BORTOLONI, Mattia
Nacque a San Bellino (Rovigo) nel 1696 (Zani). Apprese dal veronese Antonio Balestra "i primi fondamenti dell'arte" (Zanetti, 1733) e dovette acquistare ben presto una certa rinomanza, poiché nel dicembre del 1716 ricevette l'incarico di decorare la palladiana villa Cornaro a Piombino Dese presso Rovigo (Ivanoff, 1950).
Nel ciclo di affreschi di soggetti biblici che orna otto ambienti il B. si presenta con uno stile semplice e spoglio, che anticipa quasi il gusto neoclassico del tardo Settecento per l'accentuazione del formalismo del Balestra e forse anche per l'influenza del francese L. Dorigny, che aveva lavorato nel Veneto (Pallucchini).
Nel 1720, ed in seguito dal 1726 al 1734, il B. figura nella fraglia pittorica di Venezia (Nicoletti), ma non si conoscono altre sue opere sicuramente databili fino alla grandiosa decorazione della chiesa di S. Nicolò dei Tolentini a Venezia, compiuta prima del 1733, anno in cui è già citata dallo Zanetti. Nell'affresco della volta del presbiterio, con la Gloria di s. Gaetano da Thiene, il linguaggio del pittore appare arricchito dalla conoscenza delle forme mosse di S. Ricci, di quelle larghe e chiaroscurate del Piazzetta e del Bencovich, ed anche delle nuovissime soluzioni scenografiche del giovane Tiepolo. Seguono, in stretta contiguità cronologica e stilistica alla decorazione dei Tolentini, le due pale con l'Adorazione dei Magi (firmata) e l'Adorazione dei pastori della chiesa parrocchiale di Fratta Polesine (Rovigo), commissionate l'8 sett. 1734 e compiute il 18 aprile dell'anno successivo (Ivanoff, 1950), il Miracolo di s. Tommaso d'Aquino, eseguito nel 1735 per la cattedrale di Ferrara, la Madonna coi ss. Cosma e Damiano per l'oratorio omonimo di Ferrara, inaugurato nel 1738 (ora nel palazzo arcivescovile), la Morte della Vergine in S. Domenico a Ferrara, opere con elementi desunti dal Balestra ed anche dal Piazzetta e dal Ricci, verso i quali lo portava l'iniziale formazione.
Più libere di tocco e mosse nella partitura delle luci e dei colori, la pala con Deposizione dalla croce del duomo vecchio di Monselice (Martini) e quella con i Santi Antonio da Padova, Bellino e Tommaso di Villanova (firmata), eseguita per la chiesa della Trinità di Rovigo, ora nell'Accademia dei Concordi, sembrano di poco precedenti al trasferimento dell'artista in Lombardia e in Piemonte, dove fu impegnato in grandi imprese decorative. Nel 1741, infatti, il B. è documentato a Monza, dove affresca nel duomo la cappella del Santissimo Sacramento, detta anche del Corpus Domini (Barigozzi Brini). Probabilmente poco dopo è attivo a Milano, nei palazzi Clerici (sala dell'Ascesaall'Olimpo, sala di Eolo e i venti) e Dugnani (sala di Mercurio e Diana: Bossaglia, 1964), e a Brignano d'Adda (Bergamo), nel castello Visconti, ora Citterio (sala dell'Eroe ferito: Ivanoff, 1957), nella villa Raimondi a Birago (storie di Antonio e Cleopatra e di Cesare e Cleopatra), accanto a C. Carloni, G. A. Borroni, P. A. Menegatti, i più ricercati decoratori locali. In seguito è a Torino, dove decora con il quadraturista F. Biella una cappella della chiesa della Consolata (restaur. nel 1958) e dipinge un S. Bernardo, oggi in cattivo stato di conservazione nel convento annesso al santuario (Bartoli, 1776).
Nel 1745 l'amministrazione del santuario della Madonna di Vicoforte presso Mondovì entrò in trattative con il B. e con F. Biella per il compimento della decorazione della chiesa rimasta interrotta nel '41 per la morte di Sebastiano Galeotti. Il B. vi lavorò dal 1746 al '48 (Danna-Chiechio), eseguendo nella immensa volta la Glorificazione di Maria nel mondo pagano ed ebraico e nella gloria del paradiso e la Cena ad Emmaus nel refettorio dell'annesso monastero. Probabilmente subito dopo si trasferì a Bergamo, dove iniziò la decorazione della chiesa di S. Bartolomeo, che costituisce, insieme agli affreschi di Mondovì, la sua opera più impegnativa ed anche una delle punte più alte raggiunte dalla sua arte sul piano qualitativo per il senso atmosferico e la leggerezza delle forme scattanti, di gusto squisitamente rococò. La decorazione di S. Bartolomeo, condotta con la collaborazione del quadraturista milanese Palazzi Riva, si arrestava alla Gloria del Santissimo Sacramento della volta del coro e dei presbiterio. Il 13 marzo 1750 il B. scriveva da Milano al conte Giacomo Carrara di aver pronta "l'idea del soggetto o sia il bozzo" raffigurante le Quattro parti del mondo, da eseguire sulla volta della navata (Bottari-Ticozzi), ma l'opera rimase interrotta per la morte improvvisa dell'artista, avvenuta a Milano il 9 giugno 1750.
Ultima opera del B. è molto probabilmente la tela nella cappella del beato Bernardo Tolomei in S. Vittore in Corpo a Milano (Bartoli, 1776).
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