Horkheimer, Max
Filosofo e sociologo tedesco (Stoccarda 1895 - Norimberga 1973). Dal 1930 fu prof. di filosofia sociale all’univ. di Francoforte, dal 1931 direttore dell’Institut für Sozialforschung, nel quale collaboravano Adorno, Marcuse, Benjamin, Grossmann, ecc. Nel 1934 emigrò negli Stati Uniti, dove fu trasferito anche l’Istituto. Nel 1949 ritornò in Germania, a Francoforte, dove riprese l’insegnamento universitario e l’attività nell’Istituto. La personalità di H., come quella di Adorno (➔), è strettamente connessa alle vicende dell’Institut für Sozialforschung, il quale, promuovendo ricerche individuali e collettive, si proponeva di mantenere un atteggiamento critico nei confronti della cultura e della scienza e di definire una proposta politica per una riorganizzazione razionale della società. La «teoria critica» – così H. definiva la propria concezione – ha il compito di denunciare la separazione tra individuo e società, separazione prodotta dalla divisione del lavoro e di classe e dall’economia di scambio proprie del capitalismo. L’obiettivo da raggiungere è una società senza sfruttamento. Lo strumento metodologico di cui H. si serve nelle sue ricerche è il concetto hegeliano-marxiano di totalità: la ricerca sociale è «la teoria della società contemporanea come tutto». Perciò H. respinge la settorializzazione della ricerca sociale e la divisione in compartimenti stagni tipica della sociologia specializzata (economia, diritto, psicologia, ecc.). La società deve essere studiata come un tutto unitario, che ha una sua oggettiva struttura dinamica. A questa impostazione di ispirazione marxista H. aggiunge un’esigenza nuova: quella di chiarire le mediazioni psichiche tra fatti economici e fatti culturali; i fattori economici sono sì primari, ma si deve chiarire la loro elaborazione o traduzione psicologica. La psicologia dovrà scoprire i fattori psichici profondi con i quali l’economia determina gli uomini: essa sarà psicologia dell’inconscio. Di qui la grande apertura di H., e della Scuola di Francoforte (➔) in genere, alla psicoanalisi e alle psicologie del profondo, e la loro utilizzazione ai fini della ricerca sociale. Opere principali: Anfänge der bürgerlichen Geschichtsphilosophie (1930; trad. it. Gli inizi della filosofia borghese della storia); Die gegenwärtige Lage der Sozialphilosophie (1931); Studien über Autorität und Familie (1936, in collab.; trad. it. Studi sull’autorità e sulla famiglia); Traditionelle und kritische Theorie (1937); Eclipse of reason (1947; trad. it. Eclisse della ragione); Dialektik der Aufklärung (1947, in collab. con Adorno; trad. it. Dialettica dell’illuminismo); Zum Begriff des Menschen heute (1957); Um die Freiheit (1962), Kritische Theorie (1968; trad. it. Teoria critica).