Chiromono, Matteo
Con questo nome, variamente deformato nella più vecchia tradizione erudita (Chirimon, Chironio, Chiromonio e soprattutto Chironomo) è noto un faentino, o piuttosto brisighellese, autore o meglio compilatore di un commento interlineare e marginale alla Commedia, datato 1461. Già utilizzato da eruditi faentini e romagnoli del Sei e Settecento (f. Cristoforo da Verucchio, B. e G.B. Azzurrini, Tonduzzi, Magnani), creduto " typis etiam editum " dal Mittarelli, fu poi segnalato dal Rezzi e descritto dal de Batines in una copia parziale della Barberiniana (ora Barb. lat. 4113 della Bibl. Vaticana, cart. del sec. XVII, cc. 133, fino a Pg XXVI 63), ritrovato infine in un ms. della collezione Campori (App. 63, ora Modena, Bibl. Estense, ϒ 0 1 15, carta del sec. XV, cc. 165, fino a Pd V), verosimilmente autografo e fonte della copia Barberiniana incompiuta.
Il Rezzi aveva già chiarito che il C. " sembra... aver preso a guida il Commento di Benvenuto, o meglio averlo in più brevi e meno rozze parole recato e sceltone il fiore ", non senza " alcune cose del suo ". A confermare tale giudizio bastano gli estratti che ne sono stati pubblicati da P. Beltrani (nella sua edizione di un vecchio scritto inedito di G. B. Azzurrini su Maghinardo Pagani), da C. Rivalta (l'intero contenuto della c. 58 r del codice Estense, If XXVII 58-90, ed estratti faentini), A. Campana (Pg XIV 121, con la preziosa notizia della tomba di Ugolino Fantolini).
Nel codice Estense il C. si sottoscrive alla fine dell'Inferno: " Finit prima Cantica Comoediae Dantis Aldigherii civis florentini per me Mattheum Chiromonum civem faventinum die vi septembris MCCCCLXI ". Era figlio di un Domenico ed era nato a Gragnara (al. Graffanaria), piccola località della Val di Lamone presso Brisighella, e perciò poteva forse dirsi faentino anche per nascita. Insegnava grammatica a Bologna nel 1453-55 e più tardi a Faenza, forse anche come precettore dei figli di Astorgio II Manfredi; a Faenza era, come si è visto, nel 1461; morì a Ravenna nel 1482. A due suoi figli impose nomi di stampo umanistico (Pompilio, Lucilio). La sua caratterizzazione di piccolo umanista, oltre che dalla professione di grammatico, è confermata dal maggiore umanista faentino del tempo, Angelo Lapi, che in un'elegia inedita " Ad Mattheum Brasichellatem " esalta i suoi scritti in verso e in prosa e lo esorta a cantare le glorie guerriere della nativa Val di Lamone. Di tali scritti si conosce solo un poemetto per il passaggio da Ravenna dell'imperatore Federico iii: al Tiraboschi, che ne ebbe copia da un codice del Ginanni, esso parve " colto ed elegante assai ". Un documento del 1482 lo dice " bonarum litterarum preceptor vir egregius magister Mateus, Mancinus nuncupatus ": soprannome famigliare o personale che sia, è certo che il nome ‛ Chiròmono ' (l'uomo di una sola mano) intende tradurre umanisticamente ‛ Mancino '.
Bibl. - G. Tiraboschi, Storia della lett. ital. (ed. Milano 1833), II 201; L.M. Rezzi, Lettera a Giovanni Rosini... sopra i manoscritti Barberiniani commenti alla D. C., Roma 1826, 31-33; Batines, Bibliografia, II 199 (n. 373); 340 (n. 576); P. Beltrani, Maghinardo Pagani da Susinana, Faenza 1908, 82-105; C. Rivalta, Relazione del Comitato Dantesco Faentino ..., Faenza 1922, 14-15, 17, 65-70 e tavola; A. Cavalli, Un dantista brisighellese del sec. XV, in " III Centenario della Madonna del Monticino " II (1922) 67; A. Campana, Il sepolcro di Ugolino, in " Valdilamone " XIII n. 2 (apr.-giu. 1933), 29-30; ID., Civiltà umanistica faentina, nel vol. Il Liceo " Torricelli " nel primo centenario..., Faenza 1963, 318, 343. In Rivalta e Campana altra bibl. più particolare.