MATRES (Matronae, Matrae)
Il concetto religioso è assai più ampio e complesso, anche topograficamente, della relativa consistenza monumentale. In altre parole, se un culto di divinità "madre" - una o più - può ritenersi universale (basti ricordare la Gran Madre anatolica, Venus, e le Meteres siciliane, e i molteplici aspetti della Mater Matuta italica, e la Mater Larum, e così via), ovviamente poi ogni epoca, ogni gruppo etnico, grande e piccolo fino alla famiglia, ogni regione, ogni città, e infine anche ogni attività hanno o possono avere la propria "madre", le proprie "madri", cultualmente delimitate secondo il grado di civiltà dell'ambiente, o la specifica funzione religiosa: plasticamente poi raffigurate secondo il locale tradizionale tipo materno. A questo si associa assai spesso l'altro concetto religioso, parimente universale, quello della "triade", che, assieme a quello della "diade", ama trovar applicazione nel mondo delle divinità femminili: sia esso un semplice riflesso della compagine familiare "tipo", o appartenga senz'altro a più arcane e remote sensibilità religiose (cfr. tria Fata, tres Parcae, tres sorores; tre Here, tre Afroditi, tre Ninfe, ecc.).
Così in area italica troviamo prevalente la figura della dea, o delle dee, con uno o più infanti in grembo (Capua); nelle province occidentali dell'Impero romano - Gallia, Britannia, Germania renana - troviamo invece quasi esclusivamente la rappresentazione del gruppo triadico. È in questa ultima zona che, per ragioni che noi ignoriamo (ma che, in ultima analisi, devono risalire alla atavica tendenza verso il concetto di divinità "madre", rintracciabile in area celtica fin dall'epoca neolitica; laddove l'influenza dell'elemento militare, o la provenienza da Marsiglia possono valere soltanto come ipotesi non necessarie) l'istituto delle M. rivela e documenta una inusitata frequenza. Si contano a centinaia (più di 600) i rilievi e iscrizioni, tra le quali ultime sono da ricordare curiosi appellativi epicorii come Naumasicae, Noricae, Suebae, Treberae ecc.; Delmatarum, Pannoniorum ecc.; Aumenahenae, Mahalinehae, Mediotautehae ecc.; Meae, Suae, Paternae, Maternae ecc. Sempre, insomma, alla base c'è l'ethnos, o la famiglia, che esse dee evidentemente sono chiamate a proteggere.
Né meno degna di interesse è la consistenza plastica dei numerosi rilievi. Generalmente le tre dee sono sedute e solo eccezionalmente, tutte o alcune, in piedi; nella zona renana spesso le due matres laterali hanno una caratteristica cuffia che deriverà da una moda locale; portano tutte, in grembo o in mano, piante, animali o oggetti svariatissimi, il cui senso generico è ovvio, ma il cui valore specifico può sfuggirci; come serpente, uccello, maiale, delfino; brocche, piatti, fasce, rocca, fusi, spugna; cesti di frutta, corni d'abbondanza; bambini. Il fatto assai frequente che la "madre" centrale presenta una nota di preminenza sulle altre due, o perché è seduta su di un trono più alto, o per la capigliatura senza cuffia, o per la veste paludata classicamente, di fronte alle vesti indigene delle ministre: dimostra che alla base della triade esiste una origine monadica. La costante influenza poi dei modelli ellenistici ha raggentilito qua e là la forma degli ex voto; sono frequenti le edicolette in forma di esedra con o senza nicchia con qualche elemento architettonico; nell'elegante stele alle Matres Gavadiae da Roedingen (Mannheim) i busti delle tre dee sorgono graziosamente da tre foglie o cesti di acanto.
Bibl.: M. Ihm, in Roscher, II, 1894-1897, c. 2464 ss.; Hild, in Dict. Ant., III, 1635 ss.; Heichelheim, in Pauly-Wissowa, XIV, 1928, c. 2213 ss.; XVI, 1933 c. 946 ss. Per il principio della triade: A. Brinkmann, in Bonner Jahrb., CXXX, 1925, p. 118 ss.