Caldo, Matteo
Frate francescano; visse a Messina negli ultimi decenni del Quattrocento e nella prima metà del Cinquecento; morì vecchissimo intorno al 1555. Fu certamente una figura di rilievo della Chiesa messinese del tempo: tra l'altro fu stretto collaboratore del vescovo Pietro Bellarado in questioni liturgiche e organizzative della sua comunità; a lui si deve l'ordinamento del Breviario e del Messale Gallicano per uso della Chiesa di Messina. Nel 1492 compose la Vita Christi Salvatoris eiusque Matris Sanctissimae, un testo di letteratura religiosa popolare nel quale i passi scritturali e liturgici risultano rabberciati e malamente ridotti in terza rima. Interessa in questa sede l'abbondanza di derivazioni dantesche che è possibile rintracciare nel poemetto, segno indubbio di lungo studio e di buona conoscenza della Commedia: si vedano, ad esempio, i versi in cui è invocata la Vergine, chiaramente ripresi dalla preghiera di s. Bernardo nel c. XXXIII del Paradiso: " Tu sarrai matre et figlia del tuo figlio / humili et alta più che creatura, / concluso è per eterno consiglio, / l'alto fattore farsi tua fattura ".
L'affiorare della Commedia in un simile testo, a carattere decisamente popolare e omiletico, segna il punto di maggiore profondità della penetrazione del poema nell'humus culturale siciliano e lascia intravedere come in Sicilia, alla fine del sec. XV, il lungo, intricato e non sempre scoperto itinerario della diffusione della Commedia aveva già raggiunto il suo fine, affidato ormai alla comune tensione culturale e alla coscienza popolare.
Bibl. - A. Mongitore, Bibliotheca sicula, II, Palermo 1708, 55-56; C.D. Gallo, Gli Annali della città di Messina, II, Messina 1879, 448; G. Sajeva, La lingua siciliana nella poesia, I, Palermo 1924, 93-95; L. Perroni Grande, Un dantofilo messinese del '400, in Da manoscritti e libri rari, Reggio Calabria 1935, 37-45; G. Resta, La conoscenza di D. in Sicilia nel Tre e Quattrocento, in Atti del Convegno di studi su D. e la Magna Curia, Palermo 1967, 421.