CONSTANTINI, Matteo (Matheus cognomine Constantini, Matthaeus Capuanus)
Appartenne a una facoltosa famiglia capuana, rappresentata nel capitolo della cattedrale di Capua varie volte già nel secolo XII.
Il nome di origine "Capuanus", attribuitogli per la prima volta nel sec. XV dalla cronaca degli arcivescovi di Amalfi, fu interpretato da allora sempre come cognome, e cosi si ritenne nella letteratura storiografica che il C. appartenesse alla nobile famiglia amalfitana dei Capuano e fosse zio (Camera) o parente (Ughelli) del cardinale Pietro Capuano morto nel 1214. L'ipotesi viene smentita però da un documento dell'aprile 1187, col quale il C., arcidiacono di Chieti e canonico di Capua, insieme con il fratello Bartolomeo donava una porzione di un mulino alla congregazione dei chierici della cattedrale di Capua; in questo documento i due fratelli vengono definiti "cognomine Constantini". Dato che il Matteo elevato alla cattedra di Amalfi il 15 nov. 1202 era arcidiacono di Chieti; e dato che nel 1199 faceva parte del capitolo della cattedrale di Capua un canonico di nome Matteo, il quale era anche arcidiacono di Chieti, è lecito trarre la conclusione - appunto tenendo presente la singolare coincidenza dei benefici goduti dai due ecclesiastici omonimi - che l'arcivescovo di Amalfi eletto nel 1202 sia la stessa persona dell'arcidiacono teatino ricordato nel 1187.
Non conosciamo né i genitori del C., né le prime tappe della sua vita e della sua formazione. Pare tuttavia che egli si sia trasferito già in giovane età da Capua, dove aveva ottenuto un beneficio, alla Curia romana, dove rimase per parecchio tempo, facendosi notare per la sua cultura e per il suo zelo. Ottenne l'arcidiaconato di Chieti, concessogli prima del 1187, certamente grazie alla protezione o di un papa o di un cardinale. Non è noto quando sia entrato in rapporti più stretti con Pietro Capuano, che venne creato cardinale diacono di S. Maria in via Lata nel 1193.
Nell'autunno del 1199, dopo la morte dell'arcivescovo di Capua Matteo, il C. si mise alla testa di coloro che, all'interno del capitolo della cattedrale e nella città, si opponevano all'elezione del suddiacono papale Rainaldo di Celano come nuovo metropolita. Espose le ragioni del suo dissenso in un'appellazione indirizzata al papa, nella quale però dava un'interpretazione troppo restrittiva del concetto di elezione canonica di un vescovo, affermando che poteva essere eletto un chierico forestiero soltanto nel caso in cui non ci fosse un candidato adatto nel capitolo locale. Il C. abbandonò la sede dell'elezione con una minoranza dei canonici, ma non riuscì ad impedire l'elezione dei suddiacono papale. Innocenzo III nel 1199 respinse il ricorso del C. con un'istruzione rimasta tanto famosa che fu assunta nelle successive raccolte di decretali (Liber Extra:19, X, de elect., I, 6). Il C. dovette dunque accettare che il suo giovane rivale Rainaldo di Celano, il quale non aveva ancora raggiunto l'età prescritta dai canoni, amministrasse l'arcidiocesi di Capua prima come procuratore (dal dicembre del 1199) e poi come arcivescovo eletto.
Quando nell'autunno del 1202 rimase vacante la sede di Amalfi, il capitolo di questa città sottopose al papa una lista di tre candidati, che venne però respinta da Innocenzo III. Tuttavia, in seguito all'intervento del cardinale Pietro Capuano, il papa permise ai rappresentanti del capitolo mandati in Curia di procedere ad una nuova votazione, e questa volta fu eletto il C., probabilmente su proposta dello stesso pontefice, che lo confermò il 15 novembre del 1202.
Inizialmente il C. incontrò nel suo governo pastorale l'opposizione di molti membri del patriziato locale, mentre pare si guadagnasse presto l'affetto del popolo. Cominciò la costruzione di una nuova cattedrale, che nel 1208, dopo una solenne traslazione, accolse le reliquie dell'apostolo Andrea, trafugate da Costantinopoli dopo la IV crociata dal cardinale Pietro Capuano, che vi si era recato come legato. Il C., che nel 1207 partecipò al seguito del cardinale alla consacrazione della chiesa di S. Sisto a Scala, sede suffraganea di Amalfi, favorì anche le fondazioni pie istituite dallo stesso cardinale ad Amalfi, l'ultima delle quali fu nel 1212-13 la canonica a S. Pietro di Tozzolo. La città e la Chiesa di Amalfi rimasero - probabilmente nei primi tempi dei vescovato del C. - più anni sotto un interdetto, che il papa fu disposto a revocare solo quando il capitolo di quella cattedrale ebbe alienato alcuni beni e si fu procurato con ciò, sembra, i mezzi per risarcire i proprietari di una nave romana naufragata davanti alla città campana.
Come giudice delegato del papa, il C., insieme con il vescovo di Scala, Costantino, emise una sentenza nella lite tra lo abate Balsamo di Cava e il vescovo Gilberto di Capaccio per i tributi dovuti dalle chiese di obbedienza cavese nel Cilento. Sempre come giudice delegato del papa, nell'aprile del 1212 assolse l'arcivescovo Nicola di Salerno dalle accuse mossegli da un vassallo della Chiesa salernitana. Quando la città di Amalfi nel 1212-1213 rese omaggio all'imperatore Ottone IV, il C. si tenne da parte, nonostante che la sua città natale, Capua, fosse uno dei più, importanti punti d'appoggio dell'imperatore nel Regno. Nel novembre del 1215 il C., seguendo l'invito di Innocenzo III, si recò a Roma per partecipare al concilio. Vi doveva invece tragicamente morire. Nell'atrio del palazzo lateranense, stretto in mezzo alla grande folla, dei fedeli e dei curiosi, fu travolto e schiacciato dalla ressa. Fu sepolto in S. Giovanni in Laterano.
Fonti e Bibl.: Archivio di Stato di Napoli, Pergamene del capitolo metropolitano di Capua, n. 30 (1187, aprile: cfr. J. Mazzoleni, cit.); Napoli, Bibl. della Soc. napol. di storia patria, Napoli, XXVII B 4: Cronaca Minori Trionfante, f. 62v;Cava dei Tirreni, Archivio dell'abbazia, Arma dio Magno p. 7; Chronicon Amalphitanum, inL. A. Muratori, Antiquitates Italicae Medii Aevi, I, Mediolani 1738, col. 210; Innocentii papae III Epistolae..., in J.-P. Migne, Patr. Lat.... CCXIV, nn. 277, coll. 841-845, 106, coll. 1104 s.; G. Carucci, Codice diplom. salernitano del sec. XIII, I Subiaco 1931, n. 36, pp. 97 ss.; Liber pontif. Ecclesiae Amalphitanae o Chronica omnium archie piscoperum, in P. Pirri, Ilduomo..., cit., pp. 180 s.; Matthaei archidiaconi Amalphitani Translatio corporis sancri Andreae apostoli de Constantinopoli 9 in Amalfiam, a cura di P. Pirri, ibid., p. 145; J. Mazzoleni, Le Pergamene di Capua, I, Napoli 1957, n. 21, pp. 47-58; II, 1, ibid. 1958, nn. 145, pp. 45 ss., 163, pp. 57-60; II, 2, ibid. 1960, nn. 27, p. 28, 30, pp. 30 s.; A. Potthast, Regesta pontificum Romanorum..., I, Berlin 1874, nn. 949, p. 91, 1761 s., p. 154; J. Werner, Nachlese aus Zürcher Handschriften, in Neues Archiv der Gesell schaft für ältere deutsche Geschichtskunde, XXXI (1906), p. 591; F. Ughelli-N. Coleti, Italia sacra, VII, Venetiis 1721, coll. 205-213, 218, 303, 328;F. Pansa, Istoria dell'antica Repubblica di Amalfi, I, Napoli 1724, pp. 109, 122, 290 s.; II, ibid. 1724, pp. 35 s.; M. Camera, Mem. storico-diplomatiche dell'antica città e ducato di Amalfi, I, Salerno 1876, pp. 27, 390-393, 398, 633; II, ibid. 1881, pp. 244 s., 259;e Annotationes, pp. XV-XVII; P. Pirri, Il duomo di Amalfi e il chiostro del Paradiso, Roma 1941, pp. 27-31, 37; S. Kuttner-A. Garcia y Garcia, A New Eyewitness of the Fourth Lateran Council, in Traditio, XX (1964), p. 130;N. Kamp, Kirche und Monarchie im staufischen Königreich Sizilien, I, 1, München 1972, pp. 393ss.; U. Schwarz, Amalfi im frühen Mittelalter, Tübingen 1978, pp. 147 s., 184, 222 s., 235.