Mauritania
Nel contesto politicamente instabile ed economicamente arretrato di un Paese ex colonia francese indipendente solo dal 1960, la cinematografia della M. si è sviluppata con grandi difficoltà. Si può dire sia rappresentata in buona parte solo da due registi: Med (propr. Mohamed Abid Medoun) Hondo e Abderrahmane Sissako. Attorno a loro il vuoto quasi totale, anche per la mancanza di un organismo per la promozione del cinema (l'Ufficio nazionale del cinema, sparito a metà degli anni Ottanta, e in seguito il Ministero dell'informazione non hanno garantito appoggi consistenti). Tra le poche eccezioni si annoverano i due registi Sidney Sokhona (Orphelins de Dieu, 1970; Nationalité: immigré, 1975; Safrana ou le droit à la parole, 1977) e Mohamed Ould Saleck (Faisons ensemble la patrie mauritanienne, 1976, la cui realizzazione precede di due anni la morte del suo autore), attivi nel corso degli anni Settanta.
Med Hondo dopo gli studi in Marocco si trasferì nel 1958 in Francia, dove seguì alcuni corsi di arte drammatica. Esordì alla fine degli anni Sessanta e fin dall'inizio qualificò il suo cinema come produzione febbrile e nervosa, dalla quale sprigiona un forte senso di militanza politica. Il primo lungometraggio del regista, Soleil Ô (1969), prodotto dalla sua società di produzione con base a Parigi, che affronta il tema della presa di coscienza di un immigrato africano in Occidente, risulta già emblematico di uno sguardo non omologato al cinema occidentale. Altri suoi lavori, sempre nel segno della ricerca e riacquisizione di un'identità infranta, sono Les Bicots-Nègres, vos voisins (1974), che racconta le difficoltà degli emigrati africani in Francia e il loro senso di sradicamento culturale; West Indies ou les nègres marrons de la liberté (1979); lo storico Sarraounia (1986), ambientato nell'Ottocento al tempo delle rivolte contro la colonizzazione. Dopo una breve parentesi rappresentata dal thriller Lumière noire (1994), Hondo è tornato al tema del razzismo con Watani: un monde sans mal (1997), girato in video, alternando bianco e nero e colore.
Particolarmente attivo negli anni Novanta è stato il giovane Sissako, che deve la sua formazione cinematografica agli studi effettuati a Mosca (1983-1985). La sua cifra stilistica è racchiusa nel racconto in forma di diario, intervallato da brevi schegge, tra finzione e documentario, in cui predomina il sentimento di lontananza dal luogo d'origine. I titoli fondamentali della sua filmografia sono: Igra, noto come Le jeu (1990), girato nel deserto del Turkmenistan, che attraverso le immagini di alcuni bambini intenti a giocare alla guerra evoca un conflitto reale tenuto fuori campo; Octobre (1993) e Sabriya (1997), immersi nella solitudine dei sentimenti; Rostov-Luanda (1997) e La vie sur terre (1998), viaggi nel mondo esterno e nell'interiorità tra Europa e Africa; e infine Hérémakono ‒ En attendant le bonheur (2002), sulla quotidianità di un villaggio nel cuore del deserto, resa con i toni di un realismo magico.
Mauritanie, in L'association des trois mondes, Dictionnaire du cinéma africain, 1° vol., Paris 1991, ad vocem; R. Armes, Cinema in the Maghreb, in Companion Encyclopedia of Middle Eastern and North Africa, ed. O. Leaman, London-New York 2001, pp. 512-14; G. Gariazzo, Breve storia del cinema africano, Torino 2001, pp. 52-55.