BABINI (Babbini), Matteo Antonio Luigi
Nacque a Bologna il 19 febbr. 1754, da Filippo e Catterina Conti. Fu indirizzato agli studi letterari e filosofici dal padre, parrucchiere di professione, il quale avrebbe desiderato che il figlio intraprendesse la carriera di medico-chirurgo e ostacolò sempre la sua naturale inclinazione alla musica. Il B., tuttavia, pur seguendo di buon grado il programma paterno, non trascurò mai di dedicarsi di nascosto allo studio del canto. Rimasto orfano assai giovane, fu allevato dalla zia materna, Rosa Conti, danzatrice e moglie del tenore Arcangelo Cortoni da Cortona, il quale, secondo F. Algarotti, era considerato uno dei migliori cantanti del tempo.
Il B. si trovò così nell'ambiente ideale in cui manifestare la sua vera vocazione. I primi insegnamenti musicali gli furono impartiti dal maestro Lorenzo Gibelli di Bologna; in seguito dallo zio Cortoni, la cui guida severa fu decisiva per la formazione tecnica e declamatoria del giovane. Il B. esordì nel carnevale 1770-71 al teatro di corte di Modena, in un dramma del Metastasio, Il Demetrio, musicato da G. Paisiello, in qualità - come l'uso imponeva - di secondo tenore (Mitrane). Era presente l'autore stesso, il quale, tuttavia, almeno in quell'occasione, riportò dell'emozionato tenorino un'impressione decisamente negativa. Da Modena, il B. passò nel carnevale 1773, sempre come secondo tenore, al teatro S. Benedetto di Venezia per l'esecuzione della Merope di G. Insanguine; ma qui, incaricato di sostituire temporaneamente il primo tenore, riportò un tale successo da doversi assumere, a richiesta del pubblico, la parte del protagonista per tutte le recite seguenti. Inoltre, fu subito scritturato dall'ambasciatore russo, che avendo tentato inutilmente di concludere un accordo con il celebre tenore G. Ansani, gli sostituì il Babini. Passarono, però, circa quattro anni prima che il B. arrivasse a Pietroburgo, essendosi egli, infatti, fermato dapprima a Vienna, dove riscosse un successo clamoroso, poi fino al 1777 a Berlino, alla corte di Federico il Grande, il quale, dopo che il B. ebbe lasciato la Prussia, continuò ad invitarlo, promettendogli anche tutti gli stipendi arretrati.
Giunto a Pietroburgo, preceduto dalla fama dei suoi grandi successi, il B. entrò alla corte di Caterina II in qualità di "virtuoso di camera di Sua Maestà l'Imperatrice di tutte le Russie", e vi rimase fino all'inizio del 1781, interpretando parti importanti di numerose opere di Paisiello: Amasi nella Nitteti (1777), Licomede nell'Achille in Sciro (1778), Valerio ne Lo sposo burlato e Fenicio ne Il Demetrio (1779), Alcide nell'Alcide al bivio e Gelino ne Lafinta amante (1780). Lasciata la Russia, il B. diede nel marzo 1781 un concerto a Varsavia, insieme con F. Porri, suo collega alla corte russa, e nell'autunno dello stesso anno, ritornato ormai in Italia, sostenne a Perugia il ruolo di Artabano nell'Artaserse del Metastasio, musicato da F. Bertoni. Nel carnevale 1782 cantò a Venezia, al teatro S. Benedetto, nella prima esecuzione della Zemira di P. Anfossi e il 27 dicembre 1783 a Roma, al teatro delle Dame, nell'Olimpiade di G. Sarti. A Roma partecipò anche alle feste musicali date il 26 dic. 1783 e il 9 genn. 1784 dal cardinale-ministro F.-J. de Pierre de Bernis nella Galleria del palazzo Farnese. Nell'autunno 1784 il B. tornò a Venezia e nel carnevale 1785, al teatro S. Benedetto, fu il protagonista nella prima esecuzione dell'Alessandro nelle Indie di F. Bianchi. Recatosi nello stesso anno in tournée a Vienna, a Madrid e a Lisbona, trascorse poi la stagione 1786-87 a Londra, dove cantò insieme con il soprano Gertrud Elisabeth Mara e, sempre nel 1787, andò infine a Parigi. Qui, in seguito al successo ottenuto nel 1786 dal tenore Giacomo Davide, il B. trovò l'ambiente parigino già favorevolmente predisposto verso i virtuosi italiani e fu applaudito senza riserve in uno dei "Concerts spirituels". Inoltre, divenne in breve così ben accetto a corte, da cantare in duetto con Maria Antonietta in persona. Durante il soggiorno parigino, che si protrasse fino al 1789, il B. fece brevi viaggi in Italia, soprattutto a Venezia, dove partecipò alle prime esecuzioni, al teatro S. Samuele, del Pirro di Paisiello (autunno 1787) e dell'Enea e Laviitia di P. Guglielmi (carn. 1788). Nel 1789 lo scoppio della Rivoluzione lo costrinse a lasciare Parigi; tornato in Italia, cantò a Torino e subito dopo a Venezia. Di nuovo a Parigi nel 1792, ottenne un gran successo al teatro Feydeau, sostenendo la parte principale nella cantata Pigmalione di G. B. Cimador, e, sempre nel 1792, fu richiamato a Berlino da Federico Guglielmo di Prussia per interpretare il Dario di F. Alessandri e altre opere.
Durante i seguenti dieci anni, il B. continuò a cantare, applauditissimo, nei principali teatri d'Italia.
Degna di particolare ricordo, in questo periodo, fu la sua interpretazione di Marco Orazio negli Orazi e Curiazi di D. Cimarosa (libretto di S. A. Sografi) in prima esecuzione al teatro La Fenice di Venezia nel carnevale 1796-97, parte che il B. volle cantare, per primo, con i costumi dell'epoca. Nell'autunno 1798 la stessa opera, ma con musica di Marcos Portugal, fu data a Ferrara per l'apertura del Teatro nuovo nazionale e il B. vi cantò la stessa parte.
Nel dicembre 1801 il B. fu a Milano, al teatro alla Scala, per le rappresentazioni dei Misteri eleusini di J.S. Mayr e de I Manli di G. Niccolini (gennaio 1802) - infine, nell'autunno del 1804 e nel successivo carnevale 1805, tenne al Teatro di via della Pergola di Firenze le sue ultime recite. Si ritirò quindi a Bologna dove, circondato da speculatori, perse in breve i guadagni di trent'anni di carriera. Trascorse così in estrema modestia gli ultimi anni, dedicandosi alla lettura di libri rari, da lui raccolti durante i suoi viaggi, e all'istruzione musicale di alcuni allievi.
Morì a Bologna il 22 sett. 1816.
Il B. fu senza dubbio uno dei più significativi artisti del suo tempo. Riscosse enormi successi ovunque, nonostante la sua voce fosse aspra, ingolata e prodotta con sforzo. Ma egli suppliva a questi difetti con l'assoluta sicurezza tecnica, con l'arte scenica, unita ad una notevole prestanza fisica, e con un fraseggio così espressivo e toccante, specialmente nell'"adagio" e nel "cantabile" da incantare il pubblico. La sua solida base culturale, frutto degli, studi letterari della giovinezza, determinò quel gusto e quello stile che, uniti ad una costante serietà di preparazione, facevano di lui un interprete d'eccezione - soprattutto in un'epoca in cui, per cantare, bastava esser provvisti "di voce taurina e petto d'adamante" (Brighenti) - da non temere il confronto coi rivali. La prova migliore delle sue conoscenze musicali, insolite in un cantante, è data dalle sue composizioni, pubblicate o manoscritte: alcune arie e romanze per voce sola con accompagnamento di pianoforte, modellate secondo lo stile vocale dell'epoca. Pur avendo trascorso l'esistenza fra applausi ed onori (ebbe a Venezia l'"osella d'oro" e gli capitò spesso di essere accompagnato al cembalo, nelle sue esibizioni presso le varie corti, dagli stessi principi), il B. rimase tuttavia semplice e fu inoltre assai generoso: era sua abitudine, in ogni teatro, replicare il Pigmalione,la sua cantata preferita, per poterne devolvere lo incasso ai poveri della città. A Genova, nel 1800,eseguì tale cantata al solo fine di soccorrere i "patrioti rifugiati".
Bibl.: Ch. Burney, A general history of music from the earliest age to the present period, IV, London 1789, pp. 524, 527; P. Brighenti, Elogio di M. B. detto al Liceo Filarmonico di Bologna nella solenne distribuzione dei premi musiclai il 9 luglio 1819, in Opuscoli letterari, III, Bologna 1820, pp. 253-276; L. Schneider, Geschichte der Oper und des königlichen Opernhauses in Berlin, Berlin 1852, pp. 248, 252 s.; F. Caffi, Storia della musica sacra nella già Cappella ducale di San Marco in Venezia dal 1318 al 1797, II, Venezia 1855, p. 49; F. Castil-Blaze, Théâtres Lyriques de Paris. L'Opéra-italien de 1548 à 1856, Paris 1856, pp. 219, 256 s., 275; T. Wiel, I teatri musicali veneziani del Settecento, Venezia 1897, passim (v. Indice, p.556); V. Tardini, I teatri di Modena - Opere in musica rappresentate dal 1594 al 1900, III, Modena 1902, pp. 1054, 1348, 1517; M. Pereira Peixoto d'Almeida Carvalhaes, Marcos Portugal na sua música dramática. Historicas investigaçoes, Lisboa 1910, p. 161 s., n. 289; A. De Angelis, Nella Roma papale - Il Teatro Alibert o delle Dame (1717-1863), Tivoli 1951, p. 228 s.; R.-A. Mooser, Annales de la Musique et des Musiciens en Russie au XVIIIe siècle, II, L'époque glorieuse de Cathérine II (1762-1796), Genève 1951, p. 248 s. e passim; F. J. Fétis, Biographie universelle des musiciens, II, Rruxelles 1835, p. 1 s.; R. Eitner, Quellen-Lexikon der Musiker, I, p. 254 s. (la variante grafica del cognome, Babini e Babbini, che non incide sull'identità del personaggio, è qui registrata, invece, come se i due cognomi appartenessero a due diverse figure, ripetendosi però all'incirca gli stessi dati biografici in entrambe le voci); C. Schmidl, Dizionario universale dei musicisti, I, p.87; Enciclopedia dello Spettacolo, I, col.1201 s.; G. Grove'sDictionary of Music and Musicians, I, New York 1955, p. 280 s.; Dizionario Ricordi della musica e dei musicisti, Milano 1959, p. 79.