RÉGNIER, Mathurin
Poeta, nato a Chartres il 21 dicembre 1573, morto a Rouen nel 1613. Avviato prestissimo alla carriera ecclesiastica, rimase al servizio del cardinale F. de Joyeuse, dal 1593 circa fino al 1609, e lo seguì nei suoi viaggi presso la S. Sede: ebbe così occasione di visitare l'Italia a più riprese, fra il 1594 e il 1605, anno in cui si stabilì a Parigi; quivi frequentò i letterati e condusse vita lieta, e anche libera. Tuttavia non meritano fede gli aneddoti che si leggono sul suo conto nelle Historiettes di Tallemant de Réaux, alcuni dei quali sono manifestamente falsi.
Nel luglio 1609 il R. ottenne un canonicato nella cattedrale di Chartres. La gloria familiare del poeta Desportes, suo zio materno, gli fu d'esempio e di sprone: nel 1603 attendeva già alla composizione delle sue satire, e ne pubblicò dodici nel 1608 col titolo di Premières œuvres: rivedute in nuova edizione (Parigi, 1609) col titolo Les Satyres du Sieur Régnier. Poesie varie compose per Enrico IV, Maria de' Medici e Luigi XIII.
Si hanno scarse notizie sugli ultimi anni della sua vita.
Ammiratore, oltre che del Desportes, del Ronsard, formò la sua educazione letteraria sulle opere della Pléiade e si propose di completarne il programma, donando alla Francia una poesia satirica, di cui scorgeva solo qualche accenno nei versi del Du Bellay. Il tipo di satira ch'egli prescelse fu quello che contava per maestri Orazio e l'Ariosto; e singoli motivi derivò dai poeti berneschi: la satira VI (L'Honneur ennemi de la vie) è per gran parte la traduzione di due capitoli del Mauro; la X (Le Souper ridicule) è un'imitazione del Caporali; l'XI (Le mauvais gîte), del Berni; varî passi della IV (La poésie est toujours pauvre) ricordano il Capitolo della Poesia di Lodovico Dolce. Nel delineare la figura realistica di Macette, la vecchia mezzana (satira XIII), il R. ebbe presenti i dialoghi dell'Aretino. Più che la satira vera e propria, il R. trattò con brio e vivacità di osservazione, talora cruda e incisiva, la pittura dei costumi e foggiò un suo discorso poetico, agile, piacevole, che fu ammirato, non senza frutto, dal Boileau, dallo Scarron, dal La Fontaine; ancora fra i poeti romantici A. de Musset arieggia più di una volta allo stile del R. Il quale, fin dal suo tempo, aveva un sapore leggermente arcaico, che si rivela, ad es., nelle numerose reminiscenze del Rabelais; e in difesa dei poeti del Cinquecento, il R. criticò risolutamente le idee riformatrici del Malherbe nella satira IX, dedicata al padre Rapin.
La terza, ed ultima edizione curata dal R. (Parigi 1612) comprendeva tredici satire; nel 1613, e probabilmente dopo la morte del poeta, usciva, per cura dei suoi amici, una raccolta più ampia, in cui figurano altre quattro satire, alcune stances e poesie d'occasione. Un gruppo notevole di Poésies spirituelles (Hymne sur la Nativité de Notre Seigneur, sonetti, e il principio di un poema sacro) si aggiunse nell'edizione elzeviriana di Leida, 1652: non v'è ragione di dubitare della loro autenticità, ed esse dimostrano che, negli ultimi anni, il R. aspirava ad un'esistenza meno dissipata e più serena. Da un manoscritto della Bibliotèque Nationale di Parigi furono pubblicate (nel 1894) le Inscriptions (in versi) pour l'entrée à Paris de la Reine Marie de Médicis en MDCX: feste che non ebbero più luogo per la morte di Enrico IV.
Ediz.: Œuvres complètes, a cura di J. Plattard, Parigi 1930 (collezione Les Textes franåais).
Bibl.: J. Vianey, M. R., Parigi 1896.