matematico [femm. plur. matematice]
Il termine occorre in D. sia come aggettivo, sia come sostantivo.
1. Come aggettivo, in Cv IV IX 5 operazioni sono che ella [la nostra ragione] solamente considera, e non fa né può fare alcuna di quelle, sì come sono le cose naturali e le sopranaturali e le matematice: secondo D., la ragione umana è ‛ ordinata ' a quattro specie di operazioni; la prima comprende quelle operazioni riferentisi a cose che possono essere oggetto solo di considerazione razionale, giacché le cose naturali o enti fisici, le cose soprannaturali e le cose m., o entità astratte studiate dalla scienza che ha per oggetto la quantità, che è la matematica, non possono essere ‛ operate ' dalla nostra ragione in sé stessa (come invece è per le arti del Trivio, che costituiscono la seconda specie), né fuori di sé (com'è per le arti meccaniche: terza specie), né cadono sotto il dominio della nostra volontà (ché in tal caso sarebbero del tutto nostre: quarta specie). L'espressione ‛ cose matematice ' corrisponde al neutro latino mathematica quale occorre in Mn I II 5 in contesto parallelo (Est ergo sciendum quod quaedam sunt quae, nostrae potestati minime subiacentia, speculari tantummodo possumus, operari autem non: velut mathematica, physica et divina).
In quanto scienza della quantità astratta, la m. è definita da Cassiodoro (Institutiones II IV praef.) " mathematica quae quattuor complectitur disciplinas, id est aritmeticam geometricam musicam et astronomicam, mathematicam vero Latino sermone doctrinalem possumus appellare... mathematica vero est scientia quae abstractam considerat quantitatem; abstracta enim quantitas dicitur, quam intellectu a materia separantes vel ab aliis accidentibus, sola ratiocinatione tractamus "; cfr. inoltre III 21. Gli elementi che compaiono in questo passo sono due: m. è termine comprensivo di aritmetica (v.), geometria (v.), astronomia (v.) e musica (v.), ed equivale perciò a Quadruvio (v.); inoltre, essa ha per oggetto la quantità in sé, e cioè ‛ separata ' dalle sostanze cui inerisce e dagli altri accidenti. La stessa definizione è ripresa quasi alla lettera, ma con inversione dei due elementi, da Isidoro Etym. III praef., dal quale dipende Papias Vocabulista (sub v. MATHEMATICA). Tradizionale quindi è nel Medioevo la caratterizzazione della matematica come scienza della quantità astratta. Ma al tempo di D. è comunemente accettata la dottrina aristotelica che considera la matematica scienza teoretica insieme con la fisica e la teologia (cfr. Metaph. VI I, 1026a 18-19 " Quare tres erunt philosophiae theoreticae: Mathematica, Physica et Theologia "); la matematica ha per oggetto entità inseparabili (quindi inerenti ai corpi) e immobili (cioè non considerate in quanto mutevoli, poiché gli enti mutevoli sono oggetto della fisica: cfr. 1026a 14-15 " Mathematicae autem quaedam circa immobilia, sed et inseparabilia forsan, verum quasi in materia "). Il testo mostra che D. ha certamente presente la dottrina aristotelica; è da notare tuttavia che l'occorrenza designa l'oggetto della matematica, non la scienza in quanto tale.
2. Come sostantivo, il termine occorre al plurale in Cv IV V 7 E incidentemente è da toccare che, poi che esso cielo cominciò a girare, in migliore disposizione non fu che allora quando di là discese Colui che l'ha fatto e che 'l governa; sì come ancora per virtù di loro arti li matematici possono ritrovare: originariamente assunto a designare i conoscitori delle ‛ matematiche ', il termine passò ben presto a designare gli astrologi, coloro che seguono la tradizione dei Caldei (cfr. Gellio Noctes I IX 6 " dicebantur [i discepoli di Pitagora] μαθηματικοί ab his scilicet artibus, quas iam discere atque meditari inceptaverunt, quoniam geometriam gromonicam musicam ceterasque item disciplinas altiores μαθήματα Graeci appellabant; vulgus autem, quos gentilicio vocabulo Chaldaeos dicere oportet, mathematicos dicit "; Firm. Mat. Math. I I 2 " ex... mathematicorum responsis "; III VII 19 " mathematicos, astrologos "). Nel senso di " astrologi " il termine occorre appunto in Dante.
Tale accezione è diffusa nel Medioevo: cfr. Agostino Doctr. Christ. II 21 " Neque illi ab hoc genere perniciosae superstitionis segregandi sunt, qui genethliaci propter natalium considerationes dierum, nunc autem vulgo mathematici vocantur ", e Isidoro Ethym. VIII IX 25 " Primum autem idem stellarum interpretes magi nuncupabantur, sicut de his legitur in Evangelio natum Christum adnuntiaverunt; postea hoc nomine soli Mathematici ".