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RAVEL, Maurice

di Guido Maria Gatti - Enciclopedia Italiana (1935)
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RAVEL, Maurice

Guido Maria Gatti

Compositore, nato a Ciboure, presso Saint-Jean-de-Luz (Bassi Pirenei) il 7 marzo 1875, di madre basca e di padre svizzero francese. I suoi primi maestri furono H. Ghis per il pianoforte e Ch. René per la teoria, e alla scuola di quest'ultimo dimostrò subito precoci e singolari attitudini alla creazione, componendo a quattordici anni delle Variazioni su di un corale di Schumann che già rivelavano, a detta del maestro, "l'aspirazione a un'arte ricercata, preziosa e quintessenziata". Nel 1889 s'iscrisse al conservatorio di Parigi dove frequentò successivamente le classi del De Bériot (pianoforte), del Pessard (armonia), del Gédalge (contrappunto) e di Gabriel Fauré (composizione). Durante questi anni scrisse delle liriche vocali da camera, una Sérénade grotesque per pianoforte e nel 1895 il Menuet antique, che doveva essere la sua prima opera pubblicata, e quella Habanera che figura nella suite per due pianoforti a quattro mani Les Sites auriculaires e, orchestrata, nella Rapsodie espagnole. L'esecuzione delle Sites auriculaires (1898) in un concerto della "Société Nationale", quella dell'ouverture Schéhérazade l'anno seguente e quella dei due Épigrammes de Marot nel 1900, non furono accolte benevolmente dal pubblico e dalla critica: il giovane musicista fu ritenuto come un pericoloso rivoluzionario dell'arte e questa fama non giovò certo a creargli un'atmosfera favorevole presso la commissione giudicatrice del "Prix de Rome", al quale concorse, senza fortuna, quattro volte, dal 1901 al 1905. L'insuccesso del 1905 suscitò alte proteste e vivaci discussioni, cui parteciparono compositori, critici e dilettanti che avevano avuto occasione di modificare il loro primo giudizio dopo l'esecuzione e la pubblicazione del Quartetto in fa. Da quel momento il R. si appartò completamente dalla vita musicale ufficiale, rifiutando sempre ogni invito a partecipare a commissioni, ad accettare cariche, e rinunziando a tutte le onorificenze. Si dedicò completamente alla composizione e solo negli ultimi anni ha accettato di presentarsi talora in pubblico come interprete di sue composizioni, al podio direttoriale o al pianoforte. Tuttavia la sua produzione non è molto copiosa; ogni opera reca il segno di una lunga maturazione, di un severissimo spirito di critica: la forma n'è sempre perfetta, la tecnica esemplare.

Per lungo tempo s'è pensato e parlato di Ravel come d'un seguace di Claude Debussy, mentre la poetica sua è forse tra le più lontane da quella impressionista. Unito con il Debussy nella ribellione contro la degenerazione del sentimento romantico, il R. giunge però a conseguenze più radicali: in fondo alla sensibilità debussyana si ritrova talora un leggiero sedimento del passato ottocentesco e negli atteggiamenti melodici qualche riflesso del languore massenetiano. Il R., al contrario, rompe deciso col passato recente, e si riallaccia senza esitazione al Settecento ed all'estetica razionalistica dei clavicembalisti. In Debussy si trovano preoccupazioni pittoriche o letterarie che fatalmente lo conducono fuori della via rigorosa segnata dal suo pensiero estetico: il R. è più rigido e sacrifica senza eccezioni ogni moto spontaneo della sua fantasia a una legge di armonia e chiarità classiche ch'egli s'è imposta. Il R. è, insomma, un "virtuoso" della forma come pochi ne annovera la storia della musica, un "illusionista geniale", come l'ha chiamato un suo allievo e apologeta, "maestro d'un paradiso artificiale, pieno di fanciulli, di fate, di animali teneri, di fantocci irrequieti, di orologiai senz'anima e d'orologi immortali" (Roland-Manuel, La Musique et la Danse, in Tableau du XXe Siècle, Parigi 1933); e come l'ha tratteggiato, ponendone in rilievo la fondamentale aridità sentimentale, Ildebrando Pizzetti (in Musicisti contemporanei, Milano 1914).

Il movimento cosiddetto neoclassico, nato, vissuto e morto nel decennio dopo la fine della guerra mondiale, lo esaltò, com'era naturale, mentre pose in disparte rispettosamente la figura del Debussy. Scherzi questi, della moda, passeggeri e senza conseguenze: mentre quel che v'è di genialmente estroso nella musica raveliana, nel giovanile Quartetto come nella matura bellissima musica del balletto Daphnis et Chloé, non si può ridurre nei limiti di un lavoro formalistico.

Opere principali. - Pianoforte: Pavane pour une infante défunte (1899), Jeux d'eau (1901), Miroirs (1905), Sonatina (1903-05), Gaspard de la Nuit (1908), Ma Mère l'Oye (1908), Valses nobles et sentimentales (1911), Le tombeau de Couperin (1914-17), Concerto per pianoforte e orchestra (1931), Concerto per pianoforte (sola mano sinistra) e orchestra (1932).

Canto: Shéhérazade (1903), Histoires naturelles (1906), Mélodies populaires grecques (1907), 3 Poèmes de Mallarmé (1914), a Mélodies hébraïques (1915), Chansons à Dulcinée, per baritono e orchestra.

Musica strumentale da camera: Quartetto in fa per archi (1902-03), Introduzione e Allegro per arpa con accompagnamento di quartetto d'archi, flauto e clarinetto (1906), Trio per pianoforte violino e cello (1915), Sonata per violino e cello (1922), Sonata per violino e pianoforte (1927).

Coro: 3 Chansons per voci miste (1916).

Orchestra: Rapsodie espagnole (1907), La valse (1920), Boléro (1928).

Teatro: L'heure espagnole, comm. mus. in un atto (Parigi 1911), Daphnis et Chloé, balletto (ivi 1912), L'enfant et les sortilèges, fantasia lirica (Montecarlo 1925).

Bibl.: Roland-Manuel, M. R. et son oeuvre, Parigi 1914: id., M. R. et son oeuvre dramatique, ivi 1928; G. Pannain, M. R., in Musicisti dei tempi nuovi, Torino 1932; C. Gray, M. R., in A Survey of contemporary Music, Londra 1924; M. R., numero speciale de la Revue musicale, 1° aprile 1925.

Vedi anche
bolero Danza popolare spagnola, forse d’origine araba, in misura 3/4 e in movimento moderato, con caratteristiche formule ritmiche diverse dall’uno all’altro ambiente etnico. Diffusasi nella seconda metà del 18° sec., venne rielaborata artisticamente da numerosi musicisti (per es., nel 19° sec., da F.D. Auber, ... Gabriel Fauré Fauré ‹foré›, Gabriel. - Musicista francese (Pamiers, Ariège, 1845 - Parigi 1924). Allievo di L. Niedermeyer e C. Saint-Saëns, fu poi organista a Rennes e a Parigi. Volontario di guerra nel 1870, al suo ritorno a Parigi insegnò alla scuola Niedermeyer; fu organista in molte chiese e maestro di cappella ... André Gédalge Gédalge ‹ˇʃedàlˇʃ›, André. - Musicista francese (Parigi 1856 - ivi 1926). Fu allievo di E. Guiraud, poi a sua volta professore di composizione nel conservatorio di Parigi. Compose musiche teatrali, sinfoniche e da camera. Furono suoi allievi M. Ravel, A. Bloch, A. Honegger, D. Milhaud. Il suo nome è ... stòria della mùsica mùsica, stòria della Disciplina che analizza la musica in senso cronologico, attraverso le epoche e le culture, con particolare riferimento alla musica colta occidentale. 1. Lineamenti di storia della musica 1.1 L’antichità e il Medioevo Grande rilievo ebbe la musica, storia della nell’antica Grecia. ...
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