CODUCCI (de Codusis), Mauro (Moro)
Figlio di Martino. Architetto e lapicida. Nei documenti è detto anche Moretto da Bergamo, e più precisamente da Lenna (de Lentina) in Val Brembana, dove nacque intorno al 1440. Morì nel 1504. Dopo aver forse operato anche in Romagna, il C. appare per la prima volta sicuramente a Venezia nel 1468, ideatore ed esecutore della prima fabbrica religiosa del Rinascimento veneziano: San Michele in isola, condotta già a buon punto circa il 1479. Incaricato di erigere nel 1482 il campanile di San Pietro di Castello, lo ultimava fra il 1488 e il 1490; nominato nel 1483 protomaestro di San Zaccaria, egli attendeva al compimento della costruzione iriterna e ne costruiva la facciata, che già si elevava compiuta prima del 1500, esempio fra i più solenni e cospicui dell'architettura del Rinascimento a Venezia. Eletto dai confratelli della Scuola di S. Marco "proto" della nuova loro sede a San Zanipolo, dopo esser stato chiamato nel 1490 con Antonio Rizzo a stimare i lavori fino allora compiuti dai Lombardo, egli ne completava la costruzione del prospetto, specie del coronamento, a ritmo curvilineo, e dell'interno, e vi costruiva, addossato a una delle pareti perimetrali, lo stupendo scalone, poi demolito: sulla traccia del quale, poco dopo, ideava per la Scuola grande di S. Giovanni Evangelista, iniziandola nel 1498, la scalea a due rampe. Intanto attendeva alla costruzione delle chiese di Santa Maria Formosa, iniziata nel 1492, e di S. Giovanni Crisostomo, cominciata circa il 1497; entrambe quasi terminate al tempo dell'improvvisa morte del coducci.
In Santa Maria della Carità, nel 1807 tutta alterata nell'interno, sono attribuiti al C. la cappella del Salvatore, e il grandioso monumento funebre dei dogi Marco e Agostino Barbarigo, di cui si conservano poche sculture, fra le molte che lo ornavano.
Mentre l'attività del C. nell'edilizia religiosa poté trovare nei documenti sicura conferma, la sua operosità di architetto civile poté solo essere riconosciuta in base all'esame stilistico. Palazzo Zorzi al ponte di San Severo può ritenersi opera del C., come pure il delizioso palazzetto eretto per i Corner, ora di proprietà Salom, nella Corte dell'albero sul Canal Grande. La stessa ideazione e struttura architettonica, resa più possente e imponente, riappare, nel palazzo eretto sul Canal Grande a San Marcuola per Andrea Loredan (poi dei Vendramin-Calergi, ora proprietà del duca della Grazia), palazzo presumibilmente ultimato dopo la morte del maestro. Infine con notevole probabilità è assegnata al C. la Torre dell'Orologio in Piazza San Marco, nella cui erezione, fra il 1496 e il 1497, egli poté avere a collaboratore Bartolomeo Bon.
Maggior rappresentante del Rinascimento architettonico a Venezia, creò nella facciata di San Michele in Isola, ispirata alla concezione classica albertiana del tempio malatestiano di Rimini, quel tipo di prospetto architettonico a coronamento curvilineo tanto spesso seguito e sviluppato fino alla conclusione più grandiosa della facciata di San Zaccaria. Abbandonato gradatamente il decoro ornamentale e pittorico di origine lombarda, egli, tempra di grande costruttore, diede alle sue costruzioni più mature maggior saldezza di ritmo, ampiezza di curve e slancio sicuro di linee.
E fu così profonda l'impronta che egli lasciò, che l'arte sua continuò attraverso l'opera dei seguaci, fino a che le nuove tendenze di una più diretta ispirazione romana non giunsero a iniziare anche a Venezia il periodo classicheggiante.
V. tavv. CXXXV e CXXXVI.
Bibl.: T. Temanza, Vite dei più celebri architetti e scultori veneziani del sec. XVI, Venezia 1778, pp. 93-97; G. A. Selva, Le fabbriche e i monumenti cospicui di Venezia, I, 1888, p. 188; P. Paoletti, L'architettura e la scultura del Rinascimento in Venezia, Venezia 1893, p. 163 segg.; id., in Thieme-Becker, Künstler-Lexikon, VII, Lipsia 1912; A. Venturi, Storia dell'arte italiana: VIII, ii, Milano 1924; G. Fogolari, in Archivio veneto tridentino, V (1924), pp. 90-91; G. Lorenzetti, Venezia e il suo estuario, Milano 1927.