Scrittore svizzero tedesco (Zurigo 1911 - ivi 1991), fra i più noti e importanti del secondo dopoguerra. Molto attento alle problematiche dell'uomo contemporaneo, raggiunse i migliori risultati nei romanzi Stiller (1954) e Homo Faber (1957). Molto ricca anche la sua produzione teatrale.
Studiò architettura, e cominciò anche a esercitare la relativa professione; ma intanto si volgeva anche alla letteratura, esigendo tanto un impegno che si riprometta di aggredire il mondo, quanto un'attenzione che sia vigile a ogni suo processo. Dopo i romanzi Jürg Reinhart (1934) e J'adore ce qui me brûle oder die Schwierigen (1943) e il racconto Bin oder die Reise nach Peking (1945), coi romanzi Stiller (1954) e Homo Faber (1957) raggiunse, quale narratore, una compiutezza e compostezza di disegno, in parte confermata dal successivo romanzo Mein Name sei Gantenbein (1964). Nei successivi, in parte autobiografici, Montauk (1975), Der Mensch erscheint im Holozän (1979) e Blaubart (1982), il moralismo dell'autore, alla ricerca della vera identità dell'uomo, trova nuova linfa e nuovi canali espressivi. Più copiosa l'attività teatrale, in cui F. conferma la sua propensione alla diagnosi psicologico-morale priva di una sua terapia, con vicende insieme significative e irreali come autentiche parabole. Da ricordare: Nun singen sie wieder (1945), Die Chinesische Mauer (1946), Als der Krieg zu Ende war (1949), Graf Oederland (1951), Don Juan oder Die Liebe zur Geometrie (1953), Herr Biedermann und die Brandstifter (1958), Andorra (1961), Biographie (1967), Wilhelm Tell für die Schule (1971), Triptychon (1978). Istruttive per comprendere moventi e prospettive dell'autore le opere di impianto diaristico: Tagebuch 1946-1949 (1950); Tagebuch 1966-1971 (1972); Dienstbüchlein (1974).