Blondel, Maurice
Filosofo francese (Digione 1861 - Aix-en-Provence 1949). Prof. di filosofia all’univ. di Aix (1907-27). Nella sua prima e fondamentale opera, Action (1893; trad. it. L’azione), B. tenta di fornire una spiegazione globale della realtà sulla base di una dialettica i cui termini contrapposti sono la «volontà volente» e la «volontà voluta», cioè l’atto di volere e la sua concreta realizzazione. La perpetua insoddisfazione della volontà tesa continuamente a superare le sue concrete attuazioni costituisce la molla dello sviluppo dialettico il cui risultato è l’azione, sintesi della spontaneità e della riflessione, della persona morale e dell’ordine universale. Anche il pensiero è visto come una forma d’azione, precisamente come quella forma che serve a rendere libera l’azione stessa. Sia la realtà esterna sia il corpo organico sono concepiti come realizzazioni della volontà, che nell’azione crea le proprie condizioni e nella sua continua espansione dà vita anche alla realtà sociale, in cui l’opposizione nuovamente si manifesta come contrasto di dovere e di fatto. Esaurito il ciclo dialettico delle attuazioni finite, permane il divario tra volontà e sue realizzazioni: è indispensabile quindi secondo B. il passaggio dal piano naturale a quello soprannaturale, intrinsecamente presente nel primo come sua giustificazione. L’esigenza dell’infinito è esigenza dell’unità trascendente di Dio. Partito dal proposito di cogliere nell’azione tutto l’uomo, non restringendosi a quell’aspetto particolare che è il pensiero, B. considera invece nella tarda trilogia (La pensee, 1934, trad. it. Il pensiero; L’etre et les etres, 1935, trad. it. L’essere e gli esseri; L’action, 1936-37), completata dalle sistemazioni delle ultime opere (La philosophie et l’esprit chretien, 1944-46, trad. it. La filosofia e lo spirito cristiano; Exigences philosophiques du christianisme, post., 1950, trad. it. Esigenze filosofiche del cristianesimo), pensiero, essere e azione come tre aspetti autonomi della realtà pur nella loro connessione. Viene così in piena luce quella problematica teologico-ontologica che la prima Action aveva tentato di formulare in modo originale. Pur analizzando separatamente questi momenti, B. riprende lo stesso schema dialettico già applicato precedentemente, ritrovando all’interno di ciascuno di essi una particolare opposizione. La «filosofia dell’azione» di B., di cui sono notevoli i legami col modernismo fino al momento della sua condanna, ha esercitato una certa influenza sull’apologetica moderna, specie con i primi saggi, Lettre sur les exigences de la pensee contemporaine en matiere d’apologetique (1896; trad. it. Lettera sull’apologetica) e Histoire et dogme (1904; trad. it. Storia e dogma), nei quali si tende a un superamento sia del razionalismo sia del fideismo.