UBALDI (Baldeschi), Matteo degli
UBALDI (Baldeschi), Matteo degli. – Nacque a Perugia nel 1429, figlio di Baldo II (Baldo iuniore) e di Roberta Barigiani; noto come Matteo II o ‘il giovane’ a evitare la confusione con il nonno.
Il padre era infatti figlio di Matteo, a sua volta figlio di Pietro che con i fratelli Angelo e Baldo (v. le voci in questo Dizionario) fu all’origine della più famosa dinastia di giuristi perugini; anche la madre era figlia e nipote di giuristi (Dionigi e Nicolò Barigiani). Tra i fratelli di Ubaldi, furono giuristi di un certo rilievo Nicolò (v. la voce in questo Dizionario) e Sigismondo.
Ubaldi dovette compiere gli studi universitari e conseguire il dottorato in entrambi i diritti (titolo richiesto per la carica, che ricoprirà, di uditore di Rota) nello Studio della città natale, ove insegnò negli anni Sessanta e nella prima metà almeno dei Settanta.
Per un certo numero di anni, si possono ricostruire informazioni puntuali. Nel 1460-61 lesse il Codice; reportationes datate delle letture di C.3.1 e di C.6.9.28 si trovano nel ms. Roma, Biblioteca Angelica, 541. Nel 1461-62 lesse il Digesto: una repetitio sul titolo Mandati vel contra (D.17.1) datata 8 novembre 1461 è conservata nel ms. Bologna, Collegio di Spagna, 180, scritto a Perugia. Il 18 settembre 1470 fu promotore, insieme con Baldo Bartolini, suo illustre collega di una ventina d’anni più anziano, nell’esame di dottorato in diritto civile dello studente marchigiano Astolfo di Angelo Rinalducci (Alberti, 2014, p. 148). Pochi anni dopo lo stesso Bartolini, incaricato di tenere il corso sul Digesto ma impegnato in una ambasceria, lasciò temporaneamente il posto a Matteo, che lesse il titolo De legatis dall’inizio fino a D.30.24.1: lo sappiamo da una nota presente alla c. 226r del ms. Bologna, Collegio di Spagna, 252, nella quale l’intera lectura è attribuita a Bartolini. Possiamo ipotizzare che l’episodio si sia svolto nell’anno accademico 1472-73, indicato in un altro testimone, datato, dello stesso testo (Abbondanza, 1964): questo ne riporta unicamente la repetitio sulla legge Cum filiofamilias (D.30.1.11), che appartiene alla lettura svolta da Matteo. Tra coloro che seguirono le sue lezioni, conosciamo il letterato riminese Roberto Orsi (Vermiglioli, 1829, pp. 149 s.).
In quegli anni, Matteo affiancò all’attività di docente universitario numerosi altri impegni personali e pubblici. In data non precisabile sposò Massima Felice Baglioni, appartenente quasi con certezza alla potente famiglia dell’oligarchia nobiliare che, guidata da Braccio, aveva dal 1438 imposto di fatto la sua signoria su Perugia. Dei figli nati dal matrimonio sono noti Angelo, giurista, Giovanni Battista e Aurelio, uomini d’armi (Alessi, 1652). Le relazioni personali e familiari, insieme con il prestigio che gli veniva dalla cattedra universitaria, inserivano Matteo in una rete di contatti con personalità eminenti per cultura e potere, non solo a livello locale.
È ben documentato il ruolo che lui e la sua famiglia svolsero in occasione del soggiorno di Pio II a Perugia nel febbraio del 1459. Le case degli Ubaldi ospitarono in quell’occasione il vicecamerario (Archivio di Stato di Perugia, Fondo Notarile, Protocolli, 256, c. 4v) e furono teatro delle dotte conversazioni fra membri del seguito papale ed esponenti dell’élite colta cittadina, come ricorda, tessendo le lodi di Matteo, Michele Ferno nella Vita di Giovanni Campano. All’epoca Campano, protetto dei Baglioni, era docente nello Studio, come Francesco Maturanzio, anch’egli personaggio di spicco nella cultura cittadina. Con Campano e Maturanzio Matteo intrattenne in seguito rapporti epistolari: il primo gli inviò da Roma una lettera, nella quale lamentò accoratamente il disinteresse che i romani nutrivano per le vestigia del glorioso passato della loro città; il secondo cercava da lui conforto in occasione della morte del suo precettore Guido Vannucci (Guido dall’Isola).
La preparazione culturale di Ubaldi, così come la sua collocazione politica e il suo prestigio sociale, ne rendevano naturale la partecipazione alle vicende cittadine che richiedevano la competenza del giurista pratico. Oltre a ricoprire uffici amministrativi, dovette avere una parte non secondaria nel dibattito circa il Monte di Pietà, che si sviluppò vivacissimo a Perugia soprattutto a partire dal 1471, anno di fondazione del cosiddetto II Monte. Quasi tutti i giuristi perugini, alcuni dei quali erano stati promotori della prima fondazione nel 1462, vi furono coinvolti, tra gli altri Baldo Bartolini, Pier Filippo della Cornia e Pietro II Ubaldi, zio di Matteo: anche Matteo intervenne con un suo consilium (Majarelli - Nicolini, 1962).
Nei primi anni Settanta Ubaldi fu inoltre protagonista di un’importante impresa culturale e commerciale, alla quale deve principalmente la sua notorietà: l’introduzione della stampa a Perugia. Nel 1472, infatti, insieme con altri tre illustri cittadini si associò con due stampatori tedeschi, Petrus Petri da Colonia e Nicolaus di Bamberga, per fondare in città un’officina tipografica, che sarebbe stata attiva nella pubblicazione di libri di diritto.
Ubaldi, che sostenne il maggior onere finanziario, fornendo i locali e accollandosi le spese per il mantenimento dei tipografi, uscì dalla società già l’anno seguente. Ma l’iniziativa dimostra da un lato il suo interesse per le opportunità offerte alla diffusione della cultura giuridica dalle nuove tecniche editoriali; dall’altro, nell’ottica particolare della famiglia, si concilia bene con l’impegno che i Baldeschi manifestarono sempre per l’edizione e la diffusione delle opere del loro grande antenato e dei più brillanti fra i suoi discendenti.
Ovviamente la partecipazione all’impresa è anche una conferma delle notevoli risorse patrimoniali a disposizione di Matteo: di esse abbiamo tracce documentarie già da un atto notarile del 30 ottobre 1452, relativo alla donazione di case a lui e a suo fratello Nicolò da parte del padre (Vermiglioli, 1829, p. 251 nota 3) e più tardi dal catasto a lui intestato (Archivio di Stato di Perugia, Catasti, II 4, c. 193r).
Una svolta radicale nella vita di Matteo si ebbe con il passaggio, dopo la morte della moglie, allo stato clericale, una scelta che gli aprì la possibilità di essere ammesso fra i dodici membri (il numero era stato fissato nel 1472 da Sisto IV) della Rota romana.
La data e le circostanze puntuali non sono note. Come terminus ante quem la letteratura ha fissato finora il 1484, anno in cui si collocava generalmente la morte del fratello di Matteo, Nicolò, al quale egli sarebbe subentrato nell’ufficio, riservato agli ecclesiastici, di uditore di Rota. Poiché Nicolò risulta morto nel 1477, il termine deve in teoria essere anticipato; ma di fatto né nella documentazione perugina né in quella romana troviamo attestazioni della presenza di Matteo tra gli uditori di Rota prima del 1485. Nel registrarlo tra gli uditori appartenenti all’ordine episcopale, Giovanni Battista Cantalmaggi (1640, p. 16) lascia in bianco la data della sua nomina.
La carriera ecclesiastica di Ubaldi si concluse infatti con la cattedra episcopale. Alessandro VI lo nominò vescovo di Nocera il 28 maggio 1498 (Eubel, 1914, p. 205); dieci anni dopo, il 28 luglio 1508, Giulio II lo promosse alla sede di Perugia (Vincioli, 1730). Egli continuò tuttavia a risiedere prevalentemente a Roma, con qualche viaggio nella città d’origine, con la quale manteneva costanti contatti e che in varie occasioni fu ufficialmente incaricato di rappresentare presso il pontefice. Era a Roma l’8 gennaio 1500, quando intervenne a un atto di divisione dei beni tra i suoi figli (Mariotti, 1787, pp. 29, 34 nota 12). Come personaggio di Curia è ricordato anche in fonti letterarie: da Burcardo nel Liber notarum e da Francesco Maturanzio nella sua Cronaca di Perugia.
Quest’ultimo, sotto l’anno 1497, riferisce su Ubaldi una notizia calunniosa, taciuta o ritenuta falsa da tutti i biografi: su incarico del collegio dei cardinali egli avrebbe appoggiato con la sua autorità di giurista il disegno di Alessandro VI, che intendeva sciogliere il matrimonio della figlia Lucrezia Borgia con Giovanni Sforza per darla in sposa ad Alfonso d’Aragona, sostenendo la verginità della donna.
Ubaldi morì nel 1509. Il 10 dicembre di quell’anno aveva disposto per testamento la divisione dei suoi beni fra i tre figli (Mariotti, 1787, pp. 29, 36 nota 15). Nel 1519 la sua salma fu collocata, insieme con quelle del fratello Nicolò e della madre Roberta Barigiani, nella tomba che il figlio Giovanni Battista aveva fatto erigere nella chiesa di S. Maria in Aracoeli, a sottolineare il destino ormai definitivamente romano di questo ramo della discendenza di Baldo.
La figura di Matteo resta tuttavia parte integrante della memoria della città d’origine e della dinastia perugina degli Ubaldi: non a caso la sua immagine, insieme con quella del fratello Nicolò, occupa una delle sedici lunette affrescate che decorano la cosiddetta Sala dei legisti del palazzo di famiglia a Perugia (Mancini, in VI Centenario della morte di Baldo degli Ubaldi..., 2005).
Il lascito di Ubaldi come autore è modesto. Dell’insegnamento universitario resta traccia, oltre che nei manoscritti di reportationes citati sopra, solo in due brevi scritti a stampa: una repetitio sul titolo De caducis tollendis del Codice (C.60.50.1), stampata a Roma da Iohann Besicken, ancora lui vivente; e la repetitio sulla legge Cum filiofamilias, parte del corso tenuto da Ubaldi in sostituzione di Baldo Bartolini e pubblicata sotto il nome di questi, nella forma Baldus Novellus, nella raccolta lionese del 1553. Dei Consilia che i biografi gli attribuiscono è stato individuato quello, di cui si è detto, sul Monte di Pietà. Gli sono attribuite anche decisioni rotali (Fontana, 1688).
Fonti e Bibl.: Archivio di Stato di Perugia, Catasti, II 4, c. 193r; Fondo Notarile, Protocolli, 256, c. 4v. Iohannis Antonii Campani Epistolae, in Iohannis Antonii Campani Opera, Romae, per Eucharium Silber, 1495 (ISTC, iu00042000), c. 77rv; Michael Fernus, Iohannis Antonii Campani […] Vita, ibid., c. 11v; Matheus de Ubaldis, Repetitio L.i.C. de cadu. tollendis, Roma 1502 e 16 ottobre 1505; Baldus Novellus, Repetitio in l. Cum filiofamilias, in Repetitiones seu commentariorum in varia iurisconsultorum responsa…, IV, Lugduni 1553, cc 66r-69r; Guidi Panziroli De claris legum interpretibus libri IV, Venetiis 1637, p. 209; F. Matarazzo, Cronaca della città di Perugia dal 1492 al 1503, a cura di A. Fabretti, in Archivio storico italiano, XVI (1851), 2, pp. 1-243 (in partic. pp. 72 s.); Johannis Burckardi Liber Notarum, I, a cura di E. Celani, in RIS, XXXII, 1, Città di Castello 1906, pp. 331, 432.
G.B. Cantalmaggi, Syntaxis Sacrae Rotae Romanae Auditorum, Romae 1640, p. 16, n. 130; C. Alessi, Elogia civium Perusinorum, Centuria secunda, Romae 1652, pp. 28 s., 45 s., 208-210; A. Fontana, Bibliothecae legalis amplissimae pars secunda, Parmae 1688, col. 391; G. Vincioli, Notizie istorico-critiche […] colla Serie […] cronologica de’ Vescovi, Foligno 1730, p. 122; G. Mazzuchelli, Gli scrittori d’Italia, II, 1, Brescia 1758, p. 109; A. Mariotti, De’ Perugini auditori della Sacra Rota memorie istoriche, Perugia 1787 (rist. anast. a cura di F. Treggiari, Bologna 2009, pp. 25-36); V. Bini, Memorie storiche della perugina Università degli studi, Perugia 1816 (rist. anast. Sala Bolognese 1977, pp. 310-313); G.B. Vermiglioli, Biografia degli scrittori perugini e notizie delle opere loro, I, Perugia 1829 (rist. anast. Bologna 1973, pp. 149-152); C. Eubel, Hierarchia catholica medii aevi, II, Monasterii 1914, p. 205; W. von Hofmann, Forschungen zur Geschichte der Kurialen Behörden von Schisma bis zur Reformation, II, Rom 1914, p. 26, n. 114; E. Cerchiari, Capellani Papae et Apostolicae Sedis Auditores…, III, Relatio historica-iuridica, Documenta, Romae 1919, pp. 233, 251; S. Majarelli - U. Nicolini, Il Monte dei poveri di Perugia, periodo delle origini (1462-1474), Perugia 1962, p. 194; R. Abbondanza, Bartolini, Baldo, in Dizionario biografico degli Italiani, VI, Roma 1964, pp. 592-600; T. Diplovatatii, Liber de claris iurisconsultis. Pars posterior, a cura di F. Schulz - H. Kantorovicz - G. Rabotti, Bononiae 1968, pp. 304-307, 402; G. Zappacosta, Francesco Maturanzio, umanista Perugino, Bergamo 1980, pp. 253-255; G. Ermini, Storia dell’Università di Perugia, I, Firenze 1971, p. 515; P. Bianciardi, Dalla scuola cortonese allo Studium Perusinum. Guido dall’Isola, grammatico, in Bollettino della Deputazione di storia patria per l’Umbria, CII (2005), pp. 291-304 (in partic. p. 299); VI Centenario della morte di Baldo degli Ubaldi 1400-2000, a cura di C. Frova - M.G. Nico Ottaviani - S. Zucchini, Perugia 2005 (in partic. P. Monacchia, Vicende patrimoniali degli Ubaldi a Perugia tra Tre e Quattrocento, pp. 101-114; F.F. Mancini, Pro maiori familie de Ubaldis amplitudine et doctorandorum commoditate. Il palazzo cinquecentesco di via Baldeschi a Perugia, pp. 171-192, in partic. p. 186 e fig. 25; M.G. Bistoni Colangeli, La famiglia Baldeschi nel contesto sociopolitico cittadino, pp. 539-553, in partic. p. 550); F. Treggiari, I giudici perugini della Rota romana: una biografia collettiva, in Maestri insegnamenti e libri a Perugia. Contributi per la storia dell’Università (1308-1408), a cura di C. Frova - F. Treggiari - M.A. Panzanelli Fratoni, Perugia 2009, pp. 168 s.; M.A. Panzanelli Fratoni, Stampare, scrivere, leggere a Perugia nel primo secolo dall’introduzione della stampa (1471-1559), tesi di dottorato, Perugia 2010-11, pp. 11-24; A. Alberti, Fonti inedite di archivio per la storia dello Studium Perusinum (secc. XV-XVI), in Per la storia dell’Università di Perugia, a cura di F. Treggiari, Bologna 2014, pp. 9-298 (in partic. pp. 141-152); G. Dolezalek, Manuscripta juridica, http://manuscripts.rg.mpg.de/ (12 gennaio 2020); Incunabula Short-Title Catalogue (ISTC), http://www.bl. uk/catalogues/istc/ (12 gennaio 2020); Onomasticon. Prosopografia dell’Università degli Studi di Perugia, https://onomasticon.unipg.it/onomasticon/persone/55_228.do (12 gennaio 2020).