a Iesi per dedicarsi all'attività commerciale lasciata dal padre; poi si sposò, ristabilendosi a Roma. Qui si applicò alla traduzione di testi scientifici e del romanzo Between di Christine Brooke Rose, per il quale scrisse una prefazione, dove illustrava l'arte del romanziere moderno quale "bricoleur" di materiali linguistici e conoscitivi raccolti in una lingua "imparziale". Lo humour che da tale "bricolage" derivava al libro della Brooke Rose era la "superarma" liberatoria che il F. aveva sempre cercato per se stesso contro il mondo nemico ed in questa direzione, ancora, si presenta l'abbozzo di romanzo Trunkful al quale il F., dopo anni di inattività creativa, stava lavorando quando la morte sopravvenne improvvisa a Roma il 20 nov. 1974.
Fonti e Bibl.: P. P. Pasolini, Il neosperimentalismo, in Officina, n. 5, febbraio 1956, pp. 169-182; Id., La libertà stilistica, ibid.,nn. 9-10, giugno 1957, pp. 341-346; L. Pignotti, Arrabbiato e crepuscolare, in Paese sera-Libri, 14 giugno 1963; P. Dallamano, Rodrigo, non ucciderti, ibid.; A. Spatola, M. F. - Allergia, in Il Verri, 9 agosto 1963; G. Ferrata, La poesia e il coraggio: da Fortini a F., in Rinascita, 14 sett. 1963; W. Pedullà, Fatto per vivere il suicida Rodrigo, in Avanti!, 26 sett. 1963; S. Ramat, M. F. - "Allergia", in Letteratura, gennaio-aprile 1964, pp. 175 s.; C. Varese, L'immagine diventa personaggio, in L'Espresso, 9 febbr. 1964; F. Curi, Ancora sulla giovane poesia Malebolge, marzo 1964, p. 41; G. Spagnoletti, M. F. - La terza prova, in ABC, 29 ag. 1965; G. Gramigna, Andiamoci piano con "Zazie", in La Fiera letteraria, 31 ott. 1965; P. Dallamano, Bomba alla crema, in Paese sera-Libri,12 nov. 1965; A. Spatola, Il Gazzarra di F., in Gazzetta di Parma, 30 dic. 1965; W. Pedullà, Il Gazzarra: un romanzo "informale", in Avanti!, 27 genn. 1966; poi in La letteratura del benessere, Napoli 1968, pp. 324-327; R. Barilli, M. F.: Il Gazzarra, in Il Verri, n. 20, febbraio 1966, pp. 105-108; G. Manacorda, Una disperata soggettività, in Nuova Sinistra, 15 giugno 1966, pp. 21-24; G. Manacorda, Storia della letteratura italiana contemporanea, Roma 1967, p. 396; A. Rosselli, Porta e F.: dalla poesia al romanzo, in Paese sera-Libri, 16 giugno 1967; G. Barberi Squarotti, La cultura e la poesia italiana del dopoguerra, Bologna 1968, p. 178; Id., La narrativa italiana del dopoguerra, Bologna 1968, p. 206; R. Pedio, La morte di M. F., in Paese sera-Libri, 29 nov. 1974; A. Porta, La forza della vita nel poeta "segnato", in Il Giorno, 5 dic. 1974; F. Scarabicchi, Documento su M. F., in Il gioco, la pista e il segno, Ancona 1977, pp. 183-228; M. Raffaeli, Introd. a M. F., Lettere a Pier Paolo Pasolini e altri inediti, Chiaravalle 1986; G. Manacorda, Lui, gli anni '60 e la disperazione, in La Repubblica (Mercurio), 25 nov. 1989; E. Siciliano, Lo studente in rivolta, in La Repubblica, 20 genn. 1995 (recensisce "un fascicolo di lettere inedite" del F. al fratello Maurizio, 1961-1963, a cura di G. Manacorda, in Poesia '94).