MATERIALISMO
. Materialismo storico (XXII, p. 563). - Nel periodo dal 1917-20 al 1948 si sono definite due principali linee di sviluppo del materialismo storico, distinte, e spesso contrapponentisi l'una all'altra. Esteriore è la coincidenza che il materialismo storico venga in esse considerato prevalentemente non per sé preso, ma come specificazione del materialismo dialettico, cioè, secondo alcuni scrittori della linea filosofico-speculativa, del pensiero di K. Marx e di F. Engels sui problemi filosofici fondamentali, come elaborato soprattutto negli scritti giovanili di Marx, oppure tanto in quegli scritti quanto, prevalentemente, nelle altre opere e specialmente nell'inedito Dialektik und Natur di Engels (prima ediz. 1935) secondo l'altra linea. Quest'ultima è la concezione del materialismo storico che si distacca radicalmente e qualitativamente dalle trattazioni sociologiche e filosofiche, tradizionali (tanto fra gli studiosi, quanto fra i teorici del movimento socialista in genere) nei decennî precedenti la rivoluzione dell'ottobre 1917; e che fra essi riconosce validità (relativa) soltanto ad alcuni, come Antonio Labriola e G. Plechanov. Tale materialismo storico non si considera soltanto interprete esatto o applicatore del pensiero marxistico in varî campi di studio, o anche di attività pratica, isolati dal complesso storico, ma dichiara che è propria essenza l'attuare e "sviluppare concretamente" il "passaggio dalla teoria alla pratica", tanto mediante la "prassi rivoluzionaria" quanto con la teoria di essa, specificata via via nella storia. I problemi importanti qui non sono più quelli delle discipline filosofiche, storiografiche, sociologiche, ma quelli della "rivoluzione creatrice" nel suo complesso. I principî di quel materialismo storico sono stati sviluppati da N. Lenin e da G. Stalin sulla base del pensiero di Marx e di Engels, come presupposti generali e principî del metodo direttivo del Partito comunista che costituisce la specificazione storica attuale di esso, come "avanguardia rivoluzionaria cosciente del proletariato" nel periodo storico della rivoluzione socialista e comunista.
Primo presupposto del materialismo storico così inteso è a sua volta il materialismo dialettico, come "concezione del mondo del partito marxista-leninista" (per il significato della definizione "marxista-leninista", v. Stalin, Dalla conversazione con la prima delegazione operaia americana, in Marx, Engels, Scritti scelti, vol. I, trad. ital., Mosca 1943, p. 61 segg.). Esso parte dai principî: che il mondo è per sua natura materiale e si sviluppa secondo le leggi necessarie del movimento della materia; che "la materia, l'essere, la natura è una realtà oggettiva esistente al di fuori e indipendentemente dalla coscienza" ed è "il dato primo"; che non si può separare il pensiero dalla materia; che il mondo e le sue leggi sono perfettamente conoscibili e che "non esistono cose inconoscibili, ma solo cose ancora ignote che saranno scoperte e conosciute grazie alla scienza e alla pratica"; che ciò avviene secondo il metodo dialettico per il quale la natura è un tutto organico coerente, unico, nel quale i fenomeni sono interdipendenti e reciprocamente condizionati, in movimento e cambiamento, rinnovamento e sviluppo incessanti; onde l'accentuarsi dell'interesse per "ciò che nasce e si sviluppa" (intendendo lo sviluppo non come un semplice graduale incrementum in se ipsum, ma come svolgimento da cambiamenti quantitativi, insignificanti e latenti, a cambiamenti aperti e radicali, qualitativi, mediante salti da uno stato all'altro, secondo leggi oggettive, fondamento delle quali è la constatazione delle contraddizioni interne dei fenomeni e delle lotte fra gli opposti che le costituiscono e sono l'intimo contenuto del processo di sviluppo). L'estensione di questo metodo allo studio della vita sociale, cioè allo studio della storia della società umana e della sua vita nel momento storico della nostra azione e nostra vita in essa, costituisce il materialismo storico, il quale situa ogni movimento sociale, ogni regime economico, ogni fenomeno politico, e via dicendo, nelle sue condizioni storiche (viene sottolineata a questo proposito tanto la unità - non l'identificazione - delle scienze naturali con quelle sociali quanto il legame fra attività scientifica e attività pratica). Quanto all'origine delle idee e delle teorie, delle concezioni e delle istituzioni, la vita spirituale della società è riflesso delle condizioni della vita materiale. A parte questo momento originario, le idee, le istituzioni, ecc. hanno una grande importanza e una grande funzione nella storia, specialmente quando si presentano come teorie e concezioni nuove, che non soltanto esprimono la necessità di risolvere i nuovi compiti e problemi posti dallo sviluppo della vita materiale della società, ma sono necessarie esse stesse a organizzare, mobilizzare, trasformare la società secondo quella necessità, della quale costituiscono il riconoscimento realistico, critico, storico; così le idee nuove, ecc., agiscono a loro volta sulle condizioni materiali della società umana ("essere sociale") che le hanno determinate in ultima analisi, creando le condizioni necessarie al loro ulteriore sviluppo. Le condizioni materiali vanno qui intese largamente: ambiente naturale geografico; demografico nel senso dell'aumento naturale della popolazione, ecc. Ma determinanti fra esse sono le forze produttive (cioè gli strumenti di produzione, gli uomini che li producono e li muovono, le esperienze di lavoro e di produzione di questi uomini, variamente sistemate, così come le loro abitudini di lavoro e i beni materiali prodotti) e i rapporti di produzione (rapporti, differenti radicalmente da periodo storico a periodo storico, fra gli uomini associati nella produzione dei beni materiali). Forze produttive e rapporti di produzione producono a loro volta istituzioni, concezioni, idee, dottrine della società, attraverso un processo di grande complessità. I cambiamenti e lo sviluppo della produzione (e quindi della società nei suoi varî aspetti storici) cominciano sempre con i cambiamenti e gli sviluppi delle forze produttive stesse e degli strumenti di produzione, e in funzione di tali sviluppi e cambiamenti si modificano i rapporti di produzione (i quali, a loro volta, influiscono sulle forze produttive). Allorché i rapporti di produzione si irrigidiscono e non si trasformano col trasformarsi delle forze produttive, che sono l'elemento determinante, più mobile e rivoluzionario, si spezza quella unità di svolgimento, si ha crisi del sistema. Essa è inerente a una contraddizione irreconciliabile, e quindi risolubile solo con un "salto", con una rivoluzione che cambi qualitativamente il regime dei rapporti di produzione. Essa si presenta in questa forma: le nuove forze produttive sorgono spontaneamente nel seno del vecchio sistema, ma incontrano una violenta resistenza al riconoscimento stesso della loro esistenza, nonché alla necessaria trasformazione dei rapporti di produzione che ne consegue, resistenza esercitata da parte delle classi dominanti, che personificano i vecchi rapporti di produzione. La rivoluzione che compie il salto a una nuova epoca storica è opera, oltre che di quelle condizioni, delle idee nuove, le quali, sulla base di quel conflitto riconosciuto irresolubile, organizzano e mobilitano le masse che, a loro volta, si riuniscono in una nuova organizzazione politica, creano un nuovo potere politico (rivoluzionario) e possono così distruggere il vecchio ordine, nel campo dei rapporti di produzione, e instaurarne uno nuovo: e non per generazione spontanea, ma per attività cosciente, (non certo arbitraria di pochi uomini, limitata a un breve periodo o a un gruppo secondario; ma, nell'epoca attuale, attraverso l'organizzazione del partito del proletariato, che traduce in maniera organica e consapevole la necessità e le idee della classe espressa dallo svolgimento materiale della società, e in particolare la necessità della sua liberazione dalla oppressione economica e sociale e l'idea della nuova società, comunista). I problemi ulteriori sono di edificazione: approfondimento, educazione, estensione, attuazione, elaborazione economica, sociale, politica, scientifica, e via dicendo.
All'infuori di questo approfondimento e svolgimento, è proseguita la riflessione e la ricerca sui problemi posti nel periodo precedente, seguendo le antiche impostazioni, e procedendo secondo i metodi delle filosofie tradizionali o della sociologia positivistica. O che si rifiuti o si cerchi di trasformare il materialismo dialettico, accettandone solo l'aspetto storico mediante un rinnovamento della distinzione fra scienze naturali e scienze storiche e morali che ora preferisce richiamarsi a G. B. Vico oltre che a H. Rickert e alla "filosofia dei valori" (St. Warynski), o che lo si faccia proprio, considerandolo come filosofia integrale dell'uomo integrale (H. Lefebvre), le questioni rimangono qui sul piano filosofico e dottrinale generale, con varî approfondimenti e esclusioni, secondo l'una o l'altra tendenza della varie scuole filosofiche o sociologiche, oppure delle varie correnti politiche, sociali, religiose. Gli studiosi e gli scrittori che hanno perseguito tali ricerche e riflessioni, tendono di solito, da K. Korsch (1920) al gruppo di Esprit (1948) - con l'eccezione del Lefebvre, ma soprattutto di A. Gramsci - a respingere o ad obliterare il materialismo dialettico, soffermandosi su alcuni temi isolati di esso (problema dell'alienazione umana, ecc.), e a fare oggetto di attenzione precipua il materialismo storico, facendone, a seconda delle tendenze, un canone di interpretazione della storia più o meno esclusivo o decisivo, un canone o il canone di comprensione sociologica, di indagine per la lotta politica immediata, e tendono inoltre a interpretare o ad elaborare più o meno il momento materialistico in senso razionalistico e immanentistico (Lefebvre), in senso naturalistico e meccanicistico (N. Bucharin), in senso critico-realistico-riformistico (R. Mondolfo), o il momento storico in senso relativistico (Korsch, e i "marxisti religiosi"), prammatistico (S. Hook), neokantiano (Vorländer, Baratono); oppure neoidealistico (U. Spirito); e via dicendo. Spesso qui la discussione si riallaccia alle indagini sul pensiero filosofico giovanile di Marx, o a questioni generali di filosofia della storia e della politica. Le discussioni più numerose sono state, in un primo tempo, quelle provocate dal libro di G. Lukács, Geschichte und Klassenbewustssein (1923) (con tendenza, non programmatica, ma di fatto, alla riduzione della validità del marxismo alla storia della società umana per sé presa), di cui un'eco si ha ancora nell'opera di St. Warynski, e, nell'ultimo periodo, quelle promosse dal movimento di Esprit, con la trattazione di problemi come quelli del marxismo e la visione cristiana (cattolica) della vita, marxismo ed etica, e via dicendo, oltre che i temi tradizionali: materialismo storico e coscienza di classe, ecc. Più concretamente feconda è stata l'efficacia del materialismo storico nel campo degli studî storici, specialmente nelle sfere culturali anglosassone e francese, le quali stanno compiendo una esperienza analoga in parte a quella della scuola storiografica "economico-giuridica" italiana, ma con una maggiore ampiezza di presupposti metodologici e di ricerche preliminari, specie in alcuni studiosi (p. es. Lefebvre in Francia, Chr. Hill in Inghilterra, ed altri); poiché si parte non dalla introduzione o dalla sopravalutazione della storia economica fra le discipline storiche, o dalla maggiore o minore importanza data all'elemento economico nella ricerca e nella esposizione storiografica, ma dallo sforzo di considerare il movimento della storia come opera della società umana nel suo complesso, con tutti i suoi elementi e momenti interdipendenti. In queste recenti discussioni le antiche questioni sulla sovrastruttura e sulla sottostruttura, sul rovesciamento della prassi e sulla prassi rovesciata, e via dicendo, non sono più in primo piano. Si nota invece uno sforzo di affrontare i problemi dei rapporti fra scienze esatte moderne e contemporanee e le concezioni del materialismo dialettico e storico.
Bibl.: Per la linea marxista-leninista: G. Stalin, Materialismo dialettico e materialismo storico, in Questioni del Leninismo, II, Roma 1945, pp. 271-301, e in generale tutta l'opera; N. Lenin, Opere scelte, 2 voll., ed. ital., Mosca 1946; id., Materialismus und Empiriokritizismus (trad. ted.), Mosca 1947; id., Aus dem philosophischen Nachlass, trad. ted. dei "Quaderni filosofici", Vienna-Berlino 1932; A. Gramsci, Il materialismo storico e la filosofia di B. Croce, Torino 1947. Per la discussione filosofica tradizionale: H. Lefebvre, Le Matérialisme dialectique, Parigi 1939; St. Warynski, Die Wissenschaft von der Gesellschaft, Berna 1944; K. Korsch, Marxismus und Philosophie, Lipsia 1930; id., K. Marx, Londra 1938; Esprit, anno XVI (1948), fasc. 5-6 sul tema Marxisme ouvert contre Marxisme scholastique; N. Bucharin, La Théorie du matérialisme historique, trad. dal russo, Parigi 1927; R. Mondolfo, Sulle orme di Marx, 4ª ed., Bologna 1948; U. Spirito, La filosofia del Comunismo, Firenze 1948; e la bibliografia della voce marx in questa App.; H. Levy, J. Mac Murray, R. Fox, R. Page Arnot, J. D. Berual, E. F. Carritt, Aspects of dialectical materialism, Londra 1934. La rivista Esprit annuncia la prossima pubblicazione di una bibliografia ragionata sull'argomento, ad opera di Charles-Fr. Hubert.