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MAURIZIO

di Herbert John FLEURE - Camillo MANFRONI - Giuseppe COLOSI - Enciclopedia Italiana (1934)
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MAURIZIO (Mauritius; A. T., 105-106 e 107-108)

Herbert John FLEURE
Camillo MANFRONI
Giuseppe COLOSI

Isola dell'Oceano Indiano, posta tra 57° 18′ e 57° 49′ long. E., e 19° 58′ e 20° 32′ lat. S., a 880 km. a E. di Madagascar e a quasi 3700 km. dal Capo di Buona Speranza. L'isola, prevalentemente collinosa ha quasi la forma di un'ellissi con l'estremità nord, pianeggiante, più aguzza. Ia superficie è di 1843 kmq.; la lunghezza massima, da NNE. a SSO., è di circa 58 km. e la massima larghezza di circa 37 km. La costa si sviluppa per quasi 210 km. ed è circondata da scogliere coralline che ostacolano l'entrata nei porti. Attualmente alcune di queste scogliere si trovano, nel nord dell'isola, circa 4 m. sopra il livello del mare e nel sud si sollevano a più di 12 m., dimostrando così un sollevamento abbastanza recente.

Sembra che l'isola Maurizio fosse nota ai naviganti arabi nell'epoca della loro attività lungo le coste africane, circa il sec. X, e potrebbe anche essere stata visitata dai Malesi; ma pare che fosse disabitata quando il navigatore portoghese Mascarenhas la scoprì nel 1505. Né lui né altri Portoghesi si stabilirono nell'isola.

Nel 1598 l'ammiraglio olandese van dcr Neck s'impossessò dell'isola, piantandovi la bandiera delle Sette Provincie Unite, e dandole il nome di Mauritius, in onore del principe d'Orange che allora aveva l'ufficio di statolder. Nei primi anni l'occupazione fu più nominale che reale; ma nel 1638, quando il gernerale Goyer vi costruì un forte, presso a poco ove oggi sorge Mahé (Mahébourg; costa sud-est) s'iniziò una vera colonizzazione, perché vi furono trasportati dall'Olanda alcuni coltivatori. Ma, o perché mal diretti, o perché sfortunati, i loro tentativi fallirono, ond'è che nel 1710 i loro discendenti abbandonarono l'isola, dopo avere distrutto tutte le opere, incendiato le case e le colture, e lasciati liberi gli schiavi negri che vi avevano trasportati dall'Africa. Nel 1712 comparvero sulle coste di Mauritius i Francesi della Compagnia delle Indie Orientali, che intrapresero una nuova opera di colonizzazione, già iniziata nell'isola di Bourbon da un gruppo di Francesi espulsi dal Madagascar. L'isola ebbe allora il nome di Île de France. Fra i governatori dell'isola tiene il primo posto per attività ed energia Mahé de la Bourdonnais (1735-1746), che diede alla colonia un indirizzo più rispondente ai suoi veri bisogni. Ma per dissensi col governatore generale della Compagnia delle Indie, Dupleix, a proposito dell'occupazione di Madras, il Mahé fu revocato e imprigionato. Nel 1767 il ministro francese conte di Choiseul abolì la Compagnia e pose l'Île de France sotto il diretto governo della corona. Allora, specialmente per opera del governatore Poivre, l'isola divenne un grande centro di attività agricola, per l'estensione data alla coltivazione di derrate coloniali (cannella, noce moscata, vaniglia, ecc.). Poco soffrì la colonizzazione a causa dell'abolizione della schiavitù votata dai rivoluzionarî francesi: perché i coloni si rifiutarono di obbedire ai decreti della Convenzione e scacciarono i commissarî da essa inviati per fare eseguire gli ordini.

Il primo console inviò all'Île de France come governatore il generale Decaen, che per parecchi anni governò saggiamente le Mascarene; l'isola durante i primi anni dell'impero cambiò ancora una volta il nome, e fu detta Bonaparte. Ma gl'Inglesi, dopo avere occupato Bourbon, ribattezzata Réunion, bloccarono l'isola Bonaparte e dopo una sanguinosa battaglia navale presso Mahé (agosto 1810) costrinsero i Francesi a capitolare, e presero stabile dimora nell'isola. Alla pace, mentre Réunion fu restituita alla Francia, l'Inghilterra pretese la definitiva cessione dell'isola, che riprese il nome di Mauritius e diventò colonia della corona. Nel 1845 vi fu abolita la schiavitù.

Morfologia. - L'isola è d'origine vulcanica e costituita in gran parte di picchi di basalto molto consumati, con caverne, gole e precipizî, con brecce e lave doleritiche specialmente nelle pianure. Vi sono poche rocce metamorfiche e sedimentarie che in taluni casi raggiungono i 500 m. s. m. Il centro dell'isola ha due catene montuose: una settentrionale e una meridionale, entrambe orientate più o meno da E. a O. Alla catena settentrionale appartengono il Mont Pouce (m. 807) alle spalle di Port-Louis e, più a oriente, il Monte Pieter Both (m. 815); la catena meridionale è detta Montagne des Bambous. Tra le due catene si trovano a oriente il distretto collinoso di Flacq e a occidente l'altipiano di Moka (360 m. s. m.) dominato dal Piton du Milieu (m. 583). A ovest dell'altipiano di Moka e con altezza approssimativamente uguale, si trova il distretto di Plaines Wilhelms, oltre il quale, a SO., si trova il distretto di Rivière Noire con la più elevata altura dell'isola: il Piton de la Rivière Noire (m. 826). I fiumi hanno carattere torrentizio nella stagione delle piogge e sono quasi asciutti nelle altre stagioni. Vi sono anche alcuni laghetti.

Clima. - Da aprile a novembre il clima è relativamente fresco e asciutto; da dicembre ad aprile si estende invece il periodo estivo, caldo e piovoso, con temperature che superano spesso i 35° e raggiungono i 27°, anche nelle regioni interne più elevate. Sembra che a Port-Louis la temperatura annua minima sia di circa 26°. La parte sud-orientale dell'isola è battuta da venti periodici che in questa zona dell'oceano dànno luogo a frequenti cicloni durante l'estate e determinano piovosità che in marzo giungono fino a 300 mm. In questa parte dell'isola le precipitazioni annue raggiungono i 3600 mm., mentre la parte occidentale ne riceve in taluni luoghi meno di 800 mm.

Fauna e flora. - L'Isola Maurizio è assai interessante dal punto di vista faunistico, non tanto per gli scarsi elementi che attualmente possiede, quanto per i rappresentanti di gruppi di recente estinzione. Pochissimi sono i Mammiferi: se si toglie un insettivoro (Centetes) e un lemure forse importato da Madagascar, non rimangono che i topi e i pipistrelli. Tra gli Uccelli estinti il più noto è il Dodo o Dido (Didus ineptus) incapace di volare, affine ai colombi, e il cui ultimo rinvenimento risale al 1691. Maurizio ha in comune con Riunione un genere di passeracei (Oxygnatus); vi abitano una particolare specie di rondine, qualche rondone e altri passeracei. I colombi del genere Alectroenas vi si sono estinti nel secolo XIX, mentre sopravvivono altrove. I pappagalli sono rappresentati dal genere Palaeornis assai diffuso in altre regioni. I Rettili sono in numero mediocre: non mancano i gechi e i camaleonti. Un tempo a Maurizio vivevano testuggini terrestri di dimensioni gigantesche, ma ormai queste forme sono anch'esse estinte. Solo alcune rane rappresentano gli Anfibî. In complesso tutta la fauna di Maurizio si dimostra in continuo impoverimento. All'estinzione delle specie inette, che potevano sussistere nell'equilibrio biologico costituitosi nell'isolamento geografico, hanno contribuito non poco l'uomo e gli animali predaci da questo introdotti.

Il mondo vegetale dell'isola mostra notevoli affinità con quello del vicino Madagascar: Euforbiacee, Sapindacee, Ericacee, Rubiacee, Malvacee, Buttneriacee, alcuni Pandanus e poche specie di palme. L'Acacia heterophylla ricorda la flora australiana; alcune altre piante appartengono alla flora africana. Le foreste che una volta coprivano l'isola sono state in gran parte distrutte per fare luogo a piantagioni di canna da zucchero. Il cosiddetto albero del viaggiatore (Ravenala madagascariensis) è un superstite delle foreste primitive. Importante è l'ebano (Diospyros ebeneum) e il bambù abbonda. Sono state introdotte palme da cocco e da datteri, numerose piante da frutto e ortaggi.

Popolazione e città principali. - Nel 1932 la popolazione era di 400.904 ab., di cui circa 54.000 residenti a Port-Louis. Queste cifre indicano un ingente aumento nell'ultimo secolo, da quando cioè, nel 1834, cominciarono ad arrivare nell'isola i coolies indiani per lavorare nelle piantagioni di canna da zucchero, in sostituzione degli schiavi del periodo anteriore. Nel 1851 vi erano nell'isola 77.996 Indiani, che nel 1861 erano saliti a 192.634, nel'1881 a 248.993, nel 1901 a 259.086 e nel 1921 a 265.884. Di essi, forse tre quarti erano nati nell'isola. Anche il numero delle femmine indiane si è accresciuto costantemente, ma esse sono ancora inferiori numericamente ai maschi, probabilmente nella proporzione di 4 a 5; del resto, la media delle nascite tra gl'Indiani è del 29,2 per mille, mentre per la popolazione non indiana è del 37,3 per mille. Nel 1921 i Cinesi erano in numero di 6820. La popolazione comprende anche Africani, Malgasci e Creoli, spesso discendenti di schiavi; ma molti di questi sono emigrati nell'Africa del sud e tra essi i Creoli hanno, in molti casi, venduto le loro piantagioni a Indiani o Cinesi o Malesi. Tutti gli elementi non indiani della popolazione contano, insieme, circa 100.000 individui. La densità raggiunge la notevole cifra di 214 ab. per kmq. A prescindere dai funzionarî, il numero degl'individui di pura origine europea è piccolo. Degli abitanti, circa 3400 sono protestanti e in essi è compresa una parte dell'elemento europeo; circa 117.000 sono cattolici e questa cifra comprende la gran maggioranza della popolazione non indiana. Gli elementi indiani conservano in gran parte le religioni d'origine: indù o maomettana. La media della mortalità è del 35 per mille, sicché l'aumento naturale della popolazione è lento. Come conseguenza del fatto che la prima colonizzazione dell'isola si svolse per opera dei Francesi, il francese si è conservato come lingua generale d'uso, sebbene oggi sia parlato anche l'inglese.

Port-Louis, la capitale, ha un buon porto con fondali profondi e disimpegna quasi tutto il commercio esterno dell'isola. La città possiede un palazzo del governo, cattedrale cattolica e cattedrale protestante e riunisce la maggior parte degl'istituti pubblici. Le alte colline che la dominano da presso rendono la città calda e insalubre e quegli Europei che possono farlo abitano nelle zone più elevate dell'interno, segnatamente a Curepipe (18.000 ab.).

Condizioni economiche. - Il suolo fertile dell'isola, costituito da argilla rossa, ha incoraggiato un vasto sviluppo nella coltura della canna da zucchero, dal periodo francese in poi. Nel 1933 lo zucchero di canna formava più del 95% delle esportazioni dell'isola. Altri articoli, sebbene d'importanza assai minore, sono il rum e la molassa. Si esportano altresì fibre d'aloe in Francia e in Inghilterra, la quale assorbe la maggior parte dello zucchero di canna. S'importa il grano, il riso dall'India, e la carne dal Madagascar, dall'Africa del sud e dall'Australia. La vita economica dell'isola ha ricevuto un duro colpo dalla caduta mondiale dei prezzi dopo il 1929. Le esportazioni del 1930 resero all'isola solo 163 milioni di lire circa, contro 322 milioni dell'anno precedente. Nel 1930 l'Inghilterra assorbì più del 93% dei prodotti esportati, tra cui, naturalmente, principale lo zucchero. Nel 1929 l'isola importò per un valore di 284 milioni di lire che lasciarono attiva la bilancia commerciale; ma nel 1930, sebbene fossero ridotte a 244 milioni, le importazioni superarono largamente le esportazioni. Tra queste importazioni l'Inghilterra figurava per poco meno di 41 milioni di lire, sicché la bilancia commerciale tra Inghilterra e isola Maurizio fu favorevole all'isola. A compensare questa situazione sta tuttavia il fatto che, fino a tempi recenti, quasi i tre quarti del naviglio entrato nei porti di Maurizio era di bandiera inglese; in tal modo gli utili dei trasporti sono andati a vantaggio dell'Inghilterra. Toccano Maurizio i piroscafi delle società Union Castle e British India; quelli delle Messageries Maritimes collegano l'isola con Marsiglia. Vi sono anche comunicazioni con le isole di Ceylon, della Riunione e di Madagascar, con Natal e con Città del Capo.

Comunicazioni. - La principale linea ferroviaria, lunga 58 km., parte da Port-Louis e si dirige verso SE., lungo l'orlo dei Plaines Wilhelms, fino a Mahé. Vi sono 192 km. di strade ferrate ordinarie e circa 38 km. di linee a scartamento ridotto. Tutte le ferrovie sono di proprietà del governo; il trasporto dello zucchero al porto d'imbarco viene effettuato per mezzo di tramvie.

Nel 1930 il debito pubblico dell'isola ammontava a circa 228 milioni di lire ed è stato aumentato soprattutto per opere pubbliche, quali le ferrovie. Per queste ultime, tuttavia, le spese di gestione superarono, nel detto anno, gl'introiti.

Ordinamento. - All'inizio del periodo inglese, il governo fu interamente nelle mani d'un governatore mandato dall'Inghilterra; ma nel 1832 cominciò a funzionare un consiglio legislativo, in parte d'ufficio e in parte nominato. Dal 1913 sono entrati a far parte dell'amministrazione un consiglio esecutivo che assiste il governatore ed è composto di membri la cui nomina dev'essere approvata da Londra; e un consiglio di governo nel quale otto persone sono membri d'ufficio, nove sono nominate dal governatore e dieci sono elette dal popolo. Il gran numero d'Indiani e l'importanza delle relazioni con l'India hanno fatto adottare nell'isola la valuta indiana (rupie). L'isola Maurizio ha giurisdizione amministrativa sopra alcune piccole isole, quali Rodriguez, situata 600 km. a E., isola d'origine vulcanica, con una superficie di 109 kmq. e una popolazione che nel 1932 era stimata di 8403 ab. Questa popolazione è composta in maggioranza di discendenti di schiavi ed esporta pesce salato. Dipende da Maurizio anche l'arcipelago delle Chagos (v.), situato da 400 a 2000 km. di distanza da Maurizio, con una popolazione complessiva stimata a 1810 ab.

Bibl.: P. de Sornay, Contribution à l'étude des sols de Maurice, Parigi 1908; A. Baehr, Zur Landeskunde der Insel Mauritius, Vienna 1912; A. Walter, The Sugar Industry of Mauritius, Humphreys 1910; P. de Sornay, La canne à sucre à l'île Maurice, Parigi 1920; P. Caubet, La canne à sucre á l'île Maurice, in Ann. de Géogr., XLII (1933), pp. 516-528; Fleming, Mauritius or the Isle de France, Londra 1862; S. B. De Burgh-Edwards, The History of Mauritius, Londra 1922; V. Piquet, Hist. des colonies françaises, Parigi 1931.

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