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FRANCESCHINI, Mattia

di Cristina Giudice - Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 49 (1997)
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FRANCESCHINI, Mattia

Cristina Giudice

Nacque a Torino nel 1715. Divenuto allievo del pittore C.F. Beaumont, apprese il mestiere svolgendo per il maestro una serie di mansioni quali la collaborazione alle decorazioni pittoriche d'ambienti, il restauro o l'ingrandimento di tele già eseguite, nonché la copia di suoi bozzetti per l'arazzeria, in dimensioni più ampie, tali da servire come cartoni per gli arazzi. Nel 1737 il F. dipinse, in collaborazione con C. Gili, due quadri con Putti per il cosiddetto gabinetto dei Fiori di palazzo reale, nell'ambito dei rinnovamenti dovuti al Beaumont (le documentate decorazioni della sala, detta ora Medagliere, sono andate perdute a causa degli interventi eseguiti da P. Pelagi nel quarto decennio dell'Ottocento). Esistono inoltre pagamenti, relativi agli anni 1738 e 1740, che riguardano l'esecuzione di alcuni cartoni, per arazzi, dei quali si è persa la traccia; secondo Viale Ferrero (1963) è da attribuire al F. il cartone con Le nozze di Alessandro e Rossane.

L'attività del F. continuò poi autonomamente con commissioni di quadri da parte della corte, soprattutto per il castello di Venaria (esistono pagamenti per gli anni 1750-1755), nonché di tele a soggetto religioso per diverse chiese di Torino e della provincia.

Al 1744 risale il pagamento per una grande tela, oggi perduta, raffigurante la Vergine, s. Carlo e la beata Margherita di Savoia, eseguita per l'ospizio di Pinerolo; nel 1753 il F. fu pagato per un'altra tela dipinta per la Congregazione della Ss. Annunziata a Torino, e per la decorazione del soffitto del teatro nel palazzo torinese del principe di Carignano.

A Venaria il F. intervenne con numerose sovrapporte nell'ambito delle trasformazioni apportate sotto la direzione di B. Alfieri, ma di queste ora nulla è rimasto; sono andati ugualmente perduti i quadri, noti attraverso i pagamenti al pittore, eseguiti nell'appartamento torinese del duca del Chiablese, Benedetto Maurizio, che è andato parzialmente distrutto nel corso dei bombardamenti del 1942-43.

Si sono invece conservati alcuni quadri di soggetto religioso che mostrano un intenso carattere devozionale, dai toni luminosi tipici dell'arte beaumontiana. Tra questi, a Torino, le tele con Storie della Vergine nell'oratorio di S. Filippo; una Sacra Famiglia nella chiesa di S. Maria di Piazza; due finte statue dipinte in una cappella della chiesa di S. Francesco d'Assisi; un'Annunciazione nell'oratorio dei nobili e avvocati; alcune figure ad affresco per il duomo di Racconigi, in collaborazione con i Pozzo per le quadrature; tre in S. Martino a Rivoli (S. Teresa, S. Giovanni Nepomuceno in gloria, Il riposo in Egitto); infine a Chieri, in S. Filippo, i quadri laterali nella cappella omonima e in quella di S. Pietro.

Sono invece andate perdute, a Torino, una tela dipinta per l'oratorio di S. Maria Maddalena; un ovale con la Resurrezione e i ss. Maurizio e Lazzaro eseguito per la basilica mauriziana, distrutto nel 1943; una Vergine e santi e un Battesimo di Costantino per la Confraternita dello Spirito Santo.

Non va dimenticata, infine, la collaborazione sporadica con gli scenografi del teatro Regio di Torino: nel 1745 fu impegnato a giornata con Giovan Francesco Costa, poi con Pietro Domenico Olivero, per le scene del balletto Nozze di contadini, e nel 1748 lavorò in collaborazione con Fabrizio Galliari.

Il F. morì il 3 luglio 1758 a Torino.

Il figlio Filippo Antonio, collaborò con Giovanni Battista Alberoni nel castello di Venaria dal 1751 al 1754. Iscritto alla Compagnia di S. Luca nel 1756, eseguì alcune tele, citate da Vesme e ora non più esistenti, per il forte di Fenestrelle e per le chiese torinesi del S. Sudario e del Carmine.

Fonti e Bibl.: L. Lanzi, Storia pittorica della Italia, (1809), a cura di M. Capucci, Firenze 1974, I, p. 256; C. Rovere, Descrizione del reale palazzo di Torino, Torino 1858, pp. 75 n. 89, 199 n. 51; M. Viale Ferrero, Arazzi, in Mostra del barocco piemontese (catal.), Torino 1963, II, p. 9 n. 1; Schede Vesme. L'arte in Piemonte dal XVI al XVIII secolo, II, Torino 1966, pp. 481 s.; L. Tamburini, Le chiese di Torino dal Rinascimento al Barocco, Torino 1968, ad Indicem (anche per Filippo Antonio); Storia del teatro Regio di Torino, III, M. Viale Ferrero, La scenografia dalle origini al 1936, Torino 1980, ad Indicem.

Vedi anche
Assisi Comune della prov. di Perugia (186,8 km2 con 26.720 ab. nel 2007). ● Antica città umbra, Assisi fu in età romana fiorente municipio; presa e distrutta da Totila (545), fino al 12° sec. fu dominio dei duchi di Spoleto e acquistò floridezza economica e liberi istituti comunali, divenendo poi culla del ... affresco Tecnica pittorica consistente nello stendere colori diluiti con acqua su uno strato di intonaco fresco che, asciugandosi, forma una superficie dura e compatta che fissa il colore (➔ pittura). cappella architettura Edificio di culto di piccole dimensioni, isolato in modo da costituire un corpo autonomo; o ambiente, più o meno importante per forme e dimensioni, compreso, con la stessa destinazione di culto, nell’ambito di un maggiore e più complesso organismo architettonico, come la cappella di un palazzo ... pittura Arte di dipingere, raffigurando qualche cosa, o esprimendo altrimenti l’intuizione della fantasia, per mezzo di linee, colori, masse, valori e toni su una superficie. I procedimenti che permettono di fissare su una superficie (supporto) sostanze coloranti o pigmenti, secondo la volontà e il progetto ...
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Vocabolario
mattìa
mattia mattìa s. f. [der. di matto1], non com. – Mattezza, sia nel suo sign. astratto: Loda l’ingegno, loda la mattia (Giusti); sia in quello concreto: dire, fare mattie.
matto¹
matto1 matto1 agg. e s. m. (f. -a) [forse lat. tardo mattus, matus «ubriaco»]. – 1. a. ant. Stupido, stolto: così m. come egli è, senza alcuna cagione è ... fuori d’ogni misura geloso di me (Boccaccio). Privo di discernimento: Uomini siate,...
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