TASSI, Matteo
– Nacque ad Assisi il 6 ottobre 1831 da Giuseppe; non si conosce il nome della madre.
All’età di dieci anni il padre lo iscrisse al collegio della Sapienza a Perugia. Qui Tassi iniziò a studiare pittura e disegno, per poi proseguire la sua formazione presso l’Accademia di belle arti, sotto la guida di Silvestro Valeri. Dopo aver trascorso un decennio nel capoluogo umbro si trasferì a Roma e fu ammesso all’Accademia di S. Luca, presso la quale ebbe come maestri Annibale Angelini, titolare della cattedra di prospettiva, e Alessandro Mantovani, professore di ornato e decorazione. Nel 1856 fece ritorno a Perugia, ma vi rimase per pochi anni.
Nel 1860, infatti, decise di stabilirsi a Firenze, dove frequentò la scuola di pittura di paesaggio diretta dai fratelli Andrea e Carlo Markò, e nel 1861 presentò alla Prima esposizione italiana agraria, industriale e artistica Le selve di Gavinana, ove i fiorentini mostrarono al mondo ciò che sa fare un popolo per la sua libertà, un dipinto storico, oggi disperso, chiaramente allusivo alle coeve battaglie risorgimentali. Nel 1862 dipinse un sipario (Esopo e i pastori dell’Attica) per farne dono al teatro del Collegio della Sapienza di Perugia, e fu ammesso alla XVIII Esposizione della Società promotrice delle belle arti di Firenze con l’opera Il 3 agosto 1530 nelle selve di Gavinana i fiorentini combatterono valorosamente le masnade tedesche e spagnole condotte dal principe d’Orange che vi morì; lo stesso quadro figurò nella successiva edizione della rassegna fiorentina con il titolo di La battaglia di Gavinana.
Nel 1864 si stabilì di nuovo a Perugia, ma ciononostante continuò a esporre regolarmente alle annuali rassegne della Promotrice fiorentina: fu presente nelle edizioni del 1865 (Veduta del lago Trasimeno, Perugia, Collegio del Cambio), del 1866 (Motivo presso il lago Trasimeno, Perugia, Collegio del Cambio), del 1867 (Veduta del Trasimeno dalle colline di Panicale) e del 1868 (Motivo della campagna di Roma presso Borghetto, San Marcello sui monti di Pistoia, Motivo del lago Trasimeno). Nel 1867 realizzò il sipario (oggi scomparso) per il teatro di Amelia (Terni). Tra la fine degli anni Sessanta e l’inizio del decennio successivo inviò alcuni paesaggi alle mostre organizzate dalla Società promotrice delle belle arti di Genova (XVII esposizione, del 1868, Veduta del lago Trasimeno visto dal colle di Panicale; XVIII esposizione, del 1869, Vedute del monte Etna dai dintorni di Taormina; XX esposizione, del 1871, Veduta del lago di Poschiavo nel cantone di Grigioni), e nello stesso periodo fu a Pesaro per dipingere le pareti e la volta (attualmente ricoperte da uno strato di intonaco) della cosiddetta sala di conversazione dell’ospedale psichiatrico S. Benedetto.
Nei decenni successivi l’artista consolidò la sua fama di abile decoratore ottenendo numerose commissioni, sia pubbliche sia private, anche al di fuori dell’Umbria. Nel 1871 partecipò alla campagna di restauro e decorazione del teatro di Civitavecchia, mentre nel 1872 eseguì gli ornati a grottesca del plafond del teatro di Todi, e fu chiamato, insieme a Domenico Bruschi, Marzio Cherubini, Giovanni Panti, Mariano Piervittori e Nicola Benvenuti, a decorare alcuni ambienti del palazzo della Provincia e prefettura di Perugia. Lavorò a questa importante impresa, che terminò nel 1875, occupandosi di due o tre sale del piano nobile, nelle quali, tuttavia, il suo contributo risulta oggi in buona parte obliterato dagli interventi decorativi condotti all’inizio del Novecento. Si conserva, invece, la decorazione della sala del trattenimento dei consiglieri (odierna sala della giunta), impostata sull’araldica dei Comuni umbri.
Sempre nel 1875 il pittore, convinto liberale, si candidò nelle liste del Consiglio comunale perugino, ma non fu eletto.
Nel 1876 tornò a Roma per collaborare con Alessandro Mantovani nel cantiere della terza loggia del cortile di S. Damaso in Vaticano, dove dipinse otto vedute romane raffiguranti i monumenti eretti da papa Pio IX. Due anni dopo inviò un dipinto (Canto XIII del Purgatorio) all’Esposizione della Società promotrice di Firenze e vi espose anche nelle successive edizioni del 1879 e del 1880 (in entrambe presentò Una veduta del Tevere tra Todi e Baschi).
Come decoratore Tassi adottò una maniera ispirata all’eclettismo tipico dell’arte italiana di fine Ottocento. Seppe adattare di volta in volta il suo stile, come del resto la scelta dei soggetti, alle esigenze dei vari committenti, proponendo soluzioni di matrice classicista (palazzo Gallenga Stuart di Perugia), revival di gusto medievaleggiante (chiesa di S. Costanzo di Perugia) o neorinascimentale (tipici i motivi a grottesca). Nella pittura da cavalletto dimostrò una particolare predisposizione per il genere del paesaggio, conoscendo un notevole successo collezionistico.
Gli anni Ottanta furono per Tassi un periodo di intensa attività sia lavorativa sia espositiva: nel 1880 fu presente alla IV Esposizione nazionale della Società promotrice di Torino (Paese ideale del canto IX del Purgatorio), e tra i mesi di luglio e dicembre fu nel Principato di Monaco, dove Carlo III Grimaldi gli commissionò la decorazione parietale della sala da ballo del suo palazzo. Nel 1882 si recò all’Aquila per affrescare la sala del Consiglio provinciale nel palazzo prefettizio (distrutto dal terremoto del 2009). Per due anni consecutivi partecipò all’Expositions des beaux-arts del Principato di Monaco (1883, Val Nerina; 1884, La strada fra Spoleto e Norcia). Nel 1884 espose nuovamente alla Promotrice di Torino (Rive del Tevere presso Perugia) e si occupò della decorazione della sala d’aspetto di prima classe (vedute di Roma e di Firenze) e del bar (vedute della cascata delle Marmore e delle fonti del Clitunno) nella stazione di Fontivegge a Perugia; inoltre, nella stessa città, affrescò le volte di due caffè: il Baduel (distrutto) e il Mellinelli nella centralissima piazza IV novembre (attualmente un ristorante). Nel 1885 concluse il restauro degli affreschi due-trecenteschi della sala dei Notari di palazzo dei Priori a Perugia, con ampie integrazioni e rifacimenti soprattutto nella serie degli stemmi dei podestà e dei capitani del Popolo; inoltre fece parte dell’équipe di artisti chiamata a rinnovare gli interni del settecentesco palazzo Gallenga Stuart (il suo intervento si espletò nella volta della sala da ballo, con Il carro di Apollo e Segni zodiacali). Nel 1887 eseguì i dipinti murali, con grottesche, amorini e motivi allegorici riferibili al risparmio, di alcuni ambienti, oggi distrutti, nella sede della Cassa di risparmio di Perugia; mentre nel 1889 ultimò il soffitto della chiesa di S. Costanzo (Simboli cristologici). Nel 1891 portò a termine il ciclo decorativo della sala del Consiglio municipale di Recanati (motivi a grottesca, che inquadrano le vedute delle località recanatesi, e due ampi affreschi raffiguranti La piana di Castelfidardo e Le rovine di Regina).
Morì a Perugia il 9 giugno 1895.
Fonti e Bibl.: Sei pittori a palazzo. L’impresa decorativa degli artisti umbri della seconda metà dell’Ottocento nella sede della Provincia, a cura di M. Terzetti, Perugia 1997, pp. 49-58, 60 s., 67-75; Il paesaggio nella pittura umbro-marchigiana tra Cinquecento e Ottocento (catal.), a cura di A.G. De Marchi, Torino 1998, p. 44; S. Paoloni, Le decorazioni di M. T. nella galleria dell’ex ospedale psichiatrico San Benedetto, in Pesaro città e contà, 2006, n. 23, pp. 181-199; E. Sciuga, M. T., in Pittori umbri dell’Ottocento. Dizionario e atlante, a cura di F. Boco - A.C. Ponti, Marsciano 2006, pp. 365-371; Arte in Umbria nell’Ottocento (catal. Perugia, Foligno, Orvieto, Terni), a cura di F.F. Mancini - C. Zappia, Cinisello Balsamo 2006, pp. 16, 159 s., 163 s., 175-177, 212; Il paesaggio ritrovato. M. T. Opere inedite (catal. Spello), a cura di A. Migliorati, Bastia Umbra 2012; A. Migliorati, Prospettive di ricerca per l’immagine del paesaggio umbro fra Otto e Novecento: M. T. e Giuseppe Vaccaj, Elihu Vedder e gli artisti anglo-americani a Perugia, in Paesaggio e arti figurative in Umbria tra Gotico e Rinascimento, Atti della Giornata di studi... 2014, a cura di E. Neri Lusanna - M. Santanicchia, Perugia 2017, pp. 197-232.