SIMONELLI, Matteo
SIMONELLI, Matteo. - Nacque presumibilmente a Roma intorno al 1618, da Francesco (ignoto il nome della madre). Come puer cantor della cappella Giulia, nella basilica di S. Pietro, fu allievo di Virgilio Mazzocchi almeno dal 30 aprile 1632 al 30 settembre 1633: qui dovette apprendere le prime nozioni pratiche e teoriche di musica, la tecnica del canto, le regole della grammatica latina. In seguito studiò con Vincenzo Giovannoni, organista e maestro di cappella in S. Lorenzo in Damaso, dove Simonelli tenne il posto di organista dal 1653 al 1659. (Non vi sono prove che avesse studiato anche con Gregorio Allegri, e si esclude che possa essere stato allievo di Orazio Benevoli, come invece asserì Giuseppe Baini, 1828, pp. 50 s.). Probabilmente è lui il Matteo indicato come uno degli organisti in occasione delle festività straordinarie a S. Luigi dei Francesi (25 agosto) a partire dal 1645 (Lionnet, 1986, p. 94), dove poi è attestato in più occasioni fino al 1687. Il suo nome ricorre anche in diversi documenti (soprattutto liste di paga) di varie chiese romane, spesso in occasione delle festività solenni, quando nelle cappelle vi era bisogno di organisti o cantori aggiuntivi (tra queste, oltre S. Luigi, il Ss. nome di Gesù, S. Maria della Consolazione, S. Maria Maggiore, S. Maria del Popolo, l’Oratorio del Ss. Crocifisso, S. Giacomo degli Spagnoli). Nel 1660 divenne maestro di cappella a S. Giovanni dei Fiorentini, dove tenne il posto almeno fino al 1679 (Wessely-Kropik, 1960, p. 51).
Nel dicembre 1662 vinse il concorso per entrare nel Collegio dei cantori pontifici, l’istituzione che aveva il compito di eseguire la musica in presenza del papa (era cioè la cappella privata del pontefice, più tardi denominata cappella Sistina); fu ammesso come ‘alto’. Come di norma per i cantori novizi, venne stipendiato a mezza paga per i primi due anni. Nella cappella pontificia fu dei pochi che ebbero anche il ruolo di organista (in occasione delle poche festività in cui il Collegio ammetteva l’uso dello strumento, altrimenti vietato), ma soprattutto si distinse come compositore. Fu infatti uno dei rari musicisti della stessa cappella ad ottenere più volte che sue composizioni venissero eseguite da parte dei colleghi cantori (cui spettava di pronunziare il proprio placet); alcune di esse ebbero anzi l’onore della ‘copiatura’, ossia la trascrizione sui grandi volumi corali riservati alla cappella. Tra queste si ricorda la Missa Buda expugnata a 5 voci, composta in occasione della conquista della città nel 1686 (Città del Vaticano, Biblioteca Apostolica Vaticana, Cappella Sistina, CS.87), e un Miserere a 5 voci in falsobordone (ibid., CS.192). I brani trascritti dal copista ufficiale del Collegio entravano a far parte della «custodia», ossia l’archivio musicale segreto della cappella (poi confluito nel fondo della Biblioteca Apostolica Vaticana), le cui opere non potevano essere divulgate, pena la scomunica.
Tre composizioni fecero sicuramente parte del repertorio della cappella papale fino almeno a metà Settecento: la sequenza a 4 voci Victimae paschali laudes e i mottetti Cantemus Domino a 6 e Suscipe verbum a 5 voci (Adami, 1711, pp. 28, 57, 157). Tali composizioni, come le altre presenti nel fondo sistino, sono in stile osservato senza basso continuo, ossia volutamente vicine al modello cinquecentesco (in particolare nel meticoloso rispetto delle regole contrappunstiche).
A conferma delle qualità di Simonelli come compositore, Andrea Adami, cantore e storico della cappella pontificia, lo descrisse come «gran contrappuntista, osservante delle buone regole e armonioso, onde con tutta ragione si può chiamare il Palestrina de’ nostri tempi, avendo lasciate di sé degnissime memorie di varie composizioni in stil di Cappella» (1711, pp. 208 s.). Il raffronto col Palestrina è invero rivelatore: basti rilevare che il citato mottetto Suscipe verbum, segnato a nome di Simonelli in più copie del fondo sistino (e come tale eseguito dagli stessi cantori almeno fino alla metà del Settecento), è in realtà l’omonima composizione del Palestrina, dal primo libro dei mottetti (1569). Se l’erronea attribuzione non venne mai corretta, non è impensabile che i cantori lo eseguissero pensando che fosse davvero di Simonelli, tanto lo stile dei due compositori dovette sembrare prossimo.
Oltre al gruppo di composizioni in stile osservato, rimangono una trentina di composizioni in stile concertato (parecchie autografe), soprattutto antifone in forma di mottetto. Tali brani sono sparsi in diverse biblioteche romane (molte nel fondo Cappella Giulia della Biblioteca Vaticana e nella Biblioteca Corsiniana; copie sono presenti anche a Bologna, Londra, Münster). Tra le poche composizioni policorali vi è una monumentale Messa a 17 voci reali (incompleta), nel cui autografo sono comprese anche due brevi sinfonie per due violini e organo (Biblioteca Apostolica Vaticana, Cappella Giulia, V70). In gran parte delle composizioni, oltre la firma del compositore, appare la giaculatoria «Laus Deo semper», a volte seguita da «Et Beatae Mariae Virginis».
Non risulta che Simonelli abbia pubblicato in proprio alcun libro di musica. Tuttavia due suoi brani sono inclusi in altrettante collettanee: il mottetto Haec est quae nescivit nelle Sacrae cantiones a 2 voci curate da Florido de Silvestris (Roma 1672), e il salmo Laudate pueri nei Salmi vespertini a quattro voci concertati curati da Giovanni Battista Caifabri (Roma 1683).
Nel Collegio dei cantori pontifici ricoprì nel 1673 la carica elettiva di puntatore (ossia il cantore incaricato di multare gli errori nelle esecuzioni e le inadempienze nella condotta dei colleghi) e nel 1681 quella di maestro di cappella. Il 15 dicembre 1687, compiuti i 25 anni di servizio, fu giubilato, ma pur non avendone l’obbligo continuò a cantare nel Collegio anche dopo il pensionamento; dall’agosto 1688 al gennaio 1690 ebbe la carica di camerlengo. Nel libro di entrate ed uscite da lui compilato per tale incarico (Biblioteca Apostolica Vaticana, Cappella Sistina, camerl. 86) spiccano tra le tante annotazioni quelle registrate per i proventi di esecuzioni musicali richieste per le esequie di personaggi illustri, come il cardinale Felice Rospigliosi (protettore della Cappella pontificia), la regina Cristina di Svezia e papa Innocenzo XI. Nello stesso registro sono presenti anche resoconti autografi sulla morte del pontefice (Vizzaccaro, 1999-2000, pp. 130-132) e sull’elezione di Alessandro VIII (pp. 132-134), con alcune interessanti informazioni sulle musiche eseguite dai cantori per tali occasioni.
Tra le attività svolte in parallelo a quelle del Collegio pontificio dovettero essere particolarmente impegnative le mansioni di maestro di cappella in S. Giovanni dei Fiorentini in occasione delle festività pasquali, quando spettava a Simonelli organizzare gli oratori da eseguirsi in un locale contiguo alla chiesa. In particolare, nell’anno giubilare del 1675 la confraternita dei Fiorentini gli commissionò un ciclo di ben 14 oratori da eseguire in Quaresima: tra i compositori che Simonelli mobilitò per tale occasione vi furono Bernardo Pasquini, Alessandro Melani e Alessandro Stradella.
È sempre Adami a fornire informazioni circa l’attività didattica di Simonelli: «Egli ha fatti molti scolari, fra quali il più celebre e famoso si è Arcangelo Corelli» (1711, p. 209). Il violinista di Fusignano dovette essere suo allievo quando giunse a Roma nella prima metà degli anni Settanta (non fu certo un caso che prese parte alle esecuzioni degli oratori ai Fiorentini nel 1675). Lo stesso Corelli si rivolse ancora a Simonelli nel 1685 per sottoporgli un passo della sonata op. 2 n. 3 che era stato criticato da alcuni musicisti bolognesi per un presunto errore (cfr. Privitera, 2000, pp. 71-76).
L’elevato stipendio mensile di 16 scudi e 66 baiocchi percepito come cantore pontificio (più quattro mance annuali e altre entrate straordinarie) fu certo la fonte di reddito principale per Simonelli. A questo si aggiungevano gli introiti di S. Luigi e quelli per le occasioni in cui era invitato a cantare e suonare l’organo (ne possedeva uno positivo, che spesso affittava proprio per le festività solenni). Già dal 1661 sono registrate due case a suo nome: nel testamento, redatto in momenti diversi tra il 23 febbraio 1695 e il 17 settembre 1696, risulta proprietario di una casa nei pressi della scomparsa piazza degli Scarpellini (nei pressi di S. Pietro), di un’altra in vicolo della Penna e di un’altra ancora, grande, a Viterbo, oltre a vari terreni e depositi al Monte della Pietà.
Nell’ultimo anno di vita si ammalò (nei registri dei camerlenghi del 1695 e del 1696 non fu più lui a ritirare lo stipendio nel Collegio dei cantori pontifici, ma il figlio Giacomo e un nipote, Giacomo Girolamo Tomassi, organista in S. Pietro; cfr. Lionnet, 2018, p. 424). Oltre a Giacomo, che ebbe una buona carriera di organista a Roma (a sua volta padre di Gaetano e Agata Giovanna Maddalena), ebbe altri tre figli: Francesco, tenore nella cappella Giulia in S. Pietro dal 1668 al 1670, probabile anno di morte), Florida Gioconda e Placida Oliva, monache nel monastero di S. Croce di Trevi.
Morì il 20 settembre 1696 all’età di 78 anni circa (Kast, 1963; una diversa data, comunque mancante dell’anno, è in Pitoni, 1713-1730) e fu sepolto in S. Maria in Vallicella (la Chiesa Nuova).
Di Simonelli si conoscono due versioni di uno stesso ritratto: l’incisione di Pierre Legros, che correda della breve biografia stilata da Adami (1711, p. 208); e un olio su tela di ignoto copista di metà Settecento, esemplato sulla stessa stampa (Bologna, Museo della Musica; cfr. Bianconi et al., 2018).
Fonti e bibl.: A. Adami da Bolsena, Osservazioni per ben regolare il coro de i cantori della Cappella Pontificia, Roma 1711, rist. anastatica a cura di G. Rostirolla, Lucca 1988, pp. 28, 57, 157, 208 s.; G.O. Pitoni, Notitia de’ contrapuntisti e compositori di musica (circa 1713-1730), a cura di C. Ruini, Firenze 1988, p. 333; G. Baini, Memorie storico-critiche della vita e delle opere di Giovanni Pierluigi da Palestrina, Roma 1828, pp. 51, 58, 65, 72; H. Wessely-Kropik, Mitteilungen aus dem Archiv der Arciconfraternità di San Giovanni dei Fiorentini, in Studien zur Musikwissenschaft, XXIV (1960), p. 51; P. Kast, Biographische Notizien zur römischen Musikern des 17. Jahrhunderts, in Studien zur italienisch-deutschen Musikgeschichte, I, a cura di P. Kast, Köln-Graz 1963 (Analecta musicologica, 1), pp. 64 s.; G. Rostirolla, La musica nelle istituzioni religiose romane al tempo di Stradella, in Chigiana XXXIX (1982), pp. 575-831: passim; J. Lionnet, La musique à Saint-Louis des Français de Rome au XVIIe siècle, suppl. a Note d’archivio per la Storia musicale, n.s. III (1985), ad ind.; IV (1986), passim; G. Ciliberti, Antonio Maria Abbatini e la musica del suo tempo (1595-1679): documenti per una ricostruzione bio-bibliografica, Perugia 1986, ad ind.; A. Morelli, Antimo Liberati, M. S. e la tradizione palestriniana a Roma nella seconda metà del Seicento, in Atti del secondo convegno internazionale di studi palestriniani, a cura di L. Bianchi, Roma 1991, pp. 190-200; G. Rostirolla, Alcune note storico-istituzionali sulla Cappella Pontificia, in Collectanea II, Studien zur Geschichte der päpstlichen Kapelle, a cura di B. Janz, Città del Vaticano 1994, pp. 631-788: passim; P. Teodori, Corelli e lo stile rigoroso: la lezione di M. S., in Studi corelliani V, a cura di S. La Via, Firenze 1996, pp. 283-304; F. Vizzaccaro, M. S. e la musica sacra a Roma nel XVII secolo, tesi di laurea, Università di Roma La Sapienza, a.a. 1999-2000; M. Privitera, Arcangelo Corelli, Palermo 2000, ad ind.; F. Vizzaccaro, Da S. a Corelli e ritorno: rivisitazione di un topos musicologico, in Arcangelo Corelli fra mito e realtà storica, a cura di G. Barnett - A. D’Ovidio - S. La Via, Firenze 2007, pp. 345-363; Epistolario Giovanni Battista Martini e Girolamo Chiti (1745-1759). Settecento musicale erudito: 472 lettere del Museo internazionale e Biblioteca della Musica di Bologna, a cura di G. Rostirolla, Roma 2010, ad ind.; G. Rostirolla, La Cappella Giulia 1513-2013. Cinque secoli di musica sacra in San Pietro, Kassel 2017 (Analecta musicologica 51), Appendice VII: http://dhi-roma.it/index.php?id=am51-appendici#c9209 (nov. 2020), pp. 340 s.; Id., Documenti per servire alla storia musicale seicentesca del Gesù di Roma, in Tra musica e storia. Saggi di varia umanità in ricordo di Saverio Franchi, a cura di G. Rostirolla - E. Zomparelli, Roma 2017, pp. 372, 380 s., 406, 415 s., 447, 457.J. Lionnet, «Parve che Sirio … rimembrasse una florida primavera»: scritti sulla musica a Roma, a cura di G. Ciliberti, Bari 2018, ad ind. (in partic.: Testaments de musiciens romains du XVIIe siècle, pp. 420-424); L. Bianconi et al., I ritratti del Museo della Musica di Bologna da padre Martini al Liceo musicale, Firenze 2018, pp. 200 s.