ODDI, Mauro
ODDI, Mauro. ‒ Nacque nel 1639, presumibilmente a Parma; i nomi dei genitori sono ignoti e nulla si conosce della sua prima formazione, ricevuta con ogni probabilità in patria.
Sebbene non sia possibile fissare l’esatta cronologia degli eventi e trovare riscontri all’informazione, secondo quanto tramandano le fonti, a partire da Pellegrino Antonio Orlandi (1753), fu inviato a Roma presso Pietro Berrettini da Cortona su diretto interessamento dei Farnese e in particolare di Margherita de’ Medici, all’epoca già vedova di Odoardo I; taluni menzionano invece una Maria, che difficilmente, valutata la cronologia, potrebbe essere identificata con Maria d’Este, terza moglie di Ranuccio II, il principale committente di Oddi (Chierico, 1981, p. 28).
Rientrato a Parma dopo sei anni di permanenza a Roma (Orlandi, 1753), risulta effettivamente inserito nell’entourage ducale. Il primo incarico affidatogli fu la decorazione pittorica dell’appartamento nobile della residenza di Colorno (ibid.) di cui nulla rimane ma che dovette soddisfare Ranuccio II al punto da indurlo a nominarlo pittore e architetto di corte (Pellegri, 1981). Come si apprende dagli inventari degli arredi dell’edificio (Campori, 1870) fu autore di alcuni quadri per il palazzo del Giardino di Parma, soprattutto copie tratte da opere di grandi maestri, per la maggior parte non rintracciate, fra i quali il Bacco derivato dal dipinto di Annibale Carracci, conservato nel Museo di Capodimonte a Napoli (Leone de Castris - Utili, 1994). Fu inoltre coinvolto nella realizzazione dei dipinti dedicati alla celebrazione di esponenti illustri del casato ‒ il ciclo detto dei Fasti Farnesiani (1685-87) che Ranuccio II aveva voluto come ornamento del palazzo di Piacenza ‒ dipingendo forse la tela Alessandro Farnese ferito ad un braccio viene medicato, oggi nei Musei civici della città, altrimenti riferita a Giovanni Evangelista Draghi (Arisi, 1960, p. 316, n. 459; Il Museo civico di Piacenza, 1988, p. 51, n. 11). In base a quanto si evince dai documenti, nel 1691 fu anche attivo nella Cappella grande dello stesso edificio piacentino (Pagano, 1988).
Fu abile frescante e si candidò infatti per l’esecuzione dell’affresco sulla facciata del palazzo del Criminale a Parma rappresentante l’Incoronata di Piazza, poi eseguito da Giovanni Battista Merano (Fornari Schianchi, 1982). Tuttavia la sua attività pittorica – affrontata con consapevolezza storiografica se fu autore del testo, rimasto manoscritto, dal titolo Note della pittura di Parma (cfr. Fornari Schianchi, 1993, p. 55) – è documentata soprattutto da alcune tele di carattere religioso. Si ricorda in primo luogo quanto realizzato per i benedettini di Parma: la pala, siglata e datata 1674, con I ss. Vitale e Mauro attualmente conservata presso la parrocchiale di Pedrignano ma che proviene dal convento di S. Giovanni, dal quale la chiesa dipendeva, e il dipinto dedicato a Cristo nel tempio tra i dottori che, realizzato per la biblioteca dello stesso complesso, fu successivamente trasferito presso la chiesa abbaziale di S. Maria della Neve a Torrechiara; in collaborazione con l’intagliatore Lorenzo Aili per i benedettini aveva anche disegnato una croce da porre sull’altare maggiore della loro chiesa a Parma (Fornari Schianchi, 1982).
Al suo catalogo le fonti ascrivono inoltre un dipinto illustrante S. Teresa in estasi con la Beata Vergine, S. Giuseppe e angeli che sarebbe stato donato da Ranuccio II alla chiesa delle carmelitane di Modena ma poi sostituito con un quadro di Giambettino Cignaroli (Campori, 1855), nonché una serie di opere per chiese di Parma (S. Carlo che elargisce elemosine nella chiesa di S. Vitale; L’incontro di s. Carlo Borromeo con s. Filippo Neri nella chiesa di S. Giuseppe; La Purificazione nella chiesa di S. Croce, già documentata nella parrocchiale di S. Maria in borgo Taschieri e probabilmente proveniente dalla chiesa di S. Giacomo; cfr. Inventario degli oggetti d’arte, 1934, pp. 52, 65, 78) cui va aggiunta una Pietà destinata alla chiesa di S. Brigida di Piacenza (Scarabelli, 1841, p. 168).
Scarsamente documentata è anche la sua carriera d’architetto, i cui esordi sono ignoti. L’affrontò alla luce di un’indubbia preparazione teorica; secondo la testimonianza di Orlandi (1753) aveva infatti steso un trattato di architettura in due volumi che la morte gli impedì di dare alle stampe. A Parma si occupò della facciata della chiesa di S. Lucia, databile al 1692 (Pelicelli, 1931) e, a partire dal 1695, su incarico di Francesco Farnese, di una serie di interventi per la basilica di S. Maria della Steccata (Testi, 1922; S. Maria della Steccata a Parma, 1982; Mambriani, 2008), per il coronamento esterno della quale, riprendendo forse i suggerimenti contenuti in un vecchio modello, propose due soluzioni alternative, documentate in un disegno a lui attribuito, conservato presso il Canadian Centre for architecture di Montreal (inv. n. DR 1969:0013, Mambriani, 2008). La soluzione infine messa in opera nell’arco dei decenni successivi prevedeva due livelli d’intervento: il primo caratterizzato da una sequenza di statue di profeti, sibille e festoni posta all’altezza delle coperture dei bracci della chiesa e dall’impiego di grandi volute di raccordo; il secondo qualificato dal profilo piano di una balaustra che corre continua alla sommità, al di sotto della cupola, simulando una terrazza panoramica, sulla quale poggiano angeli e vasi decorativi.
A Oddi fu anche affidato il progetto per il nuovo altare principale della basilica, destinato a ospitare la venerata immagine della Madonna, del quale esiste un disegno, a lui attribuito, conservato nell’Archivio di Stato di Parma (Mappe e disegni, 65/182), che pure non sembra documentare la versione infine prescelta. Dell’altare fu realizzato un modello tridimensionale a grandezza naturale (Mambriani, 2008, p. 120) per meglio studiare l’impatto visivo della struttura sulle preesistenze ma la sua traduzione marmorea rimase incompiuta a causa della morte di Oddi e fu infine abbandonata a favore di nuove soluzioni. Priva di esiti rimase anche la proposta per un’ancona d’argento destinata al medesimo altare, del cui progetto Oddi era stato incaricato sempre nel 1695 (Testi, 1922, pp. 238 s.).
Contemporaneo all’inizio dei lavori per la Steccata (1695) fu il progetto ideato per il sepolcro del vescovo Tommaso Saladino all’interno della cappella di S. Agata nella cattedrale di Parma, poi eseguito dallo scultore Lorenzo Aili (Zanzucchi Castelli, 1960).
Sebbene le sue competenze siano maturate in circostanze ignote, fu attivo anche quale abile incisore, avvezzo alla tecnica del bulino e dell’acquaforte. Sono però poche le opere note certamente riconducibili a Oddi, firmate o siglate con il suo monogramma. Si segnalano l’acquaforte con Il Ratto d’Europa, tratta dal quadro di Agostino Carracci (da alcuni riferito ad Annibale) in collezione privata, e quella rappresentante L’Adorazione dei pastori, che, datata 1664, si direbbe derivata in controparte dall’analoga incisione di Giovanni Iacopo Caraglio del 1526 piuttosto che dal disegno originale del Parmigianino oggi alla Graphische Sammlung di Weimar; a queste incisioni vanno aggiunti alcuni fogli di dubbia attribuzione riferitigli nel tempo (Chierico, 1981, pp. 35 s.).
Abbastanza ben documentato è il suo operato, in qualità di solo disegnatore, in varie occasioni editoriali. Insieme alla pluriennale collaborazione intrattenuta con il Collegio dei Nobili di Parma nel corso dell’ottavo e del nono decennio del secolo, testimoniata dal disegno per lo stemma del duca Ranuccio II Farnese inserito nelle pubblicazioni annuali dell’istituzione e inciso da Veronica Fontana, si segnalano: il ritratto del medico della casa ducale Pompeo Sacco che, tradotto da Francesco Maria Francia, arricchisce l’opera Medicina theorico-practica (Parma 1685); l’antiporta del testo Marmora Felsinea di Carlo Cesare Malvasia (Bologna 1690), sempre realizzata in collaborazione con Francia; il disegno per l’incisione raffigurante il ritratto del vescovo Tommaso Saladino, inserito nell’opera Synopsis biblica, alias Diarium literatorum Parmense (Parma 1692) di cui questi era dedicatario; i disegni, tradotti da Nicholas Dorigny e Arnold van Westerhout, per il poema Bona espugnata (Parma 1694) scritto dal conte Vincenzo Piazza, con il quale Oddi dovette avere una certa consuetudine se gli dedicò un proprio libro di schizzi raffiguranti i ritratti di alcuni artefici suoi conterranei (Parma, Biblioteca Palatina, ms. 3706).
In qualche modo riconducibile alla sua attività d’incisore e dunque di disegnatore è anche il coinvolgimento nell’iniziativa editoriale che il padre filippino Sebastiano Resta avrebbe voluto dedicare a Correggio raccogliendo informazioni sulla sua figura e sul suo operato. Per l’occasione, poi rimasta lettera morta, Oddi avrebbe dovuto trarre copia delle opere del celebrato pittore, incluse le cupole parmensi, relativamente alle quali avrebbe dovuto adottare la tecnica di trasposizione grafica delle linee dalle superfici concave a quelle piane messa a punto da Ludovico Antonio David; in una missiva indirizzata nel 1703 da quest’ultimo a Ludovico Antonio Muratori veniamo a conoscenza non solo del coinvolgimento di Oddi nell’impresa di Resta ma anche del fatto che, in un’epoca non precisabile, aveva preso a Parma lezioni di geometria dallo stesso David (Campori, 1866).
Ad anni non definibili risale l’indiretta collaborazione con l’intagliatore Giuseppe Maria Moretti, al quale, secondo la testimonianza di Giovanni Pietro Zanotti (1739), occorse «d’intagliare moltissimi legni per uno stampatore di Parma, che gli furono mandati già disegnati da Mauro Oddi». Non è noto se con la serie, a proposito della quale non si sa altro, avesse qualche attinenza il legno recante intagliata una Crocifissione siglata dal monogramma di Oddi che Luigi Malaspina (1824) segnalava nella propria collezione.
Tutta da indagare è la corposa produzione medaglistica a cui Oddi si sarebbe applicato, secondo Orlandi (1753), nell’arco di soli tre anni, fornendo i disegni per circa 2000 esemplari destinati galleria Ducale del palazzo Farnese di Parma.
Morì a Parma il 22 febbraio 1702.
Fonti e Bibl.: Parma, Biblioteca della Soprintendenza per il patrimonio storico, artistico e demoantropologico di Parma e Piacenza, ms. 105: E. Scarabelli Zunti, Documenti e memorie di belle arti parmigiane (fine XIX secolo), VI, cc. 204-208; G. Zanotti, Storia dell’Accademia Clementina di Bologna, II, Bologna 1739, p. 17; P.A. Orlandi, Abecedario pittorico, Venezia 1753, p. 375; G. Gori Gandellini, Notizie istoriche degl’intagliatori…, II, Siena 1771, pp. 311, 339, 363; C. Ruta, Guida ed esatta notizia a’ forastieri delle più eccellenti pitture che sono in molte chiese della città di Parma, Milano 1780, pp. 50, 71; I. Affò, Memorie degli scrittori e letterati parmigiani, V, Parma 1797, p. 273; F. Malpé, Notices sur les graveurs qui nous ont laissé des estampes marquées de monogrammes, chiffres, rébus, lettres initiales, II, Besançon 1808, pp. 96 s.; L. Lanzi, Storia pittorica della Italia (1795-96), Bassano 1818, IV, p. 110; A. Bartsch, Le peintre-graveur, XXI, Wien 1821, pp. 212 s.; L. Malaspina, Catalogo di una raccolta di stampe antiche, IV, Milano 1824, pp. 335 s.; S. Ticozzi, Dizionario degli architetti, scultori, pittori, III, Milano 1832, p. 63; G.K. Nagler, Die Monogrammisten, IV, München-Leipzig 1839, p. 645, n. 2033; F. De Boni, Biografia degli artisti…, Venezia 1840, p. 716; L. Scarabelli, Guida ai monumenti storici ed artistici della città di Piacenza, Lodi 1841, pp. 15, 168; G. Campori, Gli artisti italiani e stranieri negli Stati estensi, Modena 1855, p. 336; Id., Lettere artistiche inedite, Modena 1866, p. 521; Id., Raccolta di cataloghi ed inventarii inediti…, Modena 1870, pp. 272 s., 278, 282, 506; N. Pelicelli, Guida storica, artistica e monumentale della città di Parma, Parma 1906, pp. 67, 170, 176, 217; G. Boffito, Frontespizi incisi nel libro italiano del Seicento, Firenze 1922, pp. 97, 126; L. Testi, S. Maria della Steccata in Parma, Firenze 1922, pp. 90 s., 238 s.; N. Pelicelli, in U. Thieme - F. Becker, Kunstlerlexikon, XXV, Leipzig 1931, p. 559; Inventario degli oggetti d’arte d’Italia, III, Provincia di Parma, Roma 1934, pp. 52, 65, 78, 110; F. Arisi, Il Museo civico di Piacenza, Piacenza 1960, p. 316, n. 459; M. Zanzucchi Castelli, M. O., pittore, incisore e architetto, in Gazzetta di Parma, 27 marzo 1960, p. 9; P. Martini - G. Capacchi, L’arte dell’incisione in Parma, Parma 1969, p. 36; Catalogo generale della raccolta di stampe antiche della Pinacoteca nazionale di Bologna. Gabinetto delle stampe, III, Incisori bolognesi ed emiliani del sec. XVIII, a cura di G. Gaeta Bertelà - S. Ferrara, Bologna 1974, p. 501; M.T. Chierico, M. O., un parmense dimenticato, in Parma nell’arte, XIII (1981), 2, pp. 27-42; M. Pellegri, Colorno: Villa ducale, Parma 1981, p. 39; L. Fornari Schianchi, M. O., I ss. Vitale e Mauro e oranti, in La Regola e l’arte. Opere d’arte restaurate da complessi benedettini (catal., Ferrara), Bologna 1982, p. 147; S. Maria della Steccata a Parma, a cura di B. Adorni, Parma 1982, pp. 77 s., 80; D.M. Pagano, I «fasti farnesiani» da Piacenza a Napoli, in Fasti farnesiani. Un restauro al Museo archeologico di Napoli, Napoli 1988, p. 47; Il Museo civico di Piacenza in Palazzo Farnese, a cura di S. Pronti, Piacenza 1988, p. 51, n. 11; L. Fornari Schianchi, Pittori e opere del Seicento a Parma: qualche esempio significativo, in La pittura in Emilia e in Romagna: il Seicento, a cura di J. Bentini - L. Fornari Schianchi, II, Milano 1993, pp. 55, 61, 74, 153, 167; P. Leone de Castris - M. Utili, La Scuola emiliana: i dipinti delXVI e XVII secolo, in La collezione Farnese. La scuola emiliana: i dipinti, i disegni, Napoli 1994, p. 142; R. Lasagni, Dizionario biografico dei parmigiani, Parma 1999, III, pp. 676 s.; Parmigianino tradotto: la fortuna di Francesco Mazzola nelle stampe di riproduzione fra il Cinquecento e l’Ottocento, a cura di M. Mussini - G.M. De Rubeis, Cinisello Balsamo 2003, pp. 64 s.; C. Mambriani, Da tempio civico a chiesa magistrale: la nuova Steccata costantiniana, in S. Maria della Steccata a Parma, a cura di B. Adorni, Milano 2008, pp. 117-121.