MATTEO di Ser Cambio.
Orafo e miniatore perugino attivo tra la seconda metà del sec. 14° e il primo quarto del successivo.
È plausibile che, pur iscritto in un registro delle Matricole degli orafi, datato 1351, per il quartiere perugino di Sant'Angelo (Perugia, Bibl. Augusta, 976, c. 172r), M. abbia iniziato la sua attività verso il 1370, dal momento che, se si esclude un caso di omonimia, risulta attivo fino al 1420 (Gnoli, 1923; Lunghi, 1986), quando firmò una croce per il convento perugino di S. Francesco al Prato. Non è insolito, infatti, che le registrazioni avvenissero su libri inaugurati in anni talvolta di molto precedenti. Inoltre la registrazione all'Arte degli orafi, come la firma apposta alla sua prima opera conosciuta, il foglio staccato da una Matricola perugina raffigurante la Madonna con il Bambino, datato 1370 (Pesaro, Mus. Civ.), lo designano quale Matheolus, diminutivo che può alludere all'ancor giovane età. Inoltre le cariche di prestigio, di cui copiosamente è investito per vent'anni, datano dal 1401, essendo stato nominato camerlengo dell'Arte degli orafi in quell'anno e nel 1412, priore della città di Perugia nel 1403, 1410 e 1414, procuratore dell'Universitas ebreorum nel 1414 (Gnoli, 1923).L'originalità stilistica di M. dovette segnalarsi ben presto: già nel 1375, in un codice contenente i Soliloquia di s. Agostino, il Tractatus de interiori domo dello pseudo-Bernardo e le Orationes di Anselmo di Canterbury (coll. privata; De Polo, 1979), appare affrancato dalle secchezze della miniatura perugina dedicata alle Matricole, come prova il confronto con personalità minori come Vanni di Baldolo, detto anche Maestro delle Matricole dei Notai (Gordon, 1991).
La consapevolezza di una statura significante e di una personalità poliedrica portò M., già nel 1377, a ritrarsi con il sesto in mano in una miniatura che, nonostante le piccole dimensioni, acquista autorevolezza grazie anche alla terzina di accompagnamento dai toni altamente autocelebrativi ("Io Matteo di Ser Cambio orafo / che qui col sesto in mano me figurai / questo libro scrisse dipinse e miniai"), attraverso cui si comprende che M. assunse in toto la fattura del codice (Perugia, Collegio del Cambio, 1). Questo è uno splendido esemplare riccamente illustrato, che contiene gli Statuti del prestigioso e potente Collegio del Cambio perugino, eseguito contemporaneamente a un altro codice per il Collegio della Mercanzia (Perugia, palazzo Comunale, Arch. della Sala del Collegio della Mercanzia, 2). Le numerose miniature contenute in questi codici mantengono solo illustrativamente i tópoi figurativi delle Matricole perugine, reiterando i simboli delle porte cittadine, ma denotano un'autonomia nel rapporto iniziale-testo-fregio decorativo, laddove questo diviene preponderante e originale cornice al testo stesso. Essi mostrano un arricchimento stilistico che si indebita, per le preziose cifre lineari e cromatiche, con la miniatura senese di metà secolo, rappresentata in particolare da Niccolò di Ser Sozzo (m. nel 1363) e da Lippo Vanni, documentato dal 1344 al 1373, per giungere poi a esiti affini a Paolo di Giovanni Fei (ca. 1340-1411). Mentre la complessità narrativa di alcune scene - sottolineate da architetture cromaticamente vivaci o dalla resa di interni con forte senso d'atmosfera, come nella Vocazione di Matteo (Perugia, Collegio del Cambio, 1, c. 27r) - ha autorizzato relazioni e confronti con la pittura padovana della seconda metà del Trecento e nella fattispecie con Giusto de' Menabuoi (1363-ante 1391) e Altichiero (1369-ante 1391; De Benedictis, 1982). Quel senso di visione fantastica e crudo realismo che impronta alcune miniature ben si colloca in una protostoria del Tardo Gotico nell'Italia centrale, che si manifestò contemporaneamente nel cantiere orvietano e anticipò gli esiti tardi di pittori quali Cola Petruccioli (m. nel 1401) negli affreschi perugini della chiesa di S. Domenico. In questa direzione vanno anche l'intensa decoratività e il senso di fasto impresso alle miniature con i simboli del Cambio (Perugia, Collegio del Cambio, 1, c. 3r) e della Mercanzia (Perugia, palazzo Comunale, Arch. della Sala del Collegio della Mercanzia, 2, c. 45r), che rivelano anche la dimensione dell'attività orafa di M., altrimenti sconosciuta.Un capitolo interessante nella produzione dell'artista è costituito dalla decorazione della Mīshneh Tōrāh (Gerusalemme, Hebrew Univ., hebr. 4° 1193), che ne ribadisce i legami con la comunità ebraica perugina agli inizi del Quattrocento (Swarzenski, Schilling, 1929).È probabile che le richieste meno importanti venissero risolte da M. con l'aiuto di collaboratori, o con un'esecuzione più frettolosa, come mostrano le miniature della Matricola dei lapicidi, datata 1385 (Perugia, Bibl. Augusta, 977), cui si aggiunge quella dei sarti (Londra, BL, Add. Ms 21965) attribuitagli da Todini (1986); dello stesso tenore è anche una miniatura staccata (Filadelfia, Free Lib. of Philadephia, 29.11a), mentre altre, sempre staccate (Perugia, Bibl. Augusta, 11; già Siena, Arch. di Stato; New York, Pierp. Morgan Lib., 964), danno conto dei suoi esiti miniatori nel nuovo secolo.
BIbl.: U. Gnoli, Pittori e miniatori dell'Umbria, Spoleto 1923, p. 196 (rist. Foligno 1980); Van Marle, Development, V, 1925, pp. 8-13; G. Swarzenski, R. Schilling, Die illuminierten Handschriften und Einzelminiaturen des Mittelalters und der Renaissance in Frankfurter Besitz, Frankfurt a. M. 1929, pp. 114-117; Toesca, Trecento, 1951, p. 821; M. Rotili, La miniatura gotica in Italia, II, Napoli 1969, pp. 39-42; C. De Polo, Un codice umbro della seconda metà del Trecento, in La miniatura italiana in età romanica e gotica, "Atti del I Congresso di storia della miniatura italiana, Cortona 1978", Firenze 1979, pp. 543-551; C. De Benedictis, Matteo di Ser Cambio, in Francesco d'Assisi. Documenti e archivi, codici e biblioteche, miniature, cat. (Perugia-Todi-Foligno 1982), Milano 1982, pp. 274-288; F. Todini, Pittura del Duecento e del Trecento in Umbria e il cantiere d'Assisi, in La pittura in Italia. Il Duecento e il Trecento, Milano 1986, II, pp. 375-413; E. Lunghi, Matteo di Ser Cambio, ivi, p. 638; D. Gordon, Perugian Fourteenth-Century Manuscript Illumination: Vannes di Baldolo and his Associates, Apollo 134, 1991, pp. 327-332.