RENZI, Matteo
Uomo politico, nato a Firenze l’11 gennaio 1975. Laureato in giurisprudenza e impegnato in politica già da studente, nel 1999 divenne segretario provinciale del PPI (Partito Popolare Italiano). Nella Margherita fu coordinatore della sezione fiorentina (2001) e poi segretario provinciale (2003). Eletto presidente della Provincia di Firenze nel 2004, nel 2009 vinse le primarie del PD (Partito Democratico) e fu eletto sindaco del capoluogo toscano. Con un dinamismo legato all’obiettivo di svecchiare la classe dirigente del suo partito, lanciando la parola d’ordine della ‘rottamazione’, R. riuscì ad ampliare i consensi intorno alle sue posizioni tanto da concorrere, nel settembre 2012, alle primarie per la scelta del candidato premier del centrosinistra in vista delle elezioni politiche del 2013. Sconfitto al ballottaggio da Pier Luigi Bersani, riuscì invece a prevalere, nel dicembre successivo, nelle primarie per la segreteria del PD.
Da segretario avviò una politica volta a realizzare rapidamente una serie di riforme (legge elettorale, trasformazione del Senato e passaggio a un sistema monocamerale del Parlamento, riforma del lavoro). A tal fine concluse, superando le tradizionali pregiudiziali del suo partito, un temporaneo accordo con Silvio Berlusconi (‘patto del Nazareno’, dalla denominazione della sede romana della direzione del Partito democratico) e iniziò a sollecitare il governo Letta a operare con maggiore energia. Dopo l’approvazione di un documento della direzione del PD che chiedeva un nuovo governo, Enrico Letta, sfiduciato di fatto dal suo stesso partito, fu costretto alle dimissioni (febbraio 2014).
R. – che manteneva la carica di segretario – gli subentrò alla guida di un nuovo esecutivo fondato sostanzialmente sulla stessa maggioranza del precedente (v. Italia).
Il nuovo dinamismo impresso da R. all’attività di governo fu tra le ragioni che consentirono al PD ottenere il 40,8% alle elezioni europee del maggio 2014. Forte di questi consensi, R. riuscì a far approvare la nuova legge elettorale per la Camera e la riforma del lavoro, suscitando tuttavia frequenti manifestazioni di dissenso da parte della sinistra del suo partito. L’elezione di Sergio Mattarella (v.) alla presidenza della Repubblica (gennaio 2015) venne giudicata un successo politico del presidente del Consiglio e l’azione successiva del governo (come nel caso della riforma della scuola, v., e del completamento della riforma del Senato, ottobre 2015) riuscì a superare gli ostacoli frapposti dall’opposizione dei sindacati e dalla dissidenza interna al PD.