NORDAU, Max
Pseudonimo dello scrittore Max Simon Südfeld, ebreo, nato a Budapest il 29 luglio 1849, morto il 22 gennaio 1923 a Parigi, dove risiedeva dal 1880. Giornalista di grosso ma sicuro effetto (Vom Kreml zum Alhambra, 1879; Paris unter der dritten Republik, 1880, ecc.), fu, per alcuni anni, un uomo di "rumore europeo". Dagli studî di medicina che aveva compiuto in giovinezza, trasse un frasario che gli servì per atteggiarsi a diagnostico-psichiatra della moderna umanità degenerata, e lanciò uno dopo l'altro sul mercato una serie di volumi: Die konventionnellen Lügen der Kulturmenschheit, 1883 (trad. it. Le menzogne convenzionali della nostra civiltà, 7ª ed., Torino 1912); Paradoxa, 1885 (Paradossi, 2ª ed., Torino 1914); Die Krankheit des Jahrhunderts, 1887; Entartung, 1894; in cui gl'idoli del tempo, Tolstoi, Ibsen, Wagner compaiono come malati fantasmi, dietro la cui maschera ingannatrice si nasconde una società in dissolvimento, prossima alla putrefazione. Oggi quei libri (di cui furono fatte molte traduzioni italiane in edizioni popolari), come i romanzi: Gefühlskomödie, 1891; Drohnenschlacht, 1899, ecc. e i drammi: Das Recht zu lieben, 1892; Die Kugel, 1895; Doktor Cohn, 1898, ecc., che il N. vi aggiunse, hanno essenzialmente interesse come documento del gusto equivoco a cui giunse il pathos pseudo-scientifico nel clima positivistico. Presto sorpassato dai tempi, il N. finì col cercare salvezza nel movimento sionista, a cui dedicò i suoi ultimi anni.
Bibl.: S. Meisels, Judenköpfe, Vienna 1926.