MAWLÀ
. Il vocabolo arabo mawlà, al plurale mawālī, ha parecchi significati, fra i quali: a) signore, padrone; b) patrono dei suoi schiavi emancipati; c) liberto, schiavo emancipato; d) cliente nel senso romano, quando al patrono individuale si sostituisca una tribù araba. I mawālī nel senso d) hanno una grande importanza nella storia politica e sociale dell'islamismo nella seconda metà del I e nella prima del sec. II dell'ègira, quando i nuovi convertiti di razza non araba non acquistavano la pienezza dei loro diritti, se non affiliandosi quali clienti a una delle tribù arabe conquistatrici (v. arabi, III, p. 830-831). Nei sensi b) e c) si stabiliscono fra i due alcuni rapporti giuridici, anche in materia di successioni, per i quali sono da consultare i trattati di diritto musulmano.
Nel senso a) il vocabolo mawlà, unito con suffissi pronominali o trasformato in forma aggettivale (mawlawī), ha parecchie applicazioni tecniche: col suffisso pronominale di prima persona singolare (mawlāya o, nel dialetto marocchino, mūlāy, mio signore), è il titolo con cui al Marocco ci si rivolge a uno sceriffo o discendente da Fāṭimah figlia di Maometto, sia esso un santo o no (per i santi non sceriffi si usa sīdī), cosicché esso viene costantemente preposto al nome dei sovrani delle dinastie sceriffiane idrīsīta (778-985), saidiana (1544-1658) e fīlālī (1664 e sino a oggi). Con il suffisso pronominale della prima persona plurale (mawlānā "nostro signore") oppure nella forma aggettivale mawlawī (scritta spesso maulvi dagl'Inglesi) si prepone nell'India al nome proprio per indicare che la persona è un teologo musulmano, uno studioso versato nelle discipline religiose islamiche. Il vocabolo semplice, trasformato in mullā (ingl. mollah) nell'India e nell'Afghānistān, in munlā o mollā nelle lingue turche, significa in quei paesi un cultore di studî religiosi musulmani.