BATTISTINI, Mattia
Nacque a Roma il 27 febbr. 1856, da Luigi, medico, e da Elena Tomassi. Studiò a Roma, dove si iscrisse alla facoltà di medicina dell'università. Incoraggiato sin da ragazzo dal maestro L. Stame di Rieti, dove il B. passava le vacanze estive, studiava contemporaneamente e con assiduità musica e canto con due valenti maestri, Venceslao Persichini e Eugenio Terziani, dell'Accademia di S. Cecilia. Abbandonati poi definitivamente gli studi universitari, si dedicò, contro la volontà della famiglia, al canto. Il 18 dic. 1876 prese parte all'esecuzione dell'oratorio San Paulo di F. Mendelssohn-Bartholdy, che l'Accademia filarmonica romana - di cui era divenuto socio in quello stesso anno - diede, sotto la direzione di Ettore Pinelli, alla Sala Dante; circa un anno dopo, il 21dic. 1877, cantò al Teatro Argentina, sempre nelle parti comprimarie del coro dell'Accademia filarmonica, ne Le stagioni di F. J. Haydn, dirette dal Pinelli.
Per un caso fortunato, nel dicembre 1878, il B. debuttò al Teatro Argentina ne La Favorita di G. Donizetti, a fianco della famosa Isabella Galletti e del tenore Rossetti in sostituzione di due baritoni che erano stati protestati; il ruolo di Alfonso XI re di Castiglia ebbe una delle migliori interpretazioni con grande soddisfazione del pubblico, che tributò al B. un vero trionfo. Da questo momento egli assurse ai massimi riconoscimenti nel giro di pochissimi anni, nei maggiori teatri italiani e stranieri. Soprattutto all'estero ottenne successi clamorosi: in Russia, dove cantò per ventisei stagioni successive, dal 1888 al 1914 (insieme con la celebre Sigrid Arnoldson), divenne oggetto di vero culto, che trascendeva a manifestazioni di fanatismo collettivo. Ma oltre alla Russia, tutte le nazioni d'Europa poterono spesso manifestare il loro entusiasmo al B. nelle sue tournées attraverso la Francia, la Spagna, l'Austria, il Portogallo, la Germania, l'Inghilterra, la Scandinavia, ecc. Uguali successi riscosse nel viaggio compiuto in America (luglio e agosto del 1889) in compagnia di Francesco Tamagno, cantando in Argentina, nel Brasile e nell'Uruguay. Prediletto dai sovrani, in particolare dallo zar Nicola II e da Francesco Giuseppe d'Austria, alla cui corte il B. partecipò, insieme con Adelina Patti, Gemma Bellincioni ed Enrico Caruso, al famoso "Quartetto dell'Imperatore", il B. venne chiamato "il baritono dei re e il re dei baritoni". Il suo ultimo concerto, dopo una lunga serie di trionfi, avvenne a Graz, il 17 ott. 1927, dopo quasi cinquant'anni di ininterrotta carriera, indubbiamente caso più unico che raro nella storia del bel canto. Il B. morì circa un anno dopo, il 7 novembre del 1928, nella sua villa a Collebaccaro, nelle vicinanze di Rieti.
Ultimo esponente dell'arte italiana del bel canto, il B. fu anche il maggiore baritono del sec. XIX. Il suo repertorio era indiscutibilmente fra i più estesi: comprendeva, infatti, circa cento opere e un numero incalcolabile di composizioni da camera, poiché, specie negli ultimi anni, si era dedicato a concerti, arricchendo il suo repertorio operistico di numerosi lieder di R. Schumann, F. Schubert, J. Brahms e H. Wolf. Il suo scrupolo e la sua onestà artistica gli impedivano d'interpretare un personaggio del quale non fosse pienamente convinto: non volle mai cantare, infatti, il Fatstaff, pur amando molto l'opera verdiana, perché non la riteneva a lui confacente. Fra i compositori italiani predilesse V. Bellini e G. Donizetti, ma i suoi successi maggiori furono costituiti, oltre che dalle donizettiane La Favorita e Maria di Rohan, anche da Il Trovatore, dal Rigoletto (che nel 1892 interpretò al Costanzi di Roma insieme con Giuseppina Brambilla, superando, a giudizio dei critici, le stesse interpretazioni di Vittorio Maurel), dall'Ernani e dal Don Carlos di G. Verdi e, passando ad opere più leggere, dal Don Pasqualeedal Barbiere di Siviglia di G. Rossini e fra le più moderne dalla Tosca di G. Puccini. Ammiratore di Mozart, ne interpretò il Don Giovanni in modo straordinariamente simile a quello del primo Don Giovanni della storia, Luigi Bassi, che aveva inteso il personaggio come un giovane allegro, spensierato, entusiasta della vita, sebbene non un epicureo, lontano dalla solita figura diabolica e pervertita. Di Mozart interpretò con lo stesso spirito Le nozze di Figaro; fu inoltre il primo interprete italiano dell'Eugenio Oneghin e de La Dama di Picche di P. Cajkovskij, della Russlan e Ludmilla di M. Glinka, del Demone di A. Rubistein.
Di molte opere non troppo conosciute o dimenticate come, per esempio, Baldassare di G. Villate, I Goti di S. Gobatti, La Regina del Nepal di G. Bottesini, Fosca e Lo schiavo di A. C. Gomez, il B. riuscì a ridestare l'interesse con la sua interpretazione, e a questo proposito si ricorda la profonda gratitudine di C. Saint-Saëns, di cui egli aveva fatto rivivere al teatro dell'Opera di Parigi (1914-15, 1916-17) l'Enrico VIII.J. Massenet lo stimava a tal punto da voler per lui riadattare alla chiave di baritono la parte tenorile del protagonista nel suo Werther.Anche P. Mascagni affidò al B. la parte del baritono nella sua opera I Rantzau, la cui prima esecuzione avvenne al Teatro di via della Pergola a Firenze il 10 novembre 1892. Il B. studiava i suoi personaggi non soltanto sullo spartito musicale, ma anche su testi storici autorevoli, formandosi in tal modo una cultura invero poco comune e che sapeva utilizzare, al momento della creazione del personaggio sulla scena. La conoscenza delle lingue, l'educazione, la naturale sensibilità e la cultura ne facevano uno degli uomini più raffinati ed eleganti del tempo. Aveva doti di attore versatile; baritono particolarmente esteso, poiché arrivava fino al la sopra le righe, poteva permettersi di cantare anche da tenore. Di particolare bellezza il suo timbro, che dai Russi era detto "di velluto" per la pastosità e la morbidezza dei suoi passaggi e che poteva paragonarsi al suono del violoncello. Particolari del suo canto rimasero i famosi "legati", gli abbellimenti realizzati con la medesima chiarezza ed eleganza e le note acute chiare e squillanti dello stesso colore del registro basso.
Secondo la moda del tempo, il B. scrisse anche romanze, Rimpianto, L'inganno, Cruccio, Canzone, Ave Maria, Allusione (dedicata ad A. Cotogni), Suite de Valse: visione fuggitiva, ecc., tutte edite in Russia da Zimmermann. Dal 1902 (a Varsavia) fino al 1925 (a Milano) incise diversi dischi, romanze da opere e melodie varie.
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