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STANZIONI, Massimo

di Alfonso De Romanis - Enciclopedia Italiana (1936)
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STANZIONI (o Stanzione), Massimo

Alfonso De Romanis

Pittore, nato a Orta d'Atella (Napoli) nel 1585, morto a Napoli nel 1656. Essendosi occupato dapprima di lettere e di musica, si diede tardivamente alla pittura sotto la guida di Fabrizio Santafede, dedicandosi per lungo tempo ad accurati studî di disegno "senza toccar pennelli", esercitandosi poi in dipinti a mezze figure e in ritratti.

Il plasticismo cromatico serrato e saldo, col quale lo St. realizzò la monumentalità delle sue forme, palesa una preliminare e severa disciplina di disegno; d'altra parte, uno dei suoi dipinti di più antica data (la Cena in Emmaus nella sagrestia dei Girolamini a Napoli) mostra, nelle sue ombre fumose e addensate, l'evidente influsso dei modi pittorici seguiti dal Santafede nei primissimi anni del Seicento. Ma la personalità pittorica dello St. si precisò sotto l'influsso della scuola bolognese, soprattutto orientandosi verso il Reni e il Domenichino (Susanna nella galleria di Francoforte, Le figlie di Lot nel Palazzo reale di Napoli, Baccanale al Prado). Ma dei pittori napoletani che aderirono alla cultura bolognese lo St. fu il solo ch'ebbe in sé la forza di superarne i limiti. Contribuirono alla sua emancipazione tre elementi culturali, derivati da B. Caracciolo, dal Ribera, da Orazio e Artimisia Gentileschi. La sapienza di disegno acquistata in accademici studî giovanili dallo St. s'integrò col senso di piena corposità cromatica e di pennellata salda e costruttiva, ch'egli seppe dedurre dalla pittura del Ribera, senza diventare per questo un pittore riberiano. E, d'altra parte, taluni ricercati effetti di luce sul colore, certe trasparenze alabastrine negl'impasti bianchi, certe luminose setificazioni di stoffe, sono nella sua pittura deduzioni dalla maniera di dipingere di Artemisia Gentileschi, da lui conosciuta probabilmente a Roma, quando lavorava ancora nello studio di suo padre Orazio, e cioè prima che, nel 1630, si recasse a soggiornare in Napoli

Parecchi riflessi dell'arte di Battistello Caracciolo si ritrovano, infine, nella sua pittura: motivi di composizione, atteggiamenti di figure, vivide placche di colore incastrate in pesantezze d'ombra, e, negli affreschi, larghe stesure di bianchi, ma senza il valore luminoso ch'essi avevano nelle pitture murali del Caracciolo, in opposizione a campi velati di penombra. Quando B. Cavallino, da circa il 1640 in poi, prese la via del caravaggismo attraverso Battistello, lo Stanzioni assunse una posizione deliberatamente avversa al chiaroscuro pensato e realizzato come elemento fondamentale di un'architettura scenica; e con illogica illuminazione diminuì le eminenti qualità ch'egli ebbe come costruttore di singole forme e di serrati gruppi, e il senso di umana poesia col quale seppe interpretare i consueti soggetti biblici ed evangelici della pittura seicentesca.

Tenuto conto del bel gruppo di quadri suoi conservati nel Museo del Prado, e di pochi altri dipinti sparsi in gallerie d'Europa, l'opera dello St. è da cercare soprattutto a Napoli: nel Museo, nel Palazzo reale, nella chiesa del Gesù, alle Anime del Purgatorio, in S. Paolo, in S. Lorenzo, nel tesoro di S. Gennaro e nella Certosa di S. Martino, dove sono i suoi affreschi meglio conservati insieme con numerose tele, che dànno testimonianza del più vivo periodo della sua attività, tra il 1631 e il 1645.

Bibl.: G. Ceci, Bibliografia per la storia delle arti figurative nell'Italia meridionale, nuova ed., Napoli 1934.

Vedi anche
Bernardo Cavallino Pittore (Napoli 1616 - ivi 1656). Varie influenze, dirette e mediate, di Tiziano, di Rubens, di van Dyck e soprattutto del Caravaggio e dei caravaggeschi napoletani, affiorano nel suo stile, ricco di un delicato senso della luce, colta nei suoi passaggi più raffinati e preziosi, e di una grande eleganza ... Gargiulo, Domenico, detto Micco Spadaro Pittore (n. Napoli 1610 - m. prima del 1675). Seguace di A. Falcone e di S. Rosa, è soprattutto noto per le sue pitture di genere, scene di paese ed episodî di storia napoletana alla maniera di M. Cerquozzi (La Piazza del Mercato durante la rivoluzione del 1647; Piazza del Mercatello durante la peste ... Belisario Corènzio Corènzio ‹-z-›, Belisario. - Pittore di origine greca (n. in Acaia 1558 - m. Esperia 1646 circa), attivo nell'Italia centro-meridionale. Fra le sue opere, che mostrano influenze toscane e tardomanieriste, ricordiamo, a Napoli, gli affreschi della certosa di S. Martino (1591-1636), del Monte di Pietà ... Paolo Domenico Finòglia Finòglia, Paolo Domenico. - Pittore (Orta di Atella o Napoli 1590 - Conversano 1645). Lavorò per la certosa di S. Martino (1620-34: tele nel Capitolo, affreschi nella capp. di S. Martino) e altre chiese napoletane (S. Maria Donnaromita, SS. Bernardo e Margherita a Fonseca, ecc.) e, dopo il 1635, nelle ...
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  • Stanzióne, Massimo
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màssimo
massimo màssimo agg. e s. m. [dal lat. maxĭmus, superl. di magnus «grande»]. – Grandissimo, il più grande. Funge da superlativo di grande (come il lat. maxĭmus rispetto a magnus) e si contrappone direttamente a minimo. 1. a. Si usa, quasi...
mini-màssimo
mini-massimo mini-màssimo (o mìnimo-màssimo) s. m. – In calcoli matematici, il minimo tra i massimi (comunem. abbreviato in minimax); per es., su una sella tra due vallate, il punto di minima quota tra i punti di massima quota di tutti...
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