MATTEO da Gualdo
MATTEO da Gualdo. – Nacque tra il 1430 e il 1435, quasi certamente a Gualdo Tadino in Umbria, figlio del notaio Pietro dal quale fu avviato agli studi giuridici e alla propria attività professionale. Peraltro, come si può ricavare dalla capillare documentazione d’archivio che lo riguarda conservata a Gualdo Tadino (Guerrieri, pp. 635-669), di fatto M. dovette impegnarsi assai sporadicamente nell’esercizio notarile, a tutto vantaggio della sua carriera di pittore; lo conferma il fatto che egli, negli atti in cui è citato, risulti quasi immancabilmente accompagnato dalle qualifiche di magister o pictor.
Seguendo la tradizione familiare, furono notai anche due dei tre figli maschi di M., Michelangelo e Girolamo, e il figlio di questo, Bernardo. Gli ultimi due furono anche pittori, per quanto di livello decisamente modesto, mantenendosi sempre ben dentro il solco, con appena qualche timido aggiornamento, tracciato dall’opera del più illustre predecessore.
Tanto le modalità della formazione di M. quanto il catalogo della sua produzione pittorica giovanile non presentano alcun punto di riferimento certo, risalendo il suo primo dipinto documentato solo al 1462. Nondimeno la critica colloca piuttosto concordemente nel corso del sesto decennio alcuni affreschi eseguiti in chiese di Gualdo Tadino e dell’area circonvicina.
In particolare, è opportuno qui considerare la Madonna col Bambino e s. Anna, firmata e posta tra la prima e la seconda cappella di sinistra della chiesa di S. Francesco a Gualdo, nella quale trova già un’aurorale manifestazione la combinazione di influenze che caratterizzano il peculiare linguaggio pittorico di M., denso di arcaismi ed eccentricità, talora ai limiti della sgrammaticatura. In esso trovano così posto persistenze tardogotiche, echi recenti di cultura pierfrancescana, ricavati attraverso la declinazione non ortodossa della pittura di Girolamo di Giovanni e della scuola camerte, ma soprattutto il vivo influsso del folignate Bartolomeo di Tommaso, con la sua maniera affilata, carica di espressività e ben poco assoggettata ai canoni della sintassi rinascimentale.
Il primo dipinto documentato di M. è la Madonna in trono tra i ss. Francesco, Bernardino, Margherita e Caterina d’Alessandria, con S. Ludovico da Tolosa e forse S. Benedetto nei due tondi posti nella porzione superiore della notevole cornice tardogotica. Entro un cartiglio dipinto in basso al centro della tavola l’opera reca la firma dell’autore e la data del 28 apr. 1462.
La pala d’altare, oggi conservata nel Museo civico Rocca Flea di Gualdo Tadino, fu eseguita per la chiesa del locale monastero di S. Margherita. In essa si trovano già interamente precisati i termini della composita maniera di M., che qui si mostra capace di metabolizzare originalmente all’interno del proprio idioma, oltre a quelli già citati, elementi desunti da coevi modelli senesi (Giovanni di Paolo, Sano di Pietro), padovani (Francesco Squarcione, Marco Zoppo), veneziani (Antonio e Bartolomeo Vivarini) e marchigiani (Giovanni Boccati, Nicola di Maestro Antonio, Antonio da Fabriano): un insieme eclettico di suggestioni, testimoniate sia dall’andamento grafico sottile e incisivo sia dal capillare gusto ornamentale che ispira la tavola di M., con la sua marcata stilizzazione antinaturalistica delle figure e dei panneggi, i colori vivacemente contrastati e i particolari fantasiosamente decorativi.
Il 24 sett. 1465, essendo dunque poco più che trentenne, per motivi impossibili da precisare M. dettò una prima volta il proprio testamento (alle pp. 232 s. di M. da G. Rinascimento eccentrico…, cui si rimanda in seguito ove non diversamente indicato), atto che nei quattro decenni successivi avrebbe ripetuto per altre cinque volte. Entro l’arco di tempo posto tra il 1° febbr. 1467 e l’11 giugno 1468, quando dichiarò di avere ricevuto dal suocero la dote di 25 fiorini, M. prese in moglie Margherita di Andrea, dalla quale, oltre ai tre maschi Michelangelo, Girolamo e Francesco, ebbe anche una figlia di nome Antonia. Nel 1468 M. eseguì la decorazione ad affresco della parete d’altare dell’oratorio dei Pellegrini ad Assisi, una delle sue opere più importanti, che reca firma e data entro una targa dipinta.
L’oratorio era stato edificato nel 1457, per volontà delle confraternite di S. Giacomo Maggiore e di S. Antonio Abate. Sopra l’altare della cappella M. eseguì su due ordini sovrapposti, in basso, la Madonna col Bambino in trono tra angeli musicanti con ai due lati le figure di S. Giacomo Maggiore e di S. Antonio Abate tra due angeli portacandelieri, e in alto, ai lati del finestrone centrale, l’Angelo annunciante e la Vergine Annunziata. Gli affreschi, nel loro equilibrio tra la varietà di elementi che caratterizzano la maniera di M., costituiscono una delle dimostrazioni più compiute delle migliori qualità del pittore. Essi, in effetti, coniugano felicemente chiarezza di impianto, luminosità dei colori e una certa razionalità prospettica con una vena antiquariale particolarmente sbrigliata e un brillante estro decorativo. Dieci anni più tardi, nel 1478, M. avrebbe realizzato anche la decorazione ad affresco della facciata dell’oratorio, raffigurando una Gloria del Redentore circondato da angeli tra i due santi titolari oggi quasi completamente perduta.
Il 19 ott. 1471 M. ricevette due bollette di pagamento da parte dei Priori del Comune di Assisi, una di 12 fiorini e l’altra di 1 ½, legate a una serie di stemmi da eseguire sulle facciate del palazzo dei Priori e del contiguo palazzo Nuovo, di porta S. Pietro e di porta Nuova (pp. 203 s.). Il compenso di tali imprese, oggi perdute, fu saldato dal tesoriere del Comune di Assisi il 30 aprile dell’anno successivo (p. 233).
Agli anni che videro M. impegnato ad Assisi con costanza, tra il 1468 e il 1471, si dovrebbero ricondurre i tre affreschi strappati frammentari conservati nel locale Museo capitolare, raffiguranti rispettivamente la Madonna con Bambino, S. Antonio Abate e S. Francesco. A un soggiorno successivo risale l’affresco con la Madonna col Bambino in trono, i ss. Lucia, Ansano e un committente, datato 10 nov. 1475, dipinto nella chiesa di S. Paolo, nonché, probabilmente, il trittichetto raffigurante la Madonna col Bambino in trono e due angeli musicanti, tra i ss. Francesco e Sebastiano, conservato al Museo capitolare di Assisi, ma proveniente dalla chiesa di S. Maria delle Grazie nell’adiacente frazione di Palazzo. Più complicato, definire la cronologia esatta dell’ultimo esemplare del nucleo dei dipinti eseguiti da M. per la città umbra, il trittico raffigurante la Madonna col Bambino in trono e angeli, tra i ss. Pietro e Vittorino, prestigiosa commissione dell’abate della chiesa abbaziale di S. Pietro. Si tratta di una tavola che reca entro un cartiglio posto sul trono la seguente iscrizione, purtroppo non più integralmente leggibile: «Opus Macht. De Gualdo sub MILCCCC[…] V die ap(ri)lis», che lascia aperte varie ipotesi di datazione, permettendo di accostare l’opera a ciascuno dei periodi documentati di attività di M. ad Assisi tra il 1468 e il 1475, senza che, peraltro, il dato dello stile sia tale da porre sulla questione alcun discrimine definitivo. Il trittico di S. Pietro segna il punto di massima tangenza di M. con la pittura di Girolamo di Giovanni da Camerino.
Oltre alle opere per Assisi, nel 1471 M. eseguì il trittico con la Madonna col Bambino in trono e ai lati S. Giovanni Battista e S. Giovanni Evangelista, firmato e datato. L’opera si conservò nel convento di S. Nicolò a Gualdo Tadino sino al 1871, allorquando fu trasferita nella neonata Pinacoteca civica della cittadina umbra. A un esito più raffinato pervenne M. in un altro trittico dipinto qualche anno più tardi, raffigurante al centro la Madonna col Bambino in trono e due angeli, a sinistra i Ss. Secondo e Antonio Abate e a destra i Ss. Sebastiano e Ubaldo.
La tavola, datata, fu realizzata nel 1477 per la chiesa parrocchiale di S. Maria nella frazione di Pastina, presso Gualdo Tadino, ed è conservata nel Museo civico Rocca Flea. Si ritrovano qui l’usuale acuminato andamento grafico, i colori vivacemente contrastati, le fisionomie aspre e caricate di Antonio Abate e Ubaldo, combinate però con la postura più aggraziata di Secondo e quella dolente di Sebastiano, figure in cui si può cogliere un’apertura nei confronti della coeva produzione di Niccolò di Liberatore detto l’Alunno.
Il giorno 11 ag. 1476, M. fece testamento per la seconda volta (pp. 234-236). Due anni più tardi portò a termine il trittico (Madonna con Bambino, angeli e santi) su due registri sovrapposti per l’altare maggiore della chiesa di S. Maria Assunta, a Casa Gastalda (Valfabbrica), opera firmata e datata che conserva la cornice originaria e rappresenta una delle punte estreme dello stilizzato espressionismo di M., severo e irrigidito nei volti, nelle pose e nei panneggi, tra Bartolomeo di Tommaso e Carlo Crivelli. Rispetto a quest’ultimo dipinto, il trittico (Madonna con Bambino, angeli e i ss. Secondo e Rocco) che M. eseguì per la parrocchiale di S. Maria Assunta a Nasciano, ma che oggi è conservato nella chiesa di S. Maria dei Raccomandati in Gualdo Tadino, datato 1480, rivela una concezione spaziale più ariosa e una vis compositiva maggiormente fantasiosa ed elegante, che rielabora originalmente suggestioni dell’Alunno e anche di Benozzo Gozzoli. Nel 1484 M. eseguì lungo la parete destra della chiesa di S. Maria a Scirca, frazione nei pressi di Gualdo Tadino, tre immagine mariane ad affresco raffiguranti rispettivamente una Madonna col Bambino in trono, una Madonna della Misericordia (in cui è un cartiglio dipinto con la firma del pittore e la data) e una S. Anna Metterza. Il 29 febbraio dello stesso anno il Comune di Gualdo, per il tramite dei rettori delle arti, destinò a M. una munifica elargizione di beni mobili e immobili, come ricompensa per importanti servigi resi alla Comunità, dei quali peraltro s’ignora la natura (p. 211).
Poco più di un anno dopo, il 30 giugno 1485, M. risulta essere uno dei quattro rettori delle arti del Comune di Gualdo, carica che ancora ricopriva il 20 ag. 1488. A riprova del prestigio civico che gli veniva riconosciuto, si deve rilevare la costante e fitta presenza di M. in atti notarili datati fra il 1465 e il 1505 in qualità di testimone, arbitro e curatore, ma anche una certa continuità di incarichi pubblici ch’egli rivestì negli anni della sua maturità, essendo nominato tra i Priori del Comune il 22 genn. 1492.
Il 1486 è la collocazione cronologica più probabile del piccolo stendardo professionale dipinto sulle due facce, conservato al Museo civico di Gualdo Tadino, che presenta da una lato una Madonna orante e dall’altro una Vergine Assunta. Al 1487 risale l’affresco datato raffigurante S. Cristoforo, eseguito da M. sull’estradosso del primo arcone della parete destra della chiesa parrocchiale di San Pellegrino presso Gualdo Tadino, chiesa di origine votiva fittamente decorata di dipinti murali devozionali, per lo più gravemente danneggiati, che videro a varie riprese l’intervento di M. e della sua bottega.
Tra la fine del nono e il principio dell’ultimo decennio si collocano la Madonna col Bambino in trono del Museum of fine arts di Boston, affresco riportato su tela proveniente da un’edicola di Acciano (Nocera Umbra), la Madonna col Bambino in trono con Maddalena e s. Lucia, di proprietà della Fondazione Cassa di risparmio di Perugia, paliotto d’altare probabilmente eseguito da M. per il monastero femminile benedettino di S. Lucia e Maddalena a Gualdo Tadino, nel quale, in aggiunta a quella già ben radicata di Carlo Crivelli, si fa strada l’influenza di Luca Signorelli; l’edicola affrescata già a Colle Aprico (Nocera Umbra), oggi nella Galleria nazionale dell’Umbria a Perugia, raffigurante la Madonna con Bambino e angeli e, nel sottarco, l’Eterno benedicente con i ss. Antonio e Sebastiano; e il trittico (Madonna con Bambino, angeli, il donatore e i ss. Lorenzo e Sebastiano) della chiesa di S. Lorenzo a Coldellanoce, nei pressi di Sassoferrato: opere che testimoniano nella maniera tarda del pittore l’accentuarsi dell’astrattezza antinaturalistica e delle rigidezze disegnative.
Il 2 nov. 1492 M. fece testamento per la terza volta (pp. 236-239). La critica è concorde nel considerare come il vertice della sua attività estrema un nucleo di tre dipinti particolarmente omogeneo dal punto di vista dello stile.
Si tratta della tavoletta con l’Annunciazione, dipinta per la chiesa della Ss. Annunziata di Gualdo Tadino e oggi di proprietà del locale Museo civico, che esalta la fantasia surreale di M. con la sua combinazione ai limiti del paradosso di ispirazione classicista, arcaismo, approssimazione prospettica, elegante eclettismo ed esasperata stilizzazione ornamentale delle forme; dell’Albero di Jesse, oggi nel Museo civico Rocca Flea, ma eseguito per l’altare dell’Immacolata Concezione della chiesa di S. Maria dei Raccomandati di Gualdo Tadino (come risulta dal contratto di allogazione sottoscritto da M. il 16 maggio 1497: pp. 239 s.), opera di inusuale complessità iconografica e compositiva, che sembra trarre ispirazione da modelli nordici; e infine dell’Incontro di Gioacchino e Anna alla porta Aurea e l’Immacolata Concezione, pala d’altare proveniente dalla cappella dell’Immacolata Concezione del duomo di Nocera Umbra e oggi nella locale Pinacoteca civica, altra summa dell’espressionismo calligrafico e antirealistico che contrassegna la produzione ultima del pittore.
Il 25 nov. 1503, per la quarta volta, M. dettò le proprie volontà testamentarie (pp. 240-242). I suoi ultimi anni di vita furono attraversati da molteplici vicissitudini familiari legate all’indole litigiosa e perfino violenta dei figli Girolamo e Francesco, i quali a più riprese si trovarono implicati in iniziative legali intentate contro di loro.
I rapporti di M. con i figli conobbero, in effetti, momenti di grande tensione: si sa dal testamento del 25 nov. 1503 che Girolamo a più riprese ebbe nei suoi confronti un comportamento aggressivo, giunto sino a gravi percosse e forse persino a un tentativo di omicidio, e che in ragione di ciò M. aveva deciso di diseredarlo (p. 241). Tale scelta rientrò parzialmente il 12 dic. 1505, allorquando, redigendo per la quinta volta il proprio testamento (pp. 243 s.), M. decise di modificare ancora le volontà precedentemente espresse. Problemi diversi, ma pur sempre di notevole gravità, visse M. a causa del figlio ultimogenito Francesco, il quale per due volte si macchiò del reato di omicidio, in entrambi in casi, a quanto sembra, in relazione alle lotte intestine che caratterizzarono la vita di Gualdo Tadino tra la fine del XV e l’inizio del XVI secolo. Il primo di questi eventi criminosi si verificò ad Assisi nel 1504, e ne fu vittima un tale Pierantonio di Giacomo da Perugia. L’episodio coinvolse anche M. il quale, essendo fuggito Francesco, fu imprigionato dal vicetesoriere della Camera apostolica di Gualdo e costretto a versare la cosiddetta «legittima», la pena pecuniaria prevista in caso di omicidio dagli statuti comunali. Fu così che M., il 20 nov. 1504, pagò per conto del figlio la somma di 10 fiorini riguadagnando la condizione di libertà (pp. 225 s.).
L’ultima testimonianza documentaria che segnala M. ancora in vita è datata 21 genn. 1507, allorquando egli dettò al notaio Pietro di Mariano di ser Lorenzo Muscelli un codicillo al sesto dei suoi testamenti (p. 245), l’unico andato perduto. M. morì a Gualdo Tadino fra quella data e il successivo 29 gennaio, quando il figlio Francesco, suo erede universale, presenziò alla lettura del testamento e secondo le volontà paterne donò, «pro ultimo iudicio», 5 soldi per l’altare maggiore della chiesa di S. Francesco (p. 246).
Fonti e Bibl.: Catalogo della Mostra d’antica arte umbra, Perugia 1907, pp. 59-69; U. Gnoli, M. da G., in Vita d’arte, II (1909), pp. 151-157; Id., Pittori e miniatori dell’Umbria, Spoleto 1923, pp. 196-199; F. Mason Perkins, M. da G., in U. Thieme - F. Becker, Künstlerlexikon, XXIV, Leipzig 1930, p. 257; R. Guerrieri, Storia civile ed ecclesiastica del Comune di Gualdo Tadino, Gubbio 1933, pp. 623-626, 635-669; G. Donnini, Sui rapporti di Antonio da Fabriano e di M. da G. con Girolamo da Giovanni, in Antichità viva, XI (1972), pp. 164-166; Id., Aggiunte a M. da G., ibid., XIII (1974), pp. 3-9; P. Scarpellini, Un paliotto di M. da G., in Paragone, XXVII (1976), pp. 54-61; G. Donnini, La vicenda pittorica di M. da G., in Gualdo Tadino, Gualdo Tadino 1979, pp. 81-107; M.R. Silvestrelli, M. di Pietro da G., in La pittura in Italia. Il Quattrocento, II, Milano 1987, p. 707; F. Todini, La pittura umbra dal Duecento al primo Cinquecento, I, Milano 1989, pp. 37, 87, 211-214; S. Giuliani Spurny, M. da G., Ellera Umbra 1999; Il Quattrocento a Camerino: luce e prospettiva nel cuore della Marca (catal., Camerino), a cura di A. De Marchi - M. Giannatiempo Lopez, Milano 2002, pp. 246 s.; M. da G. Rinascimento eccentrico tra Umbria e Marche (catal., Gualdo Tadino), a cura di E. Bairati - P. Dragoni, Città di Castello 2004 (con bibl.).