FOGLIANO (de Foliano), Matteo da
Esponente di rilievo della famiglia Fogliano, figlio di Ugolino (II) e di una Contessa di cui si ignora il casato e fratello di Bertolino e Niccolò, dovette nascere a Reggio Emilia, o nel suo contado, intorno alla metà del secolo XIII.
Nel luglio 1283 il F., insieme con i fratelli Bertolino e Niccolò, venne investito dallo zio, Guglielmo da Fogliano, vescovo di Reggio, del castello di Gesso, in quanto i Malapresi, da tempo detentori dei locali diritti giurisdizionali, non volevano più riconoscerne la proprietà alla Chiesa reggiana.
Tra il 1284 e il 1287 la parte guelfa che dominava la vita politica reggiana dal 1266, si divise in due fazioni - denominate "superiore" e "inferiore" rispetto alla loro ubicazione all'interno della città di Reggio - spaccando in tal modo anche la consorteria dei da Fogliano: il F. con le famiglie Manfredi e Roberti, fu a capo della prima; mentre Francesco e Bernardo da Fogliano, e gli esponenti delle famiglie Canossa, Panzeri, Luvisini si schierarono nella seconda. Le tensioni interne alle fazioni raggiunsero un primo livello d'intensità quando, nel 1287, i Canossa vennero cacciati dalla città e le loro case distrutte insieme con quelle dei Panzeri, e di altri sostenitori. In tali frangenti il F. viene indicato da fra' Salimbene de Adam come uno dei quattro uomini più potenti della città, insieme con Guido Roberti, Monaco da Bianello e Niccolò da Fogliano. Utilizzando il materiale delle case distrutte egli fece in seguito costruire per sé una splendida casa, chiamata Altabella, come viene annotato nel Liber de temporibus.
Salimbene de Adam e Alberto Milioli ci narrano che nel 1287 Garsedonio (o Grassendonio) Luvisini e gli altri componenti della famiglia, i quali (fatta eccezione per l'abate di S. Prospero) si erano in precedenza schierati a fianco dei Canossa, passarono dalla parte del Fogliano. Ed è in seguito a questo tradimento - informa Salimbene - che una figlia del F. andò in sposa a Ugolino Luvisini.
Questo episodio deve essere però reinterpretato in sede storiografica: già nel luglio 1276, infatti, era stata siglata una promessa di matrimonio tra il F. e Garsedonio Luvisini, a nome dei rispettivi figli Agnesina e Ugolino, detto Azzolino, sancendo, con questo vincolo di parentela, un'alleanza politica tra le due più potenti e ragguardevoli famiglie reggiane del periodo che, nei confusi avvenimentì del 1287, i Luvisini ritenevano essere ancora vantaggiosa.
In quello stesso 1287 il F. fu podestà di Firenze: i cronisti del tempo lo ricordano, in particolare, per essersi opposto a Corso Donati - che voleva liberare tale Totto de' Mazzinghi da Campi, condannato a morte dal F. - e per avere comminato pene pecuniarie a chi lo aveva ostacolato nell'esercizio delle sue funzioni.
Il rinnovarsi nel dicembre 1289 delle lotte intestine alla città di Reggio, con il prevalere della fazione dei Canossa, il conseguente esilio dei da Fogliano, dei Roberti e dei Manfredi, ed il ritorno in città dei ghibellini da Sesso, rivelano implicitamente che nessuna fazione era ormai più in grado di instaurare un solido regime politico: proprio il conferimento ad Obizzo II d'Este della signoria della città, avvenuto nel gennaio 1290, ne fu la logica conclusione. Questi provvide a pacificare nuovamente la città facendo rientrare, nel gennaio 1291, i cittadini un tempo esiliati, tra i quali il Fogliano.
Nel 1294 il F. (seguito in ciò anche dai fratelli Bertolino e Niccolò) vendette al Comune di Reggio alcune case, casamenti, beccherie di sua proprietà, poste nel quartiere di S. Lorenzo. Da quest'atto si apprende che il F. viveva a Reggio, nella vicinia di S. Giorgio "super domo Guidonis de Albrigonibus"; alla vendita acconsentivano la madre dei F., Contessa, sua moglie Francesca e le figlie Contessina, Caracosa e Agnesina.
Nel 1296 il F., insieme con Guido Roberti e i suoi due fratelli, riuscì ad evadere dalle carceri di Mantova, dove era stato rinchiuso "sub custodia" dal marchese d'Este. Probabilmente tale prigionia era stata dettata da giustificate misure precauzionali legate alle vicende che, dall'anno precedente, vedevano Azzo VIII d'Este, succeduto nel 1293 al padre Obizzo, opposto all'azione ostile dei Bolognesi nel distretto di Modena, e dei Parmigiani in quello di Reggio. Ritornato nel Reggiano, il F. si riappropriò dei suoi castelli di Querciola, Plagna, Rondinara, Livizzano e San Valentino (tradizionali zone nelle quali i da Fogliano esercitavano il loro potere, ed importanti roccaforti per allestire le loro imprese militari contro la città) e di lì mosse guerra all'Estense. Nel luglio 1297 venne firmata di nuovo la pace tra i Fogliano e i Roberti da una parte e il marchese d'Este e i Reggiani "intrinseci" dall'altra.
Un nuovo e vigoroso impulso alla lotta condotta dal F. e dai suoi sostenitorì doveva venire dall'alleanza con Matteo da Correggio. Questi infatti, nell'intento di consolidare il proprio potere all'interno e all'esterno della città di Parma, andava tessendo una rete di alleanze con i tradizionali nemici di Azzo: Bologna, Mantova, Verona, e i cosiddetti "estrinseci" di Modena e Reggio (tra cui i da Fogliano). Nel gennaio 1306, grazie all'aiuto dato dalle truppe di Giberto da Correggio, i da Fogliano, e tra loro il F., insieme con i da Sesso, i Manfredi e i Roberti rientrarono in città, dove distrussero il castello fatto erigere all'interno delle mura dal marchese e ristabilirono le libertà comunali, nominando podestà Matteo da Correggio, fratello di Giberto, come richiesto dallo stesso Correggio. Per un breve periodo, inoltre, dal 19 genn. 1306 al 9 febbraio dello stesso anno, il F. fu vicario di Bertolino da Fogliano, capitano del Popolo a Modena.
La stretta alleanza tra i da Fogliano e Giberto da Correggio venne ulteriormente rinsaldata dal diretto aiuto che essi gli portarono mentre egli era impegnato con alterne vicende, tra il 1308 e il 1309, a conservare il potere in Parma. Nel settembre 1309 i Parmigiani cinsero d'assedio Borgo San Donnino, dove sì erano ritirati i Rossi, nemici di Giberto da Correggio. Per iniziativa del vescovo di Parma, Papiniano, le due parti in lotta cessarono le ostilità: il F. e Guglielmo Canossa (esponenti di primo piano delle due opposte parti in lotta) vennero incaricati di stendere l'arbitrato della pace. Nel gennaio del 1310 il F. e il Canossa, dopo essersi fatti consegnare, da entrambe le parti, diversi ostaggi (tra cui i figli di Giberto da Correggio), richiesero ed ottennero (prendendone possesso il 2 febbraio) le cariche di podestà e capitano del Popolo della città di Parma per un anno, al fine di poter meglio gestire le trattative di pace e vigilare su di essa. Il giorno 11 febbraio "in consilio credencie Communis" vennero letti i capitoli della pace, che non soddisfecero alcuna delle parti contraenti. Nella notte, all'insaputa di tutti, e dello stesso F., Guglielmo Canossa lasciò Parma; il F. vi restò ancora otto giorni, fino a che, preso atto del suo insuccesso, lasciò anch'egli la città.
Nel seguente 1311 la Comunità di Reggio concesse al F. e al Canossa - provvedendo ad inserirlo anche negli statuti - di far eseguire rappresaglie ai danni del Comune di Parma, in seguito al mancato pagamento di quanto loro dovuto per l'assunzione degli impegni di podestà e capitano del Popolo di quella città. Nel novembre dello stesso anno il F. fu tra i capi della fazione guelfa reggiana che nominarono il loro procuratore per gli accordi tra diverse città guelfe contro l'imperatore Enrico VII. Le ultime notizie riguardanti il F. risalgono al 1312 quando, tra le clausole della tregua firmata per cinque anni tra Reggio e Mantova, veniva precisato di non considerare ribelle il F. e i membri della sua famiglia, insieme con Taddeo Manfredi e i suoi. Non si conosce con precisione l'anno della sua morte, da collocarsi tra il 1312 ed il 1315, quando è attestato come defunto nel Liber focorum del Comune di Reggio. Il F. fu padre, stando alle fonti a noi note, di Guglielmo, Bonifacio, Contessina, Caracosa e Agnese.
Fonti e Bibl.: S. Levalossi - P. Della Gazata, Chronicon Regiense, in L.A. Muratori, Rer. Ital. Script., Mediolani 1731, coll. 13-14; Chronicon Parmense, a cura di G. Bonazzi, in Rer. Ital. Script., 2 ed., IX, 9, pp. 114-116; Marchionne di Coppo Stefani, Cronaca fiorentina, a cura di N. Rodolico, ibid., XXX, 1, p. 63; L.A. Muratori, Antiquitates Italicae Medii Aevi, IV, Mediolani 1741, col. 621; N. Tacoli, Memorie storiche della città di Reggio di Lombardia, I, Reggio Emilia 1742, pp. 368, 415 s., 537, 553, 603; II, Parma 1748, pp. 2 (Liber focorum ... civitatis Regii), 133, 425, 509, 512 s., 555, 635, 637, 673; III, Carpi 1769, pp. 19 s., 22, 26, 214, 698, 743, 750, 754; A. Milioli, Liber de temporibus et aetatibus et Cronica imperatorum, a cura di O. Holder Egger, in Mon. Germ. Hist., Scriptores, XXXI, Hannoverae 1903, pp. 573 s.; G. Tiraboschi, Memorie storiche modenesi..., V, Modena 1795, nn. 929 p. 97, 975 p. 107; Respublica Mutinensis (1306-1307), a cura di E.P. Vicini, II, Milano 1932, pp. 149, 197; Liber grossus antiquus Comunis Regii (Liber pax Constantiae), a cura di F.S. Gatta, VI, Reggio Emilia 1963, nn. 646 pp. 59 s., 648 pp. 72-77; Delizie degli eruditi toscani, IV, Firenze 1773, pp. 34 s.; ibidem, XVII, Firenze 1783, p. 106; Salimbene de Adam, Cronica, a cura di G. Scalia, Bari 1966, pp. 243, 773, 917, 920 s., 928; G. Villani, Nuova Cronica, a cura di G. Porta, I, Parma 1990, pp. 577 s.; G. Tiraboschi, Dizionario topografico-storico degli Stati Estensi, I, Modena 1824, p. 300; A. Balletti, Storia di Reggio nell'Emilia, Reggio Emilia 1925, pp. 142 s.; P. Litta, Le famiglie celebri italiane, s. v.Fogliani, tav. II.