MATTIA Moravo
MATTIA Moravo. – Nacque a Cetechowitz presso Olomouc in Moravia in una data collocabile poco dopo il 1430.
Prima che tipografo fu copista di codici, la prima notizia di lui è infatti legata alla sottoscrizione di un esemplare del Labirintus di Eberardo di Béthune: il ms. 1638 della Biblioteca naz. universitaria di Praga (cfr. Colophons), c. 257v: «Frater Mathias de Germania alias de Olomucz sive de Cetkouitz», con la data: «fer. 2 post epiphaniam a.d. 1453». Altri due codici sono da lui sottoscritti nel 1468 (Chantilly, Musée Condé, Mss., 118-119): Epistolae di s. Girolamo, pergamenaceo, decorato, scritto per «Moyse episcopo Belunensi, locum tenente Vincentiae domino michi observantissimo atque generosissimo per me Matthiam Moravum de Olomuncz 1468» e il Vat. lat. 465 della Biblioteca apost. Vaticana: Opera nonnulla di s. Agostino, pergamenaceo, decorato, «per me mathiam moravum finiunt feliciter. Secondo kal. Marci. Anno domini 1468 [29 febbraio]» (De Marinis; Colophons).
La prima sottoscrizione appare di estrema importanza in quanto il vescovo di Belluno Mosè Buffaroli, legato papale a Vicenza, è il dedicatario dell’editio princeps delle Institutiones oratoriae di Quintiliano stampata a Venezia da N. Jenson nel 1471 come attesta la lettera di Ognibene da Lonigo premessa all’edizione nella quale ricorda come da tre anni (e dunque dal 1468) si dedicasse all’insegnamento del testo. Questa coincidenza di fatti e date permette di inferire che in quegli anni a Vicenza, nell’ambiente del vescovo, sia stato possibile un incontro tra M. e Jenson risultando così fondata l’ipotesi avanzata da Giustiniani (che la ricavava dall’esame dei caratteri tipografici) che M. lo avesse incontrato a Venezia.
L’incontro con il nascente mondo della stampa a caratteri mobili spiega il passaggio di M. dal manoscritto allo stampato, come è documentato anche per altri capi officina negli stessi anni; si deve supporre un apprendistato veneziano negli anni che precedono la sua prima sottoscrizione a stampa avvenuta a Genova il 22 giugno 1474. Non sono noti i motivi del passaggio di M. dal Veneto a Genova, che possono essere stati vari e concomitanti, legati anche alla crisi della prima tipografia e alla necessità di trovare nuovi sbocchi di mercato. A Genova stampò un solo libro in società con l’ignoto Mattia de Monaco, il Supplementum Summae Pisanellae di Nicolò da Osimo (Indice generale degli incunaboli [= IGI], 6869) e abbandonò ben presto quella città, ma i suoi caratteri (80G) furono riutilizzati alcuni anni dopo da Mattia Cavallo.
Nel 1475 M. si trasferì a Napoli, dove lavorò sino al 1492. Si conoscono 31 edizioni da lui sottoscritte nella città partenopea, alcune delle quali prodotte in società, mentre in totale gliene vengono assegnate 57 (Incunabula short title catalogue) a cominciare dall’editio princeps, nel 1475, del De priscorum proprietate verborum (IGI, 6036) dell’umanista napoletano Giuniano Maio che, nella lettera di dedica al re di Napoli Ferdinando I d’Aragona, così ricorda M.: «Accedit ad haec [il rinnovamento degli studi] quod Germani solerti ac incredibili quodam invento: nuper novam quandam imprimendi rationem invenerunt: precipue Mathias moravus vir summo ingenio summaque elegantia in hoc genere impressione effloruit. Quem consilio Blasi monachi romeri hac nostra urbe excepisse gratulamur». Fecero seguito gli Opuscula philosophica di Seneca del 1475 (IGI, 8867), la Bibbia latina del 1476 (IGI, 1645), le Epistole di Plinio del luglio 1476 (IGI, 7898), il De civitate Dei di s. Agostino (1477; IGI, 973), una serie di libri liturgici (tra cui rimarchevole per i contatti mediterranei il Messale di Valencia dell’8 ag. 1489 (IGI, 2149), spesso impressi in pergamena, e infine testi letterari di autori classici e contemporanei soprattutto dell’umanista Giovanni Pontano (ultima edizione conosciuta Horae beatae Mariae Virginis sottoscritta il 10 febbr. 1492: IGI, 4830). Questa data è anche l’ultima sua notizia nota.
Non sono noti né il luogo né la data di morte di Mattia Moravo.
Due suoi caratteri furono utilizzati a Siviglia nel 1491 da M. Ungut e S. Polonus (Catalogue… British Museum, X, p. 37; Veneziani). L’esame della sua produzione fa scrivere a Santoro che gli si debba riconoscere uno «spirito audace» e un’accurata scelta dei correttori e collaboratori.
Fonti e Bibl.: L. Giustiniani, Saggio storico-critico sulla tipografia del Regno di Napoli, Napoli 1817, pp. 103-137; M. Fava - G. Bresciano, La stampa a Napoli nel XV sec., I, Leipzig 1911, pp. 59-62; II, ibid. 1912, pp. 92-127; T. De Marinis, Nota per M. M., in Gutenberg Jahrbuch, V (1930), pp. 115-118; G. Pistarino, Bartolomeo Lupoto e l’arte libraria a Genova nel Quattrocento, Genova 1958, pp. XXVI s.; F. Geldner, Die deutschen Inkunabeldrucker, II, Stuttgart 1970, pp. 132, 146 s., 283; Colophons de manuscrits occidentaux des origines au XVIe siècle, IV, Fribourg 1976, p. 183; P. Veneziani, Note su tre incunaboli «spagnoli», in La Bibliofilia, LXXX (1978), pp. 67-72; M. Santoro, La stampa a Napoli nel Quattrocento, Napoli 1984, pp. 34-37; S. Corsten - R.W. Fuchs, Der Buchdruck im 15. Jahrhundert: eine Bibliographie, I, Stuttgart 1988, pp. 523 s.; P. Amelung, Moravus Mattias, in Lexikon des gesamten Buchwesens, XXXIV, Stuttgart 1996, pp. 232 s.; Catalogue of books printed in the XVth century now in the British Museum, VI, pp. XXXIX, XLII s., 860-865, 901 s.; X, pp. 37, LV; Incunabula short title catalogue on CD-ROM, a cura di The British Library, ad vocem.