Jarre, Maurice
Compositore francese, nato a Lione il 13 settembre 1924. Accostatosi al cinema con una buona formazione, sia accademica sia nell'ambito della 'drammaturgia musicale', ha svolto un'attività intensissima, raggiungendo nell'arco di un decennio una vasta fama internazionale, grazie alla duttilità e alla facilità melodica, ma anche agli sviluppi sinfonici di ampio respiro che ha impiegato soprattutto nelle grandi produzioni internazionali degli anni Sessanta, spesso sacrificando l'inventiva al facile effetto. Ha vinto tre volte l'Oscar, nel 1963 con la colonna sonora di Lawrence of Arabia (1962; Lawrence d'Arabia), nel 1966 con il commento musicale di Doctor Zhivago (1965; Il dottor Zivago) e nel 1985 con la partitura di A passage to India (1984; Passaggio in India), tutti film diretti da David Lean.Intrapresi gli studi di ingegneria meccanica, J. decise di dedicarsi alla musica e lo fece da autodidatta, entrando in un complesso di musica leggera e perfezionando più tardi la sua formazione al Conservatorio di Parigi. Svolse attività di direttore musicale prima per la compagnia di J.L. Barrault al Teatro Marigny, poi con J. Vilar al Théâtre national populaire. Collaborò quindi con la radio francese per l'organizzazione di concerti di musica contemporanea ed egli stesso si dedicò alla composizione di musiche da concerto e per balletti. Introdotto nell'ambiente da Georges Franju, dal 1952 si dedicò interamente al cinema e dopo aver composto musica per documentari nel 1958 passò a collaborare con gli autori della Nouvelle vague. Questa prima stagione fu la più fervida per J., che si mise con entusiasmo a ricercare soluzioni musicali innovative; senza preconcetti, agì con la massima libertà e con una precisa volontà di sperimentazione nel cercare le 'chiavi' sonore più idonee a mettere in rilievo la forza delle immagini. Tipico di questo periodo è il modo con cui il musicista tratta il materiale tematico, abbandonandosi al canto spiegato della melodia nell'esposizione dei temi, ma subito trattenendoli con pudore. Di particolare rilievo fu la collaborazione con Franju, iniziata con il commento musicale di La tête contre les murs (1959; La fossa dei disperati), che presenta interventi sottilmente calibrati con il montaggio di rumori ed effetti sonori, e proseguita con quelli di Les yeux sans visage (1960; Occhi senza volto), un tema a tempo di valzer leggermente stralunato, di Thérèse Desqueyroux (1962; Il delitto di Thérèse Desqueyroux), dove pianoforte e orchestra d'archi sono romanticamente abbandonati ma in chiave di disfatta melanconia, e di Judex (1964; L'uomo in nero), basato su un valzer lento stillante melanconia. J. fu molto vicino anche a Frédéric Rossif, con il quale lavorò per Les temps du Ghetto (1961; Vincitori alla sbarra) e Mourir à Madrid (1963; Morire a Madrid), due film di montaggio accompagnati da una scelta intelligente di materiale preesistente, e per Les animaux (1963; Gli animali), in cui la partitura, del tutto originale, fa ricorso a tutti i moduli per caratterizzare le diverse specie di animali sorprese nelle loro abitudini dall'obiettivo sagace del regista.
Nel frattempo, dando seguito alle richieste provenienti dalle grandi produzioni internazionali, J. aveva iniziato una nuova fase, 'cosmopolita', della sua attività: nel 1960, per Richard Fleischer aveva composto le musiche di Crack in the mirror (Dramma nello specchio) e nel 1962 aveva orchestrato un tema di marcia scritto da Paul Anka per il kolossal bellico The longest day (Il giorno più lungo) di Andrew Marton, Ken Annakin, Bernhard Wicki e Gerol Oswald. Il primo grande successo internazionale di J. fu la musica di Lawrence of Arabia, partitura gonfia e colorita, giocata su un materiale tematico di vasto respiro e su ampi sviluppi sinfonici. Quattro anni più tardi arrivò la conferma, con la musica di Doctor Zhivago, ricca di sonorità aggressive che sviluppano il 'tema di Lara', diventato famoso e affidato a un'orchestra di 105 elementi rinforzata da 40 coristi.
Dalla seconda metà degli anni Sessanta l'attività di J. ha conosciuto una forte accelerazione, che lo ha portato a misurarsi con le imprese più disparate, per le quali in genere è ricorso alle grandi orchestre e alle strumentazioni sfarzose, sempre con mestiere, ma decisamente con meno ispirazione. Vanno ricordate le musiche di Paris brûle-t-il? (1966; Parigi brucia?) di René Clément, Grand Prix (1966) di John Frankenheimer, The professionals (1966; I professionisti) di Richard Brooks, Topaz (1969) di Alfred Hitchcock, Ryan's daughter (1970; La figlia di Ryan) di D. Lean, The life and times of judge Roy Bean (1972; L'uomo dai sette capestri) di John Huston, Posse (1975; I giustizieri del West) di Kirk Douglas, Tamaño natural (1973; Life size ‒ Grandezza naturale) di Luis García Berlanga, The man who would be king (1975; L'uomo che volle farsi re) di J. Huston, The last tycoon (1976; Gli ultimi fuochi) di Elia Kazan, Die Blechtrommel (1979; Il tamburo di latta) di Volker Schlöndorff.
J. è stato attivo anche nel cinema italiano, ottenendo risultati alterni: mentre la colonna sonora di La caduta degli dei (1969) di Luchino Visconti, generica e priva di personalità, compromette la puntigliosità storica del regista, temi felici ma con sviluppi grossolani caratterizzano il commento di Una stagione all'inferno (1971) di Nelo Risi; le musiche di Gesù di Nazareth (1977) di Franco Zeffirelli presentano invece momenti delicati e intensi e l'uso dell'elettronica connota la partitura di Giulia e Giulia (1987) di Peter Del Monte. Negli anni Ottanta J. si è stabilito a Londra e, facendo la spola fra l'Inghilterra, la Francia e gli Stati Uniti, ha lavorato freneticamente. Oltre alla grande orchestra ha impiegato anche le tastiere elettroniche, sempre inserite fra gli strumenti tradizionali. Tra i tanti risultati, si ricordano le musiche di Firefox (1982; Firefox ‒ Volpe di fuoco) di Clint Eastwood, The year of living dangerously (1982; Un anno vissuto pericolosamente) e Witness (1985; Witness ‒ Il testimone) di Peter Weir, A passage to India di D. Lean, Fatal attraction (1987; Attrazione fatale) di Adrian Lyne, Dead poets society (1989; L'attimo fuggente) ancora di Weir. Negli anni Novanta J., che ha spesso lavorato per la televisione, ha diradato i suoi impegni, lasciando riaffiorare lo sperimentalismo delle prime opere, soverchiato però dalla pratica della dovizia orchestrale. Da citare le musiche per Mr. Jones (1993) di Mike Figgis, The sunchaser (1996; Verso il sole) di Michael Cimino e I dreamed of Africa (2000; Sognando l'Africa) di Hugh Hudson.
Suo figlio, Jean-Michel Jarre, è un esponente del rock elettronico.
A. Lacombe, La musique du film, Paris 1979.
A. Lacombe, Des compositeurs pour l'image, Paris 1982.
D. Mangodt, In the shadow of Maurice Jarre, in "Soundtrack!" 1993, 45, pp. 4-8.
F. Karlin, Listening to movies, New York 1994.
V.J. Francillon, Film composers guide, Los Angeles 1996.
D. Mangodt, Maurice Jarre. Interview, in "Soundtrack!" 1996, 60, pp. 21-23.
H. Niogret, Maurice Jarre, entretien, in "Positif", 1998, 452, pp. 89-92.