Pittore (documentato dal 1322 al 1368). Operoso alla corte papale di Avignone sin dal 1336, poi (1367) a Roma in Vaticano sotto Urbano VI. Ad Avignone, nel Palazzo Papale, eseguì, coadiuvato da una schiera di compagni, gli affreschi della cappella di S. Giovanni (1344-45) e di quella di S. Marziale (1348) e quelli della Sala "della Grande Udienza" (1353 circa), conservati solo in parte, e i Profeti della cappella della Certosa di Villeneuve-les-Avignon (1355), opere che rivelano un'impronta stilistica manifestamente derivata da Simone Martini. A lui è stato giustamente rivendicato anche un trittico, attualmente disperso, i cui laterali, con i ss. Ermagora e Fortunato, sono a Venezia, museo Correr. Attraverso l'attività di G. ad Avignone le novità iconografiche e stilistiche italiane si diffusero oltralpe.