Tourneur, Maurice (propr. Maurice Thomas)
Regista cinematografico francese, naturalizzato statunitense nel 1921, nato a Parigi il 2 febbraio 1873 e morto ivi il 4 agosto 1961. Nella sua opera la fotografia, che utilizza forti contrasti e ombre, ebbe un'importanza enorme come mezzo privilegiato per ottenere l'atmosfera dei luoghi di ambientazione delle storie, da quelli esotici a quelli metropolitani. Utilizzò l'illuminazione quasi in maniera espressionistica, insistendo soprattutto sui toni cupi per caratterizzare situazioni drammatiche e ricche di pathos. Dimostrò anche una notevole conoscenza del teatro di avanguardia dal quale derivò alcuni procedimenti scenici, come la scalinata senza fine di The blue bird (1918), in cui, servendosi di scenari oltremodo stilizzati, rese assai bene il mondo fantastico di un autore come M. Maeterlinck. Le qualità pittoriche dei suoi film ebbero una grande influenza sulla tecnica dei registi americani degli anni Venti.
Figlio di un commerciante, frequentò il Lycée Condorcet. Fu pittore scenografo e occasionalmente lavorò come aiutante nell'atelier di artisti quali Puvis de Chavannes e Auguste Rodin. Esordì in teatro come comparsa ed entrò in seguito all'Odéon dove dal 1900 fu direttore di scena con André Antoine, dal quale imparò i principi della regia. Fu poi alla Éclair, dove interpretò piccoli ruoli ed ebbe le sue prime esperienze di regia cinematografica. Nel 1914 partì per gli Stati Uniti per dirigere la succursale americana della Éclair a Fort Lee, vicino a New York. Allo scoppio della Prima guerra mondiale non tornò in Francia dove fu accusato di diserzione. Dalla Éclair passò alla World e poi alla Paramount Artcraft. Il successo a Hollywood arrivò nel 1915 con Trilby dal romanzo di G. Du Maurier, ambientato a Parigi, ricco di effetti fotografici ed estremamente curato nella composizione pittorica. Questa sua caratteristica si rivelò anche nei film successivi, di argomento e genere differenti: drammi di ambientazione esotica, commedie, polizieschi, riduzioni da testi teatrali. Nel poliziesco The hand of peril (1916), che racconta le peripezie di un agente segreto statunitense, divise lo schermo in modo da mostrare nello stesso tempo nove stanze in cui si svolgevano scene diverse. Al 1918 risalgono i suoi film più importanti: A doll's house, The blue bird e Prunella, tutti basati su pièces teatrali; Woman (L'eterna tentatrice) che, suddiviso in quattro episodi ambientati in epoche diverse, racconta l'incostanza femminile e risente fortemente l'influenza di Intolerance (1916) di David W. Griffith; Sporting life, ambientato in una Londra notturna dominata dalla nebbia e caratterizzato soprattutto dall'estrema cura posta nella scelta della fotografia e della composizione. Secondo G. Sadoul le ricerche di atmosfera e di illuminazione così raffinate potrebbero avere influenzato Griffith per il suo film Broken blossoms (1919).
Nel 1928 tornò in Francia dove girò L'équipage (Gli eroi dell'aria), mentre in Germania realizzò Das Schiff der verlorenen Menschen (1929; La nave degli uomini perduti), il suo ultimo film muto, ricordato perché mise in luce il talento di Marlene Dietrich. Il sonoro non lo trovò impreparato: risalgono a questo periodo il magniloquente e convenzionale Les deux orphelines (1932; Le due orfanelle), Volpone (1941; L'avventuriero di Venezia), con le magnifiche interpretazioni di Charles Dullin, Louis Jouvet e Harry Baur, La main du diable (1943; La mano del diavolo), ricco di colpi di scena e personaggi bizzarri diretti con grande maestria. Girò nel 1948 il suo ultimo film: il poliziesco Impasse des deux anges.
Il figlio Jacques seguì le orme del padre, dal quale apprese i primi rudimenti del mestiere.
H. Waldman, Maurice Tourneur: the life and films, Jefferson (NC) 2001, con ampia bibliografia.