CARINCIONI (Caransoni, Carinzoni), Matteo
Nato presumibilmente a Lucca nei primi decenni del sec. XIV da Lippo di Opizzo di Oddone, apparteneva al ramo principale di una famiglia nobile che, per quanto colpita dai provvedimenti anti-magnatizi del 1308, già due anni dopo vedeva un suo rappresentante, Giovanni, sedere fra i due giudici chiamati a coadiuvare i sette cittadini incaricati della revisione degli statuti. E ciò mentre contemporaneamente a Pisa un Bonaggiunta Carincioni era uno dei due "capitanei universitatis extitiorum de Luca".
La discriminazione politica, come nel caso di molte altre famiglie lucchesi, sembra aver dato incentivo alle attività mercantili e bancario al di fuori della patria. è probabile che fossero già gli esponenti di questa famiglia i Caransoni che, insieme con altri mercanti, detti "de Urbe", erano incaricati del trasferimento di ingenti somme da Avignone a Roma all'inizio del terzo decennio del Trecento. Nel 1352 un Giovanni Carincioni che può essere identificato con l'omonimo mercante attestato ad Avignone nel 1321 (e si tratterà in questo caso del figlio di un Coluccio ricordato a Lucca nel 1331), ovvero con un fratello di Matteo (più noto tuttavia nei documenti lucchesi col nome di Vanni) - ottenne la gabella del sale di Avignone per 16.000 fiorini.A partire dal 21 febbr. 1374 e per un anno fu invece il C. (già fattore in Avignone nel 1371-77 di Bartolomeo e Luigi Balbani) a ottenere per una somma di 7.000 fiorini la gabella di tutte le mercanzie di Avignone ad eccezione del vino e del sale: fra i suoi soci erano due mercanti avignonesi, tre fiorentini e il lucchese Giovanni Spifame. Alla data del 1374 il C. aveva ormai alle spalle una lunga carriera di mercante presso la corte pontificia di Avignone: l'8 genn. 1360 aveva trasferito da Venezia 2.030 fiorini, e, sempre da Venezia fece trasferire, il 13 apr. 1372, circa 3.000 fiorini provenienti da Colonia. Altro trasferimento di 1.200 fiorini è ricordato nel giugno del 1367.
Sebbene un altro Carincioni, Geri, fosse attivo in Avignone come fattore e corrispondente dei Guinigi fra il 1350 e il 1352, la figura più rappresentativa della famiglia in campo mercantile fu certamente il C., come rileviamo anche dalle cariche che ottenne in patria, al termine della sua carriera commerciale. Era stato eletto anziano nel 1371 e tornò a ricoprire l'ufficio all'inizio del 1374; alla fine di quell'anno, con un altro lucchese, Filippo Astari, versava ad Avignone a Gregorio XI, per incarico del Comune di Lucca, la rata annuale di 3.000 fiorini che era dovuta ai pontefici in base ad un recente accordo fra la Curia e la città toscana: a questa data il C. era ancora indicato come "mercator romanamcuriam sequens". Ma ormai il C. risiedeva stabilmente a Lucca dove tornò a ricoprire l'anzianato nel 1375 e nel 1377. Il 20 marzo del 1376, inoltre, era stato chiamato a far parte del collegio dei dodici statutari incaricati di riformare l'ufficio della Mercarizia.
Il 31 ott. 1377 il C. appare ancora nella sua funzione di mercante-banchiere di primo piano: si era allora profilata, grazie all'elezione a podestà di Genova del lucchese Orlando Interminelli, la possibilità di ristabilire le relazioni commerciali fra Genova e Lucca interrotte per una questione di rappresaglie: il Comune di Lucca per giungere a una composizione della controversia si impegnava a far pervenire a Genova 800 fiorini "per Mactheum Carincionis, bonum concivem nostrum, vel per alium, ad ipsam Macthei petitionem". Alla lettera ufficiale del Comune di Lucca all'Interminelli era allegata una missiva del C. "per quam scribitur quod vobis dicta florenorum quantitas persolvatur" (Franci, n. 58).
Il C. era già morto nel 1379 quando venne estratto ancora una volta anziano; lasciò erede il figlio minore, Bartolomeo, che troviamo, quattro anni più tardi, sotto la tutela dello zio Gaddino di Lippo Carincioni, anch'egli mercante e già fattore dei Balbani nel 1371-72: si tratta probabilmente dello stesso Bartolomeo che fu anziano nel 1400, ma dal quale non risulta discendenza.
Egualmente senza discendenti rimase probabilmente anche il Giovanni - quasi certamente il fratello del C. - che è attestato a Bruges negli anni 1381 e 1386 e che continuò ad essere attivo presso la Curia romana, specie negli anni fra il 1389 e il 1392, impegnato fra l'altro in trasferimenti di denari fra Roma, da un lato, e Firenze, la Francia e la Scozia dall'altro. Anche ad Avignone i Carincioni dovettero continuare ad operare se, almeno dal 1424, vi risiedeva Niccolò di Gaddino, nipote del C.: era a lui, insieme con altri mercanti lucchesi fra i quali erano ancora gli Spifame, che si rivolgeva il governo di Lucca il 13 dic. 1432 per ottenere l'invio di vettovaglie a Motrone, nel vivo della guerra contro Firenze.
Fra le cariche politiche ricoperte da membri della famiglia Carincioni nel corso del Trecento ricorderemo quella di "offitialis super devetus" nel piviere di Arliano sostenuta nel 1346 da un Pietro; la carica di statutario attribuita nel 1372 a Francesco di Betto; l'incarico di ambasciatore affidato a Goro di Coluccino - già anziano nel 1371 - inviato a Bologna nel 1372.
Ma dopo la morte di Giovanni e di Matteo le fortune politiche della famiglia rimasero circoscritte ai discendenti del loro fratello Gaddino, primo dei quali fu un Matteo che sappiamo sposato a Giovanna Spada, implicato in una lite nel 1413 e anziano nel 1433. è a lui che si riferisce il Sercambi (III, 328) in una invettiva contro il malcostume politico lucchese degli inizi del Quattrocento: gli sarebbe stata infatti sottratta l'eredità di un Bartolomeo Carincioni, forse suo zio, attestato a capo di una compagnia commerciale nel 1381. Gaspare figlio di Matteo fu anziano nel 1438, 1442, 1445, 1447, 1449, 1451; era già morto quando fu estratto nel 1453. Matteo, figlio di Gaspare, dopo esser stato anziano nel 1474, 1477, 1478 e 1489, primo della famiglia, fu gonfaloniere nel 1483. Nuovamente anziano nel 1486, nel 1488 e nel 1492, fu vicario di Camaiore nel 1494. Nel 1498 risultavano ancora fra i mercanti lucchesi a Bruges due Carincioni, Niccolò e Pietro, ma nel corso del sec. XVI, pur continuando ad essere rappresentata nelle maggiori magistrature lucchesi, la famiglia conobbe un lento processo di decadenza e si estinse prima della metà del XVII secolo.
Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Lucca, Comune, Corte dei mercanti, nn. 82, c. 4v; 83, c. 11; 84, c. 8; Ibid., Notari, nn. 29 (ser Orlando Ciapparoni), c. 61v (Bonaggiunta Carincioni 1310); 304 (ser Giovanni di Niccolò Nesi), c. 1rv (Gaddino Carincioni, tutore di Bartolomeo di Matteo Carincioni, 1384); Ibid., ms., n. 21: B. Baroni, Alberi di famiglie lucchesi, II, c. 5; Lucca, Biblioteca governativa, ms. 1109: G. V. Baroni, Notizie genealogiche delle famiglie lucchesi (sec. XVIII), pp. 533 ss.; R. Archivio di Stato di Lucca, Inventari, I, a c. di S. Bongi, Lucca 1872, p. 34; Id., Regesti, II, Carteggio degli Anziani dall'anno 1333 all'anno 1400, a c. di L. Fumi, Lucca 1903, I, n. 300; II, pp. XII-XV, XVII, XIX, XXIV e nn. 465, 647; Id., Regesti, III, 1, Carteggio di Paolo Guinigi dal 1400 al 1430, a c. di E. Lazzareschi, Lucca 1925, II, n. 1012; Id., Regesti, IV, Carteggio degli Anziani dal 1430 al 1472, a c. di L. Fumi, Lucca 1907, p. XV, n. 153 e passim;V, Carteggio degli Anziani dal 1473 al 1492, a c. di E. Lazzareschi, Pescia 1943, pp. XXIV, XXVII s., XXX, XXXII, XXXV, XXXVIII, XLI; Statuto del Comune di Lucca dell'anno MCCCVIII, a c. di S. Bongi, in Memorie e docum. per servire alla storia di Lucca, III, 3, Lucca 1867, p. 242; Lettres communes de Jean XXII (1316-1334), a c. di G. Mollat, III, Paris 1905, nn. 14243, 14246 s., 14252; Lo Statuto della corte dei mercanti in Lucca del 1376, a c. di A. Mancini-U. Dorini-E. Lazzareschi, Firenze 1946, p. 4; Libro della comunità dei mercanti lucchesi in Bruges (1377-1404), a c. di E. Lazzareschi, Milano 1947, pp. 81, 86, 136 s., 239, 278; G. Sercambi, Le croniche, a c. di S. Bongi, Lucca 1892, I, p. 178; III, p. 328; S. Bongi, Storia di Lucrezia Buonvisi, Lucca 1864, pp. 185-191; L. Mirot, Etudes lucquoises [estr. dalla Bibliothèque de l'Ecole des chartes], Paris 1930, p. 223; F. P. Luiso, Mercatanti lucchesi all'epoca di Dante, II, Gli antenati di Castruccio Castracani, in Boll. stor. lucchese, X(1938), p. 76; Y. Renouard, Compagnies mercantiles lucquoises au service des papes d'Avignon, ibid., XI(1939), p. 48; Id., Les relations des papes d'Avignon…, Paris 1941, pp. 186, 225, 307, 348, 405; F. Bock, Roma al tempo di Roberto d'Angiò, in Arch. della R. Deputaz. romana di st. patria, LXV(1942), p. 205; A. Esch, Bankiers der Kirche im Grossen Schisma, in Quellen und Forsch. aus italien. Archiven und Bibliotheken, XLVI(1966), pp. 363 s., 367 s.; P. Fantozzi, Carteggio degli Anziani di Lucca dall'anno 1374 all'anno 1376, tesi di laurea, univ. di Pisa, facoltà di lettere, anno acc. 1969-70, nn. 1, 78; A.Franci, Carteggio degli Anziani di Lucca dall'anno 1377 all'anno 1380, tesi di laurea, univ. di Pisa, facoltà di lettere, anno acc. 1970-71, nn. 58, 62: M. Mori, Carteggio degli Anziani di Lucca dal 24 febbraio 1369 al 27 dicembre 1372, tesi di laurea, univ. di Pisa, facoltà di lettere, anno accademico 1969-70, n. 135.