COFERATI, Matteo
Nato l'8 luglio 1638 a Firenze, trascorse quasi tutta la vita nella sua città e dal 1663 fu nominato cappellano nel duomo di Firenze, presso il quale svolge contemporaneamente anche attività di organista e di cantore. Il C. si dedicò soprattutto all'insegnamento, tanto che buona parte dei suoi lavori è rivolta a un perfezionamento della didattica della teoria musicale.
Tra le opere si ricordano: Corona di sacrecanzoni o Laude spirituali di più divoti autori,di nuovo date in luce corrette et accresciute, Firenze 1675, G. F. Barbetti (dedica a Ottavio del Rosso); Corona di sacre canzonio Laude spirituali... nuovamente corrette eaccresciute, ibid. 1689, Eredi di F. Onofri; Corona di sacre canzoni o Laude spirituali... in questa terza impressione notabilmente accresciute e di materie et arie nuove ad uso dei pii trattenimenti delle conferenze, ibid. 1710, Cesare Bindi; Il Cantore addottrinato,ovveroRegole del canto corale, ibid. 1682, V. Vangelisti (più volte ristampato); Manuale degliinvitatori co' suoi Salmi, ibid. 1691, V. Vangelisti e 1718, M. Nestenus; Colletta dilaude spirituali... per aggiungersi al Lib. intitolato Corona di sacre canzoni, ibid. 1706, C. Bindi; Scolare addottrinato nelle primeregole più necessarie a sapersi del canto fermo,estratte del Cantore, ibid. 1726, B. Paperini; Officium defunctorum cum suo cantu et Psalmipoenitentiales cum litaniis,precibus..., Firenze 1727, S. Scaletti.
I suoi tre lavori di carattere essenzialmente teorico e didattico furono stampati più volte per l'importanza e la chiarezza delle regole utili alle "Scholae cantorum" delle diverse cappelle musicali.
Nel Cantore addottrinato il C. illustra le principali regole del canto fermo, il modo di mantenere l'altezza della voce nel coro e la maniera di intonare gli inni, i salmi, e gli offizi per i diversi periodi dell'anno liturgico. Nel Manuale degli invitatori sono raccolti i salmi da cantare nelle ore canoniche per ogni festa e feria dell'anno, offizi della Beata Vergine e dei Morti. L'ultimo suo lavoro teorico, Lo scolare addottrinato, ha carattere quasi antologico e ricorda il Cantorinus Curiae Romanae del 1511, per la sua raccolta dei toni comuni fra i vari recitativi liturgici. L'aspetto più significativo dell'attività musicale del C. è tuttavia legato al periodo storico in cui egli è vissuto. La fine del '600 rappresenta storicamente l'ultima fase della lauda spirituale, forma ormai in declino, priva di forza letteraria e musicale.
Il C., che può considerarsi uno degli ultimi cultori del genere, occupa un posto di primaria importanza per una sua vastissima raccolta di circa centoquaranta laude o sacre canzoni basate - come già fin dal tempo della laude filippina - sui travestimenti spirituali di melodie popolari che si erano affermati con S. Razzi a Firenze e con G. Ancina a Roma.
Tra i primi ad effettuare un'indagine di carattere storico che lo portò ad approfondire il vasto repertorio laudistico considerato nei suoi aspetti letterari oltre che musicali, il C. trascrisse il titolo o il primo verso di ogni canzone nella versione originale, rendendo così possibile l'individuazione della fonte storica del canto popolare italiano anche in rapporto alla regione di origine. Delle tre raccolte di sacre canzoni, la seconda e la terza - stampate rispettivamente nel 1689 e 1710 - non sono che un ampliamento e perfezionamento di quella del 1675. Nella prefazione alla terza edizione, a cura di J. Carlieri, si precisa che l'opera è già stata data alla luce due volte con l'assistenza del C. e che le canzoni si cantavano "le feste dopo il vespro e per lo più negli orti". La musica, trascritta dal C. per le sacre canzoni, è in chiave di tenore e senza accompagnamento di basso, il che indica che doveva essere cantata all'unisono e da uomini adulti. La terza raccolta, più ricca e completa, si presenta diversa dalle prime due per l'inserimento di nuove melodie e la mancanza di altre che figuravano nelle precedenti stampe. Alcune melodie sono arie di danze, probabilmente di origine strumentale che ricordano motivi popolari attuali. Le melodie originali, sia quelle - e sono la stragrande maggioranza - per voci, sia le poche che denotano forse una possibile base strumentale, si trovano in manoscritti oppure in alcune opere a stampa del XVI secolo.
Mentre i lavori di teoria e didattica musicale del C. hanno suscitato un vivo interesse, soprattutto nel sec. XVIII e presso gli studiosi del canto ecclesiastico, la vasta raccolta delle sacre canzoni ha interessato, invece, numerosi studiosi della nostra epoca, i quali hanno studiato e riordinato le varie melodie. Due sono stati i più accurati e profondi conoscitori delle laudi del C.: il primo, A. D'Ancona, se ne è occupato dal punto di vista letterario; il secondo, D. Alaleona, ha studiato le laudi sotto l'aspetto musicale ed in rapporto alla musica popolare dell'epoca, mettendo in evidenza le differenze di stile nelle varie trascrizioni, poste a raffronto con alcuni dei più noti motivi popolari usati per i travestimenti spirituali da autori diversi. L'Alaleona ha sottolineato le caratteristiche ritmiche e melodiche che determinano lo stile del C. senza che siano state alterate o tradite le melodie originali.
Il C. morì a Firenze il 16 genn. 1703.
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