BRUNI, Matteo
Primo dei dieci figli di Giovanni Bruni de' Parcitadi e di Vanetta de' Battagli, nacque a Rimini agli inizi del secolo XVI: verso l'anno 1510, secondo il Tonini; più esattamente prima del 1501 secondo le generiche congetture del Battaglini, tuttavia rafforzate dalla testimonianza di un ritratto dipinto da Luca Longhi nel 1553. A Rimini, dove trascorse la maggior parte della vita, seguì i primi studi sotto la guida dello zaratino Girolamo Crisavo, maestro di arti liberali. Comunque si dedicò assai presto agli studi giuridici, verso cui l'orientavano la condizione sociale e l'ambiente della famiglia, tutto costruito nell'esercizio di modesti uffici locali e nei rapporti con i maestri, i magistrati, i mercanti della città, dove il B. ebbe a primo maestro di diritto Mario Guidone di Savignano.
Probabilmente alla fine del 1528 si recò a Bologna, in un momento in cui l'università conosceva, accanto agli insegnamenti tradizionali, l'esperienza vivace di alcuni notevoli giuristi umanisti. Un assegno accordato dal Comune di Rimini a taluni giovani meritevoli per studio e per condizione gli consentì una lunga permanenza a Bologna, dove si legò di amicizia con Francesco Bolognetti, col quale ancora negli ultimi anni scambiava visite e lettere affettuose. A Bologna infine, nel marzo del 1533, otteneva il dottorato utriusque iuris. In una lettera del 28 luglio ne dava infatti notizia ad Isabella d'Este Gonzaga, marchesa di Mantova (Arch. di Stato di Mantova, Arch. Gonz., E.XXVII.3, Rimini, f. n. n.), chiedendo insieme l'appoggio per "truovare... uno ufficio desideroso", o comunque un "luogo alcuno". Pochi mesi dopo (ibid., f. n. n.), precisava la sua richiesta, pregando perché la marchesa volesse benevolmente accoglierlo nel numero dei suoi fedelissimi servitori, in particolare procurando a lui l'ufficio di giudice dell'appellazione, sì che potesse, in modo "honorevole", "dar principio al suo dottorato". Come giudice delle appellazioni a Mantova firmava infatti una lettera al duca il 3 luglio del 1535 (Ibid., ibid., F. II. 8, Mantova e paesi, f. n. n.).
All'inizio del 1536 il B. era ancora a Mantova, dove aveva lasciato l'incarico, sicché il 5 marzo, passando per Ferrara, scriveva di nuovo, congedandosi, a Isabella (Ibid., ibid., E. XXXI. 3, Ferrara, f. n . n.), alla quale comunicava di aver ottenuto l'ufficio di uditore del vescovo Capino, chiamato "hora al Governo di tre Città nella Marcha". Nell'"offitio del'auditorato" di Rieti risultava infatti nel 1536, distinguendosi per "litteratura esquisita et integrità di animo" (Arch. di Stato di Modena, Arch. Segr. Est., Arch. per Mat., S."Letterati", busta 11, f. n n.). La nuova condizione però non dovette essergli grata, se già il 23 genn. 1537, da Roma, si giustificava ancora con Isabella per un lungo silenzio, dovuto a "temenza di avisarle il luogo abietto et vile", aggiungendo la supplica di raccomandarlo presso il cardinale suo figlio, per un qualsiasi incarico anche fuori della sua corte.
Ad ogni modo, forse sempre in virtù della protezione della marchesa, già nel marzo 1536 il B. risultava giudice dei malefici in Campidoglio (Arch. di Stato di Mantova, Arch. Gonz., E. XXV. 3, Roma, f. n. n.). Un nuovo carteggio con Isabella seguì nel 1538 (29 maggio, 25 luglio e 22 settembre: Ibid., ibid., ff.n.n.), nella speranza (che forse non ebbe successo) di ottenere una nomina presso la Rota di Siena. Nel 1540, tuttavia, alla morte del padre, era vicario di Agostino Gonzaga, arcivescovo di Reggio Calabria.
Nel 1546 il B. ritornò a Rimini, dove rivestiva la carica di podestà nel 1549, alla morte della cugina Lucinia, vedova di Giulio di Francesco Gualdi, che aggiungeva motivo di nuove liti ereditarie fra i Gualdi e i Battagli. I vecchi contrasti politici tra le fazioni, infatti, si erano via via trasformati e ridotti ad un intreccio di contese giudiziarie, aspre e puntigliose, in cui lo stesso B. era intervenuto nel 1548 con un parere per il cugino Cesare de' Battagli (Cons., pp. 185a-186a). Come consulente apprezzato, del resto, esperto conoscitore dei testi della tradizione giuridica e delle consuetudini cittadine, insieme aperto ai risultati della recente giurisprudenza umanistica, il B. trascorse a Rimini gli ultimi anni della sua vita, raccogliendo una non mediocre fortuna, di cui già disponeva con un testamento del 1559. Frattanto, nel 1557, era stato podestà di Cervia, e forse anche di Ravenna nel 1553. Morì il 31 ott. 1575 (Rimini, Bibl. Gambalunga, ms. A. III. 14, c 29r), senza lasciare discendenti diretti, nonostante i suoi due matrimoni.
Dall'attività pratica di consulente dipende la sua opera di maggiore interesse, due volumi di Consilia siveresponsa, pubblicatipostumi a Venezia nel 1582, per i tipi del Salicatius e a cura del fratello Saladino, che dové affrontare per essi anche una spinosa controversia sulla proprietà letteraria nel 1579.Ai Consilia vanno avvicinate, oltre a un parere accolto dallo Ziletti nella sua silloge di Consilia criminalia (Venetiis 1560, II, pp. 199 ss.), anche talune Decisiones de mercatura, pubblicate postume per la prima volta a Lione nel 1592.Tuttavia l'opera cui egli stesso dové riservare il maggiore impegno teorico era un Tractatus decessione bonorum, del 1561, destinato al successo di una circolazione manoscritta e di numerose ristampe. Il suo impianto "monografico", lontano dalla tradizione di scuola, rivela sovente, di là delle articolazioni non di rado retoriche, una cultura attenta alle maggiori esperienze della giurisprudenza contemporanea, che valse al B. una citazione onorevole di Iacopo Gotofredo (Comment. in Cod. Theod., lib. IV, tit. XX, in fi.). A questa formazione umanistica risaliva del resto il suo tentativo giovanile, certo ispirato dall'esempio paterno, di un cimento letterario che egli affidò ai suoi Versi latini, precedenti al 1528, nei quali la presenza degli schemi classici e dell'imitatio poetica non escludeva più vivaci cadenze.
Un'interessante notizia sul B., come possibile autore del recupero dei due ultimi libri della Cronica di Giovanni Villani, è conservata infine in una sua lettera dell'11 maggio 1552, indirizzata a Cosimo I de' Medici. Con essa prometteva al duca copia dei libri, contenuti in un codice assai pregevole, appartenuto a Sigismondo Malatesta, e mancanti nella recente edizione a stampa. Nel 1554 Lorenzo Torrentino pubblicava a Firenze i libri XI e XII di Giovanni Villani, senza peraltro far cenno della provenienza, né la questione della loro tradizione, e del ruolo in essa del B., è stata in sostanza fino ad oggi ripresa.
Fonti e Bibl.: L'Archivio di Statodi Mantova conserva 11 lettere autografe del B. nei fondi dell'Arch. Gonzaga, E.XXV.3, Roma; E.XXVII. 3, Rimini;E.XXXI.3, Ferrara;F.II.8, Mantovae paesi;F.LXI.2, Corrisp. del Card. Ercole Gonzaga. Una lettera a F. Bolognetti del 1546 è pubblicata nella raccolta di G. Amaduzzi Anecdota litteraria ex mss. codicibus eruta, Romae 1773, II, pp. 370-372. La lettera a Cosimo I è in Giorn. stor. degli arch. tosc., I (1859), pp. 70 s. L'Archivio di Stato di Modena, Arch. Segr. Estense,Arch. per Materie, S."Letterati", busta 11, conserva una Fede delli Priori di Rieti concernente il B., datata 24 luglio 1554. Le sue opere sono elencate, con maggiore o minore completezza, in varie bibl. giuridiche: A. Fontana, Amphitheatrum legale, Parmae 1688, coll. 149-150; B. G. Struve, Bibliotheca iuris selecta, Ienae 1720, p. 258; M. Lipenius, Bibliotheca realis iuridica, Lipsiae 1757, I, p. 205a e 331b; G. Kisch, Consilia. Eine Bibliographie der juristischen Konsiliensammlungen, Basel 1970, p. 46. Il Tractatus de cessione bonorum, di cui esiste una copia apografa nella Bibl. Arcivesc. di Bologna, aula 2ª, C.V. 11, è stampato pure nei Tractatus universi iuris, III, 2, Venetiis 1584, ff. 179rb-204ra, e nei Tractatus de pignoribus, Francofurti ad Moenum 1786, pp. 315 ss. Le Decisiones de mercatura sono raccolte anche nei Tractatus selecti de pignoribus, Francofurti, ad Moenum 1686, pp. 610 ss. Tre dei suoi componimenti poetici furono pubblicati da L. Nardi, in Nozze Battaglini, Rimini 1818; la Bibl. Gambalunga di Rimini, ms. A. III. 19, conserva comunque l'intero codicetto dei Versi. Ivi anche i mss. di G. Urbani, Racc. di scrittori e prelati riminesi; e di Z. Gambetti, Catal. degli scrittori ed opere riminesi, contenenti brevi notizie. Vedi inoltre G. M. Mazzuchelli, Gli Scrittori d'Italia, II, 4, Brescia 1763, pp. 2219-2220; A. Cappi, Luca Longhi illustrato, Ravenna 1853, pp. 47-48. Informazioni più ampie soprattutto in A. Battaglini, Saggiodi rime volgari di Giovanni Bruni de' Parcitadi riminese,con le notizie stor. e lett. di lui e del suo casato, Rimini 1783, pp. 92 ss.;Id., Lettera a Fil. de Romanis, in Effem. lett. di Roma, III (1821), pp. 146-149; C. Tonini, La coltura letteraria e scientifica in Rimini..., I, Rimini 1884, pp. 446-455.