MATTEO di Giovannello, detto Gattapone
MATTEO di Giovannello, detto Gattapone. – Nacque a Gubbio verso il 1310 (Belardi) o 1320 (Gurrieri), da Giovannello di Maffeo soprannominato Gattapone, fabbro e presunto usuraio. Ebbe due figli, Giovanni e Giacomo.
L’attività di M. nella città natia è documentata a partire dal 1341 in relazione alla nomina di consiliarius per il quartiere di S. Pietro. Soltanto nel 1349 M. risulta impegnato come mensurator e geometra in un’impresa edilizia: il cantiere del palazzo del Podestà.
Per ragioni cronologiche è ormai unanime l’attribuzione del palazzo del Popolo o dei Consoli, iniziato attorno al 1322, e precedentemente assegnato a M. dalla storiografia locale, ad Angelo di Orvieto, architetto del palazzo del Popolo di Città di Castello.
Il ruolo di M. nell’esecuzione del palazzo del Podestà è ancora dibattuto.
La questione nasce dall’interpretazione della qualifica «geometra», corrispondente per taluni a un tecnico esperto estraneo al cantiere (Gurrieri), per altri a colui che lo diresse (Serra Desfilis, 1992) con capacità di architetto pratico nella geometria (Belardi). Resta quindi dubbio se ad Angelo da Orvieto vada riconosciuto il progetto generale dello spazio pubblico del governo comunale di Gubbio inclusa la variante nel palazzo del Podestà, strutturalmente distinta dalle tre sale sovrapposte coperte da quattro crociere acute convergenti su un pilastro centrale ottagono (Fiore), o se in quest’ultima sia da riconoscere anche l’intervento di M. (Belardi).
A partire dal 1362 il nome di M. si lega a quello del cardinale Egidio Albornoz, dal 1353 legato pontificio in Italia con l’incarico di riorganizzare i domini della Chiesa: un mandato, eseguito anche attraverso un’intensa attività nell’edilizia militare. Il 2 apr. 1362 il cardinale nominò M. ufficiale e soprastante della rocca di Spoleto (Filippini, 1922-23), forse iniziata nel 1358 (Benveduti): la stessa carica, già rivestita nel 1356 nella costruzione di un non identificato fortilizio presso Montefalco (Nessi, 1992). L’assenza, nella pur ricca documentazione, dell’esplicita qualifica di magister della costruzione del cassaro spoletino, ha fatto identificare M. anche come unico responsabile economico (Nessi, 1983). La convergenza di più incarichi nelle sue mani gli assicurò fino al 1370 una posizione preminente nella direzione del cantiere.
Le grandi responsabilità affidate da Albornoz a M. devono essere lette come un riconoscimento delle sue capacità tecniche e imprenditoriali. Un abile esecutore di un progetto elaborato forse da altri, secondo precise direttive maturate nell’ambito della corte papale di Avignone e scelte tipologiche e linguistiche mediate dall’aggiornata cultura palazziale e fortificatoria spagnola del committente (Kerscher). La rocca occupa l’intera collina di S. Elia e domina la città con la regolare geometria di un rettangolo scandito da sei torri, quattro angolari e due centrali. Queste ultime segnano la divisione dello spazio interno, articolato attorno ai cortili degli armigeri e d’onore e diversificato per funzioni, difensiva e residenziale. Una tipologia, di cui sono stati individuati precedenti nel castello federiciano di Lagopesole (De Angelis d’Ossat), nel palazzo di Avignone e nelle fortezze conosciute da Albornoz, come quelle di Perpignan e di Almudaina e Bellver a Palma di Maiorca (Kerscher) e, ancora, nella distrutta rocca di S. Cataldo ad Ancona costruita tra il 1355 e il 1359 sempre per il cardinale spagnolo (Serra Desfilis, 1999).
Il ruolo di M. come progettista sembra meglio delinearsi nella realizzazione del collegio di Spagna a Bologna, fondato da Albornoz per disposizione testamentaria. A M. fu affidata la supervisione dell’0pera; nei pagamenti emessi tra il 1365 e il 1367 a suo favore, egli oltre a essere ricordato come «soprastante» è nominato anche in qualità di «magister, factor» e di «ingegnerius» (Serra Desfilis, 1992). Queste funzioni prevedevano, probabilmente, anche la verifica del lavoro condotto dai maestri bolognesi Andrea di Pietro, Giovanni di Francesco di Montechiari, Mino di Panfilo e Zanone di Tura, firmatari della convenzione del 5 apr. 1365, in cui si impegnavano a consegnare l’opera entro il giorno di Ognissanti del 1366 e dove M. compare solo come testimone (Filippini, 1922-23).
Le funzioni di collegio e di sede ufficiale e privata del legato Albornoz si distribuiscono nei quattro corpi rettangolari dell’edificio, i quali si dispongono su due piani attorno a un cortile ad arcate superposte, a sesto ribassato, su pilastri ottagoni in laterizio e capitelli in pietra. Un impianto, che, oltre a divenire modello nell’ambito della successiva architettura universitaria (Kiene), rivela, nella chiarezza geometrica e nelle soluzioni architettoniche del cortile, precise analogie con la rocca spoletina, in costruzione negli stessi anni e proprio sotto la guida di Matteo.
Nella costruzione della fortezza di porta Sole a Perugia, iniziata nell’aprile del 1372 (Duprè-Theseider), M. compare nel 1374 impegnato a esigere il concorso economico del Comune di Assisi all’edificazione della fabbrica (Abate).
La fortezza, distrutta nel 1376 dalla cittadinanza, quale simbolo dell’oppressione papale, era composta di tre elementi: il nucleo centrale sul monte di Porta Sole e due casseri disposti uno alla porta di S. Antonio, l’altro a quella di S. Matteo nel rione di Porta S. Angelo (Grohmann). Le imponenti costruzioni di questa fortezza, riconducibili a quelle del palazzo dei Consoli di Gubbio, hanno indotto ad attribuire a M., sulla base di sommarie analogie stilistico-costruttive e per il legame con Albornoz, la realizzazione del ponte delle Torri a Spoleto e quella dell’infermeria nuova del sacro convento di Assisi (1337-77), nonché le numerose rocche commissionate dal cardinale nell’Italia centrale. Conferme documentarie si hanno soltanto sull’incarico di M., ancora come soprastante, nel completamento e nella decorazione della cappella di S. Caterina nella basilica inferiore di Assisi, destinata a ospitare temporaneamente la tomba del cardinale. Un’attività per la quale egli venne retribuito con 500 fiorini il 18 dic. 1367 (Filippini, 1922-23).
Il 4 febbr. 1371 il Comune di Spoleto ordinò un pagamento a favore di M. e di Giovanni da Arezzo definendoli ufficiali del castello di Campello (Nessi, 1983), forse il borghetto fortificato di San Giacomo posto a circa 5 km da Spoleto (Dal Mas, 1992).
Nessuna testimonianza certa, ma solo labili e piuttosto diffusi elementi linguistici sono alla base dell’attribuzione a M. del chiostro di S. Giuliana a Perugia (Muñoz).
M. morì forse di peste nel 1383, anno in cui gli vengono riferiti gli ultimi incarichi (Benveduti).
Fonti e Bibl.: G. Mazzantini, Documenti per la storia delle arti a Gubbio, in Arch. stor. per le Marche e per l’Umbria, III (1886-87), pp. 9-12; Id., I palazzi del Gonfaloniere, dei Consoli e del Podestà in Gubbio, ibid., IV (1888), pp. 5-16, 33, 37, 48; F. Filippini, Il cardinale Albornoz e la costruzione dell’infermeria nuova nel convento di S. Francesco in Assisi, in Rass. d’arte umbra, I (1910), 2, pp. 61 s.; F. Filippini, Andrea da Bologna miniatore e pittore del secolo XIV, in Boll. d’arte, V (1911), 2, p. 50; R. Schulze, Gubbio und seine mittelalterliche Bauten, Berlin 1915, pp. 25 s.; F. Filippini, M. Gattaponi da Gubbio architetto del collegio di Spagna in Bologna, in Boll. d’arte, s. 2, II (1922-23), 1, pp. 77-93; A. Muñoz, M. Gattaponi da Gubbio e il chiostro di S. Giuliana in Perugia, ibid., 2, pp. 295-300; E. Duprè-Theseider, La rivolta di Perugia nel 1375 contro l’abate di Monmaggiore ed i suoi precedenti politici, in Boll. della R. Deputazione di storia patria per l’Umbria, XXXV (1938), pp. 95-98; A. Bertini Calosso, M. Gattaponi, Fieravante Fieravanti e i primordi dell’architettura del Rinascimento in Umbria, in Atti del II Convegno nazionale di storia dell’architettura, Assisi… 1937, Roma 1939, pp. 77-84; G. Abate, Rapporti di M. Gattaponi con Assisi per la costruzione della fortezza di Porta Sole a Perugia, in Boll. della R. Deputazione di storia patria per l’Umbria, XXXVIII (1941), pp. 185-189; O. Gurrieri, Angelo da Orvieto, M. di G. Gattapone e i palazzi pubblici di Gubbio e di Città di Castello, Perugia 1959; B.M. Marti, The Spanish College at Bologna in the fourteenth century, Philadelphia 1966, pp. 20 s.; P. Benveduti, M. di Gattapone, in Ist. tecnico commerciale «Gattapone» di Gubbio. Annuario (1961-1971), Tolentino 1971, pp. 61-73, 213-250; A. Grohmann, Perugia, Roma-Bari 1981, pp. 67-72; G. De Angelis d’Ossat, L’architettura della rocca: qualificazioni, significati e problemi, in La rocca di Spoleto. Studi per la storia e la rinascita, Spoleto 1983, pp. 33-79; M. Dal Mas, Contributo alla conoscenza dell’architetto M. (di G.) Gattaponi da Gubbio, in Boll. del Centro di studi per la storia dell’architettura, 1983, n. 30, pp. 33-41; S. Nessi, M. Gattapone è stato mai architetto?, in Atti del IX Congresso internazionale di studi sull’alto Medioevo… 1982, II, Spoleto 1983, pp. 955-975; M. Kiene, L’architettura del collegio di Spagna a Bologna: organizzazione dello spazio e influssi sull’edilizia universitaria europea, in Il Carrobbio, IX (1983), pp. 233-242; G. Kerscher, Palazzi «prerinascimentali»: la «rocca» di Spoleto e il collegio di Spagna a Bologna. Architettura del cardinale Aegidius Albornoz, in Annali di architettura, 1991, n. 3, pp. 14-25; S. Nessi, Nuovi documenti sulle arti a Spoleto. Architettura e scultura tra romanico e barocco, Spoleto 1992, pp. 81-88; F. Paolo Fiore, Il complesso trecentesco della piazza e dei palazzi pubblici di Gubbio, in Quaderni dell’Ist. di storia dell’architettura, n.s., 1992, nn. 15-20, pp. 195-210; M. Dal Mas, M. Gattaponi architetto, ibid., pp. 217-232; A. Serra Desfilis, M. Gattapone, arquitecto del Colegio de España, Bologna 1992; M.E. Savi, in Enc. dell’arte medievale, VI, Roma 1995, pp. 477-480; A. Serra Desfilis, La rocca di Spoleto: M. Gattapone, il cardinale Albornoz e il palazzo fortificato nell’Italia del Trecento, in Castellum, XLI (1999), pp. 19-28; M. Belardi, Il palazzo dei Consoli a Gubbio e il centro urbano trecentesco, Ponte San Giovanni 2001, pp. 41-75, 101-113; U. Thieme - F. Becker, Künstlerlexikon, XIII, pp. 246 s. (s.v. Gattapone); Allgemeines Künstlerlexikon (SAUR), L, pp. 121 s. (s.v. Gattapone).