MASTOIDE (dal gr. μαστός "mammella" e εἶδος "forma")
È la parte dell'osso temporale che si trova posteriormente al condotto uditivo esterno; è variabilissima nei caratteri esterni e nella struttura; nel complesso, per la sua forma, può essere paragonata a una piramide triangolare con la base rivolta in alto.
Delle tre facce una è anteriore in rapporto con la cassa timpanica e il condotto uditivo esterno; una laterale, che si sente libera sotto la pelle e dove talvolta si riscontra una deiscenza congenita attraverso cui si fa spesso strada il pus raccolto nell'antro; e una interna, che è in rapporto con la cavità posteriore del cranio, con il solco per il seno sigmoideo, ecc.; la base è in rapporto con la fossa cranica media; e la punta è libera determinando quel mammellone che appunto dà il nome alla mastoide, in cui s'inseriscono dei muscoli potenti del collo (sterno-cleido-mastoideo); nel suo spessore esistono cavità di varia grandezza (cellule mastoidee) rivestite della stessa mucosa della cassa timpanica, e che, a seconda della loro varia dimensione, dànno diversa conformazione alla mastoide stessa, per cui da O. Zuckerkandl essa è stata distinta in pneumatica, diploica e mista. La cellula mastoidea più grande è chiamata antro e si trova nell'adulto in corrispondenza dell'angolo postero-superiore del condotto uditivo esterno, in direzione di una spina ossea detta spina di Henle, qualche millimetro più indietro, ed è in comunicazione con la cassa timpanica a mezzo di un condotto (aditus ad antrum). Essa è una cavità costante ed è la prima a formarsi, per cui nel bambino molto piccolo si ritrova sempre quando ancora le altre cellule non sono ancora formate, in una posizione spesso un po' più in alto che nell'adulto. Dall'antro a guisa di raggi di una ruota si diramano in tutti i sensi le cellule mastoidee di varia grandezza e distinte in: anteriori, date dalle sopra- e retromeatiche che sono disposte dietro la parete postero-superiore del condotto uditivo a guisa di un semianello di spazî pneumatici e che si continuano spesso con quelli che attorniano il canale di Falloppio (canali perifacciali); antero-inferiori (dell'apice mastoideo), che giacciono nel tratto dell'apofisi mastoidea che sporge liberamente in basso e che sono ordinariamente molto sviluppate (sono quelle che usurandosi all'esterno dànno luogo alle mastoiditi di Bezold); posteriori o iuxtasinusali, che rappresentano un complesso di spazî che stanno tra l'antro e il solco sigmoideo, occupando la metà posteriore della pars mastoidea; questi si distinguono in: posterosuperiori, in contatto strettissimo con l'angolo superiore del solco sigmoideo, più sviluppato all'altezza della sporgenza risultante dal passaggio del tavolato profondo cerebrale in quello cerebellare; postero-orizzontali, che prendono rapporto con la parte esterna del solco sigmoideo ove questo si spinge maggiormente verso il condotto uditivo; e postero-inferiori, in rapporto con il tavolato interno della mastoide, con l'incisura digastrica e con la lamina occipitale inferiore. Oltre a queste cellule vi sono altri numerosi gruppi di cellule fra loro in rapporto di continuità, con quelle ipotimpaniche nel recesso omonimo, che s'estendono presso la cornice timpanica posteriore e si spingono posteriormente sino alla nicchia della finestra ovale e alle cellule principali, e anteriormente fino alle cellule tubariche che contornano la tuba e alle cellule carotidee (intorno alla carotide); esse passano anche al disotto del promontorio e si dispongono intorno alla chiocciola (cellule cocleari). Altre, infine, se ne trovano intorno alla capsula labirintica e alla punta della rocca.
Le mastoiditi, infiammazioni delle cavità mastoidee, possono essere acute o croniche e sono caratterizzate dall'infiammazione della mucosa che riveste le cavità e da processi di osteite, per cui si determina una vera osteomielite acuta o cronica a seconda della natura del processo infettivo; esse sono complicanze delle otiti suppurate medie acute o croniche. Da alcuni autori è ammessa anche la mastoidite primitiva, ma questa non è che una complicanza di otiti medie latenti non perforate. Le mastoiditi possono aver esito le più favorevoli in fistole esterne, che s'aprono o alla parte posteriore del condotto uditivo o alla parte esterna della mastoide, o in corrispondenza della punta (che dànno luogo ad ascessi cervicali), e in fistole interne, le più pericolose, perché possono aprirsi o posteriormente nella doccia sigmoidea e nella cavità cerebellare, o in alto nella fossa cerebrale media, dando luogo a processi di trombo-flebite settica, ascessi extradurali, subdurali, leptomeningite, ascessi cerebrali e cerebellari a seconda della sede del processo infiammatorio. La mastoidite si riconosce dalla tumefazione della regione mastoidea, che si presenta arrossata e dolente alla palpazione, a volte fluttuante quando s'è già determinata la raccolta sottoperiostea; dalla tumefazione, dolenzia e difficoltà dei movimenti della testa nella forma con ascessi sotto la punta della mastoide, dalla febbre a vario tipo. Una forte elevazione termica, specie se preceduta da brividi, è indizio di complicanza endocranica, specie di tromboflebite. Nelle forme acute la cura abortiva non sempre porta alla risoluzione del processo infiammatorio. L'operazione può limitarsi al taglio retroauricolare che spesso nei bambini può dare la guarigione, ma negli adulti rappresenta l'atto preliminare dell'intervento operativo. Questo deve aver di mira l'antro, il quale deve essere largamente aperto e ripulito; quando si riscontrano altri gruppi di cellule invase dal processo suppurativo, esse saranno aperte ampiamente, così verranno demolite le fistole che possono portare alla scoperta di raccolte endocraniche, perisinusali, ecc. La ferita viene poi medicata allo scoperto fino alla sua completa cicatrizzazione, per granulazione. Nelle forme croniche occorre un intervento più radicale sulla cassa e sulla mastoide. I diversi processi sono l'atticotonia (operazione di Stacke) che ha lo scopo di demolire soltanto l'attico; e lo svuotamento, con la riunione in una sola cavità della cassa, dell'adito, dell'antro e delle cellule limitrofe compromesse. Lo svuotamento si può eseguire con diversi metodi: i più usati sono quelli di Schwartze-Stacke, e di Zaufal-Stacke.