Dillon, Matt
Attore cinematografico statunitense, nato a New Rochelle (New York) il 18 febbraio 1964. Grazie a un primo periodo di celebrità dovuto al successo della sua immagine di adolescente ribelle, bello e introverso, D. ha rappresentato una delle giovani promesse del cinema americano degli anni Ottanta, ma, anche a causa di un eccesso di attenzione da parte della stampa, la sua carriera ha avuto un andamento alterno, caratterizzato da scelte interessanti e da altre meno riuscite. La collaborazione con il regista Gus Van Sant gli ha poi permesso di ritagliarsi uno spazio nella produzione indipendente della East Coast.
Scoperto giovanissimo da Jonathan Kaplan che lo scelse come protagonista di Over the edge (1979; Giovani guerrieri), nel ruolo drammatico di un giovane capobanda ucciso da un poliziotto, D., attore precoce e istintivo, girò ben dieci film tra il 1979 e il 1985, impersonando quasi sempre giovani insofferenti delle regole e sognatori di provincia. Dopo il melodramma adolescenziale Liar's moon (1982; American blue jeans) di David Fisher e il racconto di formazione Tex (1982; Un ragazzo chiamato Tex) di Tim Hunter, risultò decisivo l'incontro con Francis Ford Coppola, che ne fece una vera star nel ruolo del giovane teppista in The outsiders (1983; I ragazzi della 56ª strada) e in Rumble fish (1983; Rusty il selvaggio), due film che costituiscono una sorta di dittico e nel secondo dei quali il suo personaggio sogna di emulare il fratello, eroe solitario che gira la California con la moto. L'insuccesso di The Flamingo kid (1984) di Garry Marshall e Rebel (1985; Rebel Matt, soldato ribelle) di Michael Jenkins dimostrò però che le capacità di D. erano ancora acerbe, come risulta evidente anche dal confronto con il mostro sacro Gene Hackman in Target (1985; Target ‒ Scuola omicidi) di Arthur Penn. Dopo alcune prove poco significative, D. ha saputo affinare le proprie doti interpretative ed è apparso rigenerato dall'incontro con Van Sant in due ruoli assai convincenti: il drogato duro e disperato di Drugstore cowboy (1989) e la fragile vittima delle ambizioni della moglie in To die for (1995; Da morire). Negli anni Novanta ha privilegiato ruoli da perdente romantico e proletario (Singles, 1992, Singles ‒ L'amore è un gioco, di Cameron Crowe; Mr. Wonderful, 1992, Mister Wonderful, di Anthony Minghella; Beautiful girls, 1996, di Ted Demme) e ha cominciato a sperimentare una vena più brillante con In & out (1997) di Frank Oz e One night at McCool's (2001; Un corpo da reato) di Harald Zwart, ottenendo un discreto successo con il ruolo comico di grana grossa in There's something about Mary (1998; Tutti pazzi per Mary) di Bobby e Peter Farrelly. Meno convincente è apparso quando ha cercato la via del thriller (A kiss before dying, 1991, Un bacio prima di morire, di James Dearden; Golden Gate, 1994, di John Madden; Albino alligator, 1996, Insoliti criminali, di Kevin Spacey); mentre ha saputo ironizzare sul suo status di divo nel sarcastico noir Wild things (1998; Sex crimes ‒ Giochi pericolosi) di John McNaughton, dove viene sedotto da due teenager pronte a tutto.
R. Hiller, Teen dreams ‒ Matt Dillon, New York 1983; J. Cameron-Wilson, Hollywood: the new generation, London 1997, pp. 66-69.