MASTALO
– Prefetto di Amalfi, primo di questo nome, figlio del prefetto Manso Fusile. Nel 900 M. fu creato coreggente dal padre, che governava Amalfi dall’898 circa. In un documento del 907 il padre e il figlio sono indicati come «amvi [sic] gloriosi et eximii prefecturi [sic] a Deo servate civitatis Amalfi» (Regesta Amalfitana, ad annum). Nel 914 circa M. assunse il governo di Amalfi dopo l’abdicazione del padre, che si era ritirato nel monastero di S. Benedetto in Scala sulle montagne sopra Amalfi.
M. resse Amalfi per più di 40 anni e si può considerare il più importante signore della città e del suo circondario nel periodo preducale. La tradizione storiografica a proposito di M. è però estremamente esile; molto importanti sono le datazioni dei contemporanei documenti amalfitani in cui è presente il suo nome e la sua intitolazione.
Fino alla sua indipendenza, nell’839, Amalfi appartenne al Ducato di Napoli. Dal 1° sett. 839 comites e praefecti locali sono attestati (nel Chronicon Salernitanum del X secolo e nel Chronicon Amalfitanum del 1300 circa) come capi della città. Mentre i comites cambiavano ogni anno ed esercitavano la carica talvolta in due o tre, i prefetti, preposti ai comites, governarono per periodi più lunghi. Verso la metà del IX secolo il prefetto Marino cercò di rendere la carica ereditaria nella sua famiglia, nominando i figli come coreggenti: suo figlio Pulchari gli succedette, ma governò circa sette anni senza riuscire a fondare una dinastia. La famiglia di M. ebbe più successo.
M. fu il primo signore di Amalfi a datare i documenti amalfitani in base agli anni del suo governo e più precisamente al giorno in cui era stato creato coreggente.
Al più tardi nel 920, a sua volta, M. nominò coreggente il figlio Leo. Padre e figlio ebbero il titolo di gloriosissimi iudices di Amalfi. Dal 922 M. portò il titolo di corte bizantino di patricius mentre il suo coreggente aveva quello di protospatharius, un gradino sotto il patriziato. I titoli erano stati evidentemente concessi contemporaneamente ai due signori amalfitani dall’imperatore bizantino.
Dal punto di vista della politica interna, il riconoscimento anche del coreggente con un titolo bizantino dovette riuscire assai gradito a M. in quanto legittimazione del potere. Nessun altro successivo signore di Amalfi aspirò ancora alla concessione di un titolo bizantino per un coreggente. A Costantinopoli, invece, la concessione di titoli a signori stranieri era una pratica consueta, da non sopravvalutare; già Manso Fusile (come primo dei signori di Amalfi) aveva ricevuto un rango di corte bizantina, quello di spatharocandidatus, che era tre gradini sotto il patriziato.
Sul piano formale, Amalfi era sotto l’autorità dell’imperatore bizantino: ciò spiega la concessione dei titoli di corte ai capi della Comunità. Questi ultimi avevano bisogno del titolo per legittimare e consolidare la loro posizione di guida. L’assunzione del titolo di dux dopo la morte di M. costituisce un ulteriore passo verso il consolidamento della famiglia dominante: in origine il dux era il rappresentante imperiale inviato da Costantinopoli, ma in seguito il termine divenne espressione della scelta da parte della Comunità del proprio capo, contemporaneamente legittimato come magistrato imperiale.
Una lettera del patriarca Nicolò (I) il Mistico al prefetto di Amalfi testimonia di un rapporto epistolare diretto tra Costantinopoli e Amalfi: in essa si parla della liberazione di alcuni amalfitani presi prigionieri dai Saraceni. La lettera, da datare tra il 913 e il 915, era diretta o a Manso Fusile o già a Mastalo.
Non risulta alcun fondamento documentario quanto alla partecipazione di M. alla spedizione condotta nel 915 dallo stratega bizantino del «Tema Langobardia» contro la colonia saracena del Garigliano presso Gaeta.
Ancora nel 934 nei documenti amalfitani è utilizzata per M. anche la qualifica locale di iudex, dopodiché M. si fece sempre indicare solo come dominus e con il suo titolo bizantino di corte patricius. Non osò ancora intitolarsi duca, come i signori di Napoli, e continuò così per tutta la vita. Il figlio di M., Leo, morì o si ritirò dalla coreggenza prima del 931; dal 934 compare come coreggente un altro figlio di M., di nome Giovanni. Per lui M., al più tardi nel 940, ottenne il patriziato, ovvero un’ascesa di rango rispetto a Leo, che era stato solo protospatharius. Da allora M. e il figlio Giovanni compaiono nei documenti amalfitani come imperiales patricii di pari rango.
Al 946 è riferito dal Chronicon Salernitanum un intervento militare di M. a favore di Gisulfo (I) di Salerno, salito allora al potere. Con l’aiuto degli Amalfitani, Gisulfo respinse un attacco di Landolfo (II) di Capua-Benevento e del duca Giovanni (III) di Napoli. M. non è nominato in alcuna altra fonte narrativa altomedioevale.
Giovanni non compare più come coreggente per motivi ignoti, probabilmente era morto; M. si vide dunque costretto, negli anni 949-950, a nominare coreggente un figlio di Giovanni: Mastalo (II).
M. morì presumibilmente nel 954.
Nello stesso anno Mastalo (II), ancora minorenne, assunse il governo insieme con la madre, Androsa. In assenza del titolo di patricius, egli si intitolò, come primo signore, duca di Amalfi. La città-Stato di Amalfi assunse così un rango pari a quello di Napoli e Gaeta, e da allora fu un Ducato. Mastalo (II) non rimase a lungo al potere: fu ucciso nel 958. Divenne allora duca Sergio (I) della famiglia de Musco comite, che fondò una nuova dinastia di sovrani destinata a governare Amalfi sino alla conquista normanna del 1073.
Solo pochi dei documenti amalfitani superstiti risalgono al periodo di governo di M.; un suo diploma perduto per la chiesa di S. Trofimena a Minori fu confermato nel 1055 dai duces di Amalfi: riguardava la donazione della spiaggia di Minori, cioè soprattutto il diritto del suo utilizzo commerciale da parte della chiesa di S. Trofimena, allora venerata come patrona degli Amalfitani. È invece incerto se M. abbia concesso alla Chiesa vescovile di Amalfi gli stessi diritti anche sulla spiaggia della vicina Maiori, come è asserito in un documento del 1091.
Fonti e Bibl.: Chronicon Salernitanum, a cura di U. Westerbergh, Stockholm 1956, p. 168; Nicholas I patriarch of Constantinople. Letters, a cura di R.J.H. Jenkins - L.G. Westerink, Washington 1973, pp. 458 s.; Chronicon Amalfitanum, a cura di U. Schwarz, in V. Schwarz, Amalfi im frühen Mittelalter, Tübingen 1978, p. 201; U. Schwarz, Regesta Amalfitana, I, in Quellen und Forschungen aus italienischen Bibliotheken und Archiven, LVIII (1978), pp. 73 s., 82, 95; III, ibid., LX (1980), p. 133; Le pergamene dell’Archivio vescovile di Minori, a cura di V. Criscuolo, Amalfi 1987, pp. 3, 18 s., 32 s.; M. Berza, Amalfi preducale (596-957), in Ephemeris Dacoromana, VIII (1938), p. 430; V. von Falkenhausen, La dominazione bizantina nell’Italia meridionale…, Bari 1978, p. 37; U. Schwarz, Amalfi im frühen Mittelalter, cit., pp. 31, 34-36, 77, 240 s.; V. von Falkenhausen, Il Ducato di Amalfi e gli Amalfitani fra Bizantini e Normanni, in Istituzioni civili e organizzazione ecclesiastica nello Stato medievale amalfitano. Atti del Congresso... 1981, Amalfi 1986, pp. 18 s.