Poeta (n. Vendôme - m. ivi alla fine del 12º sec.). Rimasto fanciullo orfano del padre, fu educato da uno zio, arcivescovo di Tours, dove studiò le arti liberali sotto la guida di Bernardo Silvestre. Passò a Orléans nella scuola di Ugo Primate e di lì a Parigi (1175 circa) dove visse dieci anni. Tornò infine a Tours, e più tardi al paese nativo di Vendôme. Scrisse molte opere latine di poesia e di retorica, tra cui ci sono pervenute: il poema di edificazione morale Tobias, in distici elegiaci dal ritmo monotono e sovraccarichi di ricercatezze retoriche, che godette di gran favore presso i contemporanei; l'Ars versificatoria o Summula nuncia metri; l'Epistolario, in cui volle insegnare l'arte di dettare lettere in poesia, come ricreazione agli scolari dopo i pesanti studî, e che offre modelli di vario genere con la risposta del destinatario, sugli argomenti più disparati, serî o anche frivoli; i Synonima et Equivoca, due poesie grammaticali sopra sinonimie di concetti e omonimie di parole; il Milo, commedia elegiaca in 128 distici, che rappresenta l'idillio tra Milone e Afra, prima turbato e poi rappacificato dal re di Costantinopoli, e forse anche un'altra commedia, Miles gloriosus, piacevole storia di un avaro gabbato dalla moglie.